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Kanye West è pazzo,
Kanye West vuole morire

  • di Ray Banhoff Ray Banhoff

21 luglio 2020

Kanye West è pazzo, Kanye West vuole morire
Oggi compie 44 anni e il suo divorzio con Kim Kardashian è ormai definitivo. Un anno fa in preda a deliri di ogni sorta, invece di curarsi che ha fatto? Si è candidato alle presidenziali

di Ray Banhoff Ray Banhoff

Nella vita vera, se a un certo punto esci di testa, qualcuno ti dice qualcosa. Che ne so, un amico, un medico, qualcuno ti consiglia un po’ di riposo. Questo se sei una persona normale.

Diamo il nome corretto alle cose: un miliardario malato di nervi sta avendo una crisi pubblica

Se invece ti chiami Kanye West e sei visibilmente in crisi cosa fai? Ti candidi a presidente degli USA. Così. Il risultato è quello che è: una tragedia. Tolto il fatto che Kanye non si capisce se sia davvero candidato o meno (non ha presentato le firme in tempo per molti stati e non può correre ne’ per i repubblicani ne’ per i democratici che hanno già i loro candidati), ci si chiede perché mai abbia deciso di esporsi. Erano anni che ci girava intorno ma rimandava sempre al 2024, l’anno in cui Trump non sarebbe stato più eleggibile. Perché Kanye simpatizza per Trump, ma gli piacciono le teorie di Biden. Dice di sentirsi Superman quando indossa il cappellino “Make America Great Again” ma parla di attuare il programma politico del film Marvel Black Panter.

Il suo panorama ideologico sembra un mash up ad opera di Sara Tommasi, qualcosa di rotto, a cui non trovi un senso. Sono deliri, non vogliono dire assolutamente niente. Gli si dà ascolto e gli si spediscono giornalisti a intervistarlo solo perché è un musicista e un brand umano pluripremiato e plurichiacchierato. Tutto qui.

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È come Amy Winehouse. Il fatto che un giorno uno così lo potrebbero trovare appeso a una trave non sconvolge nessuno

Ieri Kanye si è lanciato in una tragica conferenza stampa che somigliava più a una seduta di terapia di gruppo che altro. Vestito di un giubbotto antiproiettile, con il numero 2020 nei capelli, delirando del più e del meno e scoppiando a piangere appena parla di suo padre e della sua volontà che la madre di Kanye abortisse. «Lui non aveva tempo per me» è la frase che gli fa aprire i rubinetti.
Poche ore dopo l’infausto evento, Kanye ha twittato contro la moglie e la suocera, colpevoli a detta sua, di volerlo rinchiudere con un qualche medico in una qualche stanza. Questo perché parlando di aborto ha ammesso che lui e Kim Kardashian avevano pensato di rinunciare alla figlia che poi invece è nata e tolto il padre si presume stia bene.

Kanye ha parlato del suo disturbo bipolare un annetto fa e in molti pensano che adesso sia nel bel mezzo di un momento di acutizzazione. Io non sono uno psicologo o uno psichiatra ma basta guardare un paio di minuti della conferenza stampa di ieri, per capire che le cose non gli vanno proprio bene.

Kanye West Make America Great Again

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È pieno di pazzi la fuori, più o meno da sempre. Non c’è da stupirsi. Capi di stato, militari, politici, ce ne vuole a fare le vite che fanno. Quanta sete di potere e delirio di onnipotenza devi avere per andarti a prendere certi sbattimenti, certi incarichi impossibili? Di solito sono pazzi sadici che sanno dissimulare bene, ma altrettanto spesso sono uomini alla deriva. Kanye ha un che di Andrea Dipré, guardarlo fa lo stesso effetto. Per un attimo ti impietosisci e vorresti pure aiutarlo, poi pensi: ma chi se ne frega. Vuoi autodistruggerti? Fallo! Sei un milionario, twitti con Elon Musk e chiedi soldi a Zuckerberg, possiamo partire dal presupposto che se fai la cacca puoi trasformarla in oro. Perché noi dobbiamo sapere di Kanye West?

Kanye serve al sistema più o meno come un diversivo. È come Amy Winehouse. Il fatto che un giorno uno così lo potrebbero trovare appeso a una trave non sconvolge nessuno, però fino a che non lo fa, il circo mediatico gli salta addosso come le pulci su una carogna. Quell’uomo è visibilmente provato e invece che allontanarlo dai riflettori gli si concede spazio. Amy si pensava che sarebbe morta da mesi, e ricordo gli editoriali al veleno contro la tossica. Quando tirò le cuoia quel mattino in quella lercia casetta tutti fecero ammenda. Il documentario Amy riportò alla luce una realtà fragile, un padre padrone, un sistema che lei non avrebbe mai saputo reggere.

Kanye non è Amy e gli auguro di rimettersi presto, ma è pietoso questo spettacolo per cui si parla di lui e della presidenza. Diamo il nome corretto alle cose: un miliardario malato di nervi sta avendo una crisi pubblica. Un minuto di cordoglio per favore.

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