Dallo zero a zero, dal niente, come un tiro su punizione che passa sotto la barriera. È arrivata due giorni fa la bomba dell’addetto all’autolavaggio che ha distrutto la Ferrari 812 Superfast del portiere del Genoa, Federico Marchetti, lo scorso 11 gennaio. Secondo quanto riportato da Tuttosport, a distanza di qualche mese dall’incidente, il colpevole si è giustificato sui social dando la sua versione dei fatti.
Sembrerebbe, infatti, che a fermare la Ferrari da circa 300mila euro dell’ex portiere della Nazionale non sia stata una manovra avventata o le scarse doti di guida di chi si trovava dietro al volante, quanto, piuttosto, l'improvviso e impevedibile scoppio di un pneumatico. “Guidare una Ferrari o una Panda non è così diverso se vai piano – si difende sui social – Andavo a 40 all'ora, è scoppiata una gomma. Nessuno si è fatto male e le assicurazioni rimborseranno i proprietari di tutte le auto danneggiate. Mi sembra fosse quella anteriore sinistra. Non mi era mai successo prima. Lo hanno confermato alcuni testimoni che erano dietro, a piedi". Un'anomalia che, pur se non esattamente identificata nell'immediatezza del fatto, sarebbe, in qualche maniera, testiominata anche dal verbale redatto dalle forze dell'ordine, dove sarebbe riporterebbe la circostanza per cui la vettura si sia girata, quantomento, su una chiazza d'olio.
L'uomo ha avuto modo di svelare pure un dettaglio inedito sulla reazione del proprietario dell'auto: “Gli ho mandato un messaggio ed è stato molto cortese – dice chi gli ha danneggiato la Ferrari – Francamente non credo che l’abbia presa bene!”. Per quanto assicurata e nonostante l'aplomb dimostrato nelle ore successive all'incidente, è in effetti probabile che, in ogni caso, Federico Marchetti non abbia fatto i salti di gioia dopo aver appreso che la sua auto era andata distrutta. Anche perché, gomma scoppiata o colpa di chi guida, sempre distrutta è, figuriamoci poi se si tratta di una Ferrari da 300mila euro.