Il grande esercito sovranazionale dei benpensanti sta per riuscire in un piccolo miracolo: farci lodare o comunque difendere la comicità di Khaby Lame (perlomeno quella del primo periodo). Per chi avesse la fortuna di non avere a che fare con TikTok (ma ormai il Nostro è diventato una forza anche su Instagram, dove ha già 20 milioni di seguaci e ha nel mirino la Ferragni), ecco un brevissimo compendio: Khaby (vero nome Khabane) Lame è un ventunenne senegalese che all’età di un anno è giunto in Italia e da allora vive con la famiglia a Chivasso, in provincia di Torino. Un giorno, nel marzo 2020, in corrispondenza del primo lockdown, ha cominciato a pubblicare video sul social cinese. Nel giro di poco è divenuto il tiktoker italiano (pur non essendo ufficialmente italiano) più seguito (superando Gianluca Vacchi: siamo messi così) e, vista la sua crescita travolgente, le proiezioni lo danno come possibile futuro numero uno al mondo.
I benpensanti nostrani hanno provato paternalisticamente a strumentalizzarlo sul razzismo e sulla cittadinanza, ma lui non si è prestato: ha liquidato ogni ipotesi di discriminazione razziale (dicendo che nessuno ha mai nemmeno provato a insultarlo) e ha depotenziato il tentativo di polemica sulla cittadinanza (dicendo che la mancanza di passaporto italiano, per quanto avvertita come ingiusta, non gli ha mai causato alcun problema, almeno fino a pochissimo tempo fa, quando si è mosso per ottenere un visto per gli Usa). Dopodiché i benpensanti internazionali (massimamente rappresentati dal New York Times), prendendo a loro volta atto che su razzismo e cittadinanza non c’era trippa, hanno pensato bene di fare la morale a Lame (e al pubblico italiano) per alcuni suoi sketch.
Il marchio di fabbrica di Khaby è “smontare” assurdi video tutorial facendo vedere come ottenere lo stesso risultato – per esempio sbucciare una banana – con un semplice gesto ordinario, al termine del quale fa un sorriso senza mostrare i denti (alla Mr. Bean), scuote la testa e distende le mani verso il basso come a dire “ecco qua come si fa”. Prima di diventare ultrapopolare su TikTok per i suoi video muti con i quali si fa beffe di video di altri tiktoker, però, Lame inscenava anche delle gag dialogate (in italiano, anche perché, per ammissione del suo manager Alessandro Riggio, non sa l’inglese), o comunque un po’ più variegate. Gag prese di mira dal New York Times all’interno del pezzo che, prendendo atto del successo di Khaby (arrivato nonostante una produzione video non di particolare livello tecnico), lo motiva legandolo alle sue “esasperate qualità da uomo comune”: “Alcuni dei suoi post, pur non avendo suscitato molto scalpore in Italia – si legge nel pezzo sul Nyt – sarebbero stati fuori luogo nelle parti più progressiste degli Stati Uniti o dell'Europa (si esclude dunque il nostro Paese da quelli “civili”, ndr). In uno, risponde al video di una ragazza voluttuosa che chiede in modo seducente “Se avessi 24 ore con me (e non potessi dire di no, ndr), cosa faresti?” elencando tutte le parti della casa che lei avrebbe dovuto pulire. In un altro, prende in giro una donna che si è lamentata (preannunciando denuncia, ndr) di essere stata chiamata «vecchia megera» su TikTok. In un altro ancora, sembra consolare una donna in lacrime con un piatto da farle lavare (alla cui vista lei si illumina e si rasserena, ndr)”.
È quasi superfluo specificare che quelli citati, in particolare l’ultimo, quello del piatto riparatore, sono forse tra i video più divertenti di Lame, ma ovviamente il nostro giudizio è condizionato dalla grave e inguaribile macchia costituita dall’essere italiani retrogradi. Khaby sfida forse inconsapevolmente anche il tribunale internautico dell’omotransfobia con una clip in cui dice “Sei troppo perfetta, dov’è la tua fregatura?” e “lei” risponde “Ce l’ho più lungo del tuo”, al che lui si dà alla fuga sconvolto.
C’è poi l’incredulo commento, senza parole ma con una maschera di dolore in volto, a una ragazza arcobaleno che dice “Pensaci un attimo, se tutti fossimo gay, non ci sarebbero più gravidanze indesiderate”.
Altro video “scorretto” e anche per questo godibile di Khaby (niente di eccezionale, si intende, ma c’è chi dice che se non si è adolescenti non si possono avere gli strumenti per capire la comicità di TikTok: sarà…) è quello in cui imita gli sguardi commossi rivoltigli dai compagni di classe e dal professore quando in classe si guardava un film sugli schiavi, per poi sbottare infastidito con un “Che cazzo vi guardate?”
Un video che d’altra parte ha un gemello di segno opposto, ossia uno in cui Lame si sveglia di soprassalto dopo aver sentito un energumeno schioccare la frusta.
Anche sui lavori domestici c’è un contrappunto: Khaby vede una donna muscolosissima e inizia a lavare i piatti e a spolverare di buona lena.
C’è pure un video scherzoso sulle bestemmie: Dio decide che da lì in avanti chi le dice muore e tutti i suoi amici e pure i nonni del ragazzo schiattano subito, prontamente seguiti dal tiktoker stesso, che invano aveva provato ad avvertirli della nuova regola.
Non manca neppure una gag su un prete pedofilo, don Gino, che si eccita vedendo una bambina che dorme con la bocca aperta e, dopo aver baciato la collana e detto “Mi dispiace piccola”, si fionda verso di lei.
Negli ultimissimi tempi, quelli del boom mondiale esponenziale, Lame sembra aver accantonato questo tipo di contenuti (comunque tutti ancora pubblicati, almeno per ora), per concentrarsi sull’usato sicuro soft dello sbeffeggiamento dei tutorial o comunque di video assurdi, anche con la complicità, tra gli altri, di Alessandro Del Piero e di altri calciatori della “sua” Juventus (come Arthur e McKennie). Video un po’ più lame (pronunciato non all’italiana o alla francese, ma all’inglese, “leim”), cioè un po’ più noiosi e prevedibili. Così facendo comunque è arrivata anche la prima importante sponsorizzazione, quella di Barilla. E i follower, più stranieri (americani, brasiliani e senegalesi su tutti) che italiani, per qualche imperscrutabile ragione viaggiano spediti verso quota 70 milioni al ritmo di centinaia di miglia di nuovi al giorno. Sperando per Khaby che non arrivi qualche benpensante organizzato a provare a cancellarlo per qualche suo post “fuori luogo” del passato, come è ormai in voga “nelle parti più progressiste degli Stati Uniti o dell'Europa”.