L’autodromo di Monza è diventato il primo circuito al mondo a commercializzare Nft, i certificati di autenticità digitale (regolati con la tecnologia blockchain quella delle criptovalute), utilizzati anche e (almeno all’inizio) soprattutto per autenticare le opere d’arte “immateriali”. Il lancio sul mercato del primo prodotto è avvenuto in occasione del Gran Premio d’Italia 2021 di Formula 1, quando è stata messa in vendita la riproduzione del trofeo dato ai vincitori delle gare dell’Autodromo. Ora il tempio della velocità ha lanciato pure la prima collezione originale di Nft che riproduce cinque record di velocità significativi ottenuti proprio sulla pista di Monza.
La collezione si chiama “Speed Record Collection” e permette a tutti gli appassionati di possedere una card digitale con i principali primati di velocità segnati nel circuito monzese. Sono già state lanciate quelle legate al record di Juan Pablo Montoya, che ha raggiunto la velocità massima nella storia di Monza durante i test del Gran Premio del 2005 a 372,2 Km/h, e alla performance del motociclista Tom Sykes, che durante le prove libere della Superbike 2012 ha raggiunto con la sua Kawasaki ZX-10R una velocità di punta di 339,5 Km/h. Ora è uscito anche l’Ntf della “Best Top Speed” di Kimi Raikkonen, ottenuta nel corso della gara del massimo campionato automobilistico mondiale del 2005 a 370,1 Km/h. Il prezzo non è necessariamente abbordabile: 499 euro per uno dei 49 gettoni digitali coniati.
E non è finita, perché sono stati annunciati anche gli Nft del “Best Lap Time” (1’21’’046) fatto segnare nel 2004 da Rubens Barrichello e del più recente primato firmato da Lewis Hamilton, che nel 2020 ha fatto registrare la migliore velocità media in 264,362 Km/h durante le qualifiche ufficiali della F1 2020 tra i cordoli monzesi. La notte tra il 31 dicembre 2021 e il primo gennaio 2022 verrà poi reso disponibile l’Nft del centenario dell’Autodromo Nazionale Monza.
Se non avete capito il merito e il senso di questi Nft, siete in buona compagnia. È ben vero che è il mercato a dettare legge in queste circostanze (almeno finché non scoppia la bolla: si è partiti con la vendita per 545 mila dollari della gif del Nyan Cat arrivando per esempio alla vendita per 70 milioni di dollari di un’opera di Beeple), ma forse questa moda sta sfuggendo di mano, considerando poi che nel caso in questione non si vendono certificati legati a delle opere d’arte realizzate da qualcuno dell’Autodromo di Monza (anche se c’è pure una sezione artistica a parte), ma dei gettoni connessi a velocità raggiunte in pista da alcuni piloti, un qualcosa che a differenza di una foto o di un disegno non è nemmeno godibile o visibile. E che, se proprio deve essere di qualcuno, forse dovrebbe essere di Raikkonen o della McLaren.