Potevo rimanere azzannata. Forse da fuori non si direbbe, ma è dura la vita di chi scrive di televisione tra un concorrente di Amici che legge un tuo giudizio negativo e ti lancia 'na ciavatta in diretta tv, uffici stampa che ti inviano teste di cavallo e chiedono a gran voce il tuo scalpo perché hai stroncato la serie-fenomeno XY di cui non si ricorderà più nessuno nel giro di una settimana, divetti rancorosi che mandano avanti i loro follower come fossero un vero e proprio esercito di sicari. Poi mamma chiama, si preoccupa, tocca rassenarla che no, non sei improvvisamente diventata Roberto Saviano, non hai bisogno della scorta per continuare a esercitare, al massimo di una coperta termica che la notte comincia a far freddino. Si è appena conclusa un'edizione di Zelig che ha fatto ridere oggettivamente poco e niente, a me il comunque felice compito di scriverne le pagelle per il Corriere della Sera. Come faccio per qualunque altro programma i palinsesti Mediaset, Rai e Discovery decidano di infliggere ai telespettatori in prima serata. Prima serata che, mediamente, si conclude verso le due di notte. Ed è lì che inizio a scrivere, se posso aggiungere, con grande orgoglio. I promossi, non tutti, in genere tacciono, mentre ai bocciati succede di impermalosirsi assai. L'ultimo della lista è il comico, nonché novello Ambrogino d'Oro, Andrea Baccan, in arte Andrea Pucci. I suo monologhi su dissenteria, milanesi perennemente stressati e moglie stronza non mi hanno convinta. E lui non riesce a farsene una ragione. Oramai da un giorno intero, mi fa il dito medio (in diverse, giocose varianti), mi posta in pigiama (pure nel feed), mi dà dell'invidiosa, scrive che si farà trovare sul balcone di casa mia a Natale. Il tutto, alla mercè dei suoi oltre 670mila follower che si stanno accalcando, imbufaliti, sul mio sciagurato profilo per dirmene quattro. Quattro, in effetti, è il voto che ho assegnato al loro beniamino. Se c'è una cosa che rimpiango, è d'esser stata fin troppo di manica larga.
Partiamo da un appunto: Pucci si è infervorato per le pagelle pubblicate il primo dicembre, dopo la prima puntata di Zelig. Aspettiamo fiduciosi che scopra quelle di ieri l'altro, dove si ritroverà comunque un altro quattro. Nell'attesa, ricordiamo che il comicissimo Andrea, i cui fan mi stanno mandando in DM il loro dito medio perché campano per osmosi, ha appena ricevuto l'Ambrogino d'Oro, riconoscimento che premia le eccellenze milanesi. È successo, tra mille polemiche date le sue passate dichiarazioni omofobe e negazioniste del Covid, sette giorni orsono. Lo riporta anche un video, su YouTube, in cui finalmente veniamo a scoprire le motivazioni di tale traguardo. Le trascriviamo qui di seguito, visto che se le chiedono in molti da settimane:
"Andrea Baccan, dai villaggi turistici al cabaret, fino ad arrivare quasi per caso sul palco televisivo da cui diventa noto al grande pubblico. La quotidinità del quartiere in cui è nato e in cui continua a vivere è l'ispirazione per imbastire sketch e battute. I difetti e le manie dei milanesi che ne sono protagonisti, gli regalano il nome d'arte e la popolarità. Si distingue in programmi televisivi conosciuti come fucine di talenti, tra ritratti estremizzati, monologhi e barzellette, porta in scena i limiti degli incontri umani e della vita famigliare, convinto, da comico, che una risata possa aiutare a rendere più leggera la vita".
Assumiamo, quindi, che Pucci abbia ricevuto l'Ambrogino d'Oro per non aver mai traslocato e per la sua strenua fede nella leggerezza, nella risata come rimedio alle angustie della vita. Sì sì, fuor di dubbio è un cuor contento, un giocherellone che ispira coccole, buonumore e incitamento all'odio verso chi, sciaguratamente, fa il proprio lavoro ma a lui non piace. Sta di fatto che per questo premio ha riso solo il sindaco Beppe Sala, presente nel video, tutto contento. Chissà che Pucci non gli abbia sussurrato all'orecchio una boutade sulla dissenteria.
È surreale trovarsi nella posizione di spiegare qualcosa, una cosa qualsiasi, a un uomo di 58 anni. Eppure, eccomi qua. Mi chiamo Grazia Sambruna, sono freelance e mi fa piacere, Andrea, se calchi palchi importanti, se ti vengono a vedere "3800 persone". Non ti invidio per questo, sono serena. Semplicemente, ho trovato i tuoi monologhi a Zelig fiacchi e noiosi. A tantissime altre persone, tieni 670mila follower su Instagram, invece piaci, piaci moltissimo. A me, no. Perché il mio parere è così importante per te? Lavorando ogni sera, scrivo da casa, in pigiama. Forse, per come la vedi tu, dovrei essere in tiro come Elodie al Forum ogni notte, mentre batto i tasti del Mac. Non è così, azzardo che nemmeno Elodie sia come Elodie al Forum in ogni momento della sua vita. Postare sul tuo profilo un video di me sciatta con la crocchia in testa, scrivendo che sembro una borseggiatrice a cosa ti porta? Insomma, Andrea, che cazzo fai? Così mostri solo che il tuo livello di risposta a una critica è pressapoco "chissenefrega, tanto sei brutta". Bene, è proprio questo che ci si aspetterebbe da un'eccellenza milanese. La copia carbone di un bulletto delle medie.
Però, Andrea, il reiterato dito medio a scomparsa che mi dedichi nelle tue storie (fino alle 23, visto che tu la vita la prendi con leggerezza), l'espormi al pubblico in quella che per te è la mia peggior veste, ti rende semplicemente un rancoroso piccolo piccolo. Non mi conosce nessuno, come ben specifichi, e allora perché dare tutta questa rilevanza a una sciagurata pulce con la tosse mentre la tua carriera va alla grande, ti chiama Zelig, ti vogliono le aziende, perfino Beppe Sala ti premia in qualità di eccellenza milanese. E infatti hai dimostrato di saper eccellere, sì, nel livore. Se già agli Arcimboldi avevi fatto, a mio umile avviso, magra figura, ora la figuraccia assume contorni esorbitanti, pubblici, hai tolto ogni dubbio non sul personaggio, ma sul tipo di persona che quel personaggio (non) nasconde. Se riterrò, continuerò a criticarti, Andrea, fattene una santa ragione. Dopotutto, in un certo senso, ti conviene pure: stavolta, con questa reazione da leone da tastiera così goffamente livido di rancore, hai fatto davvero ridere tutti, nessuno escluso. Magari non nel modo che volevi tu, ma comunque è un progresso.
Personalmente, non ritengo di avere nulla di cui vergognarmi. O alcunché da nascondere. Neanche quando i tuoi fan commentano che, a vedermi in pigiama, "si capiscono i voti che dà nelle pagelle". Sarò pure un cesso, va bene. Se mi va, posso truccarmi e vestirmi carina. Di sicuro senza poi dover renderne conto a te. Tu, invece, sono 20 anni che sei divertente quanto i tuoi post delle ultime 24 ore. Sì, fai ridere proprio in quel senso lì. Purtroppo, temo non esista fondotinta o outfit da urlo che possa correggere questo. Io e il mio pigiama, per altro bellissimo, ci vado pure a fare la spesa, ne siamo costernati. Roar.