Grazie, Sabina Began, ape regina. Grazie per averci fatti tornare per almeno una ventina minuti in un’epoca in cui il principale problema del Paese era cercare di capire chi scopasse o non scopasse con Silvio Berlusconi. Bei tempi, paragonati agli attuali. Bei tempi ormai andati, ma tu, Sabina, ape regina del bunga bunga, ci hai regalato (verosimile cachet pagato con soldi pubblici a parte) un flashback surreale quanto godibile.
Nell’intervista a Belve su Rai 2 hai raccontato a Francesca Fagnani (grazie anche a lei) e quindi a tutti noi che non senti Berlusconi da cinque anni: “Non c’è stato un giorno in cui non ho pensato a lui”. E no, a interpretarti non era Kasia Smutniak come in “Loro”, eri proprio tu, sedicente belva ormai al guinzaglio.
Eri proprio tu e hai detto che la tua condanna a un anno e quattro mesi per favoreggiamento della prostituzione è una macchia che si è cancellata, perché Dio ti ha perdonato e in fondo non era colpa tua, ma dell’amore: “Le mie colpe sono state che ho giurato eternamente un amore. Tutto era colpa mia perché io ho permesso a me stessa di farmi trattare così. Io l’ho permesso per amore. Io volevo bruciare nell’amore”.
Non potendo più riabbracciare Silvio (se lo rivedessi, hai detto, lo faresti), hai abbracciato il sufismo,
la dimensione mistica dell’Islam, ma a Istanbul non ti sei sentita accettata: “Perché ero la donna di Berlusconi, e hanno pensato che io come donna di Berlusconi non potevo entrare nell’Islam”.
Non potendo più contare su Silvio per campare, hai detto che la tua vita costa poco e ovunque tu vada nel mondo le case per te sono aperte. E non necessariamente case qualunque: “Ho sempre avuto amici miliardari che quando li chiamo le loro case sono sempre aperte per me”.
Hai avuto una gioventù burrascosa. Hai rivelato che tuo padre ti menava a sangue, che hai anche cercato il suicidio: “Mia mamma mi ha detto che Dio c’è, Dio esiste, e allora sono uscita di casa per trovare Dio e l’ho trovato in Italia”.
Prima di trovare Dio però hai trovato dei narcotrafficanti balcanici che pagavano per te e ti consentivano di fare una vita lussuosa a Roma: “Loro mi hanno rispettata. Questa gente ti rispetta se tu non ti dai. Io non sono mai stata loro e loro mi amavano. Ero come una sorella per loro. Qualsiasi cosa di cui avevo bisogno, c’erano loro lì ad aiutarmi”.
Poi hai cominciato a frequentare party esclusivi e ad avere uomini importanti ai tuoi piedi: “Ero veramente una belva. Ho pensato che gli uomini dovevano pagare perché mio papà da bambina non è stato carino con me. Non avevo amore per gli uomini e ho sfruttato gli uomini, facevo qualsiasi cosa che volevo con loro e loro si facevano fare. L’unico uomo che non ho potuto usare come volevo era Silvio”.
Ma perché gli uomini ti pagavano tutto? “Me lo sono sempre chiesta. Ho sempre pensato che non sono nessuno, però ho sempre avuto uomini che mi pagano tutto. Ma anche adesso, ovunque vado, io vado al ristorante e non me lo fanno pagare e io non capisco perché”.
Non è che magari fossi una escort? “No, assolutamente no, perché io ho sempre avuto fidanzati miliardari, quelli che mi piacevano me li prendevo, erano i miei uomini”.
Hai parlato del tuo rapporto con la droga. Lo hai definito “fantastico”: “Mi sono divertita veramente tanto. Mi drogavo. Di cocaina. Anche fumo, così. Con quelli del teatro il fumo”. Poi non hai capito bene la domanda (“La cosa peggiore che ha fatto sotto l’uso di stupefacenti qual è?”) e hai risposto “crack”. Altro che Maneskin. Poi hai raccontato che una volta hai preso talmente tanta cocaina che eri talmente fuori e sbandata che non riuscivi proprio a dormire: “Allora ho preso un sonnifero per tranquillizzarmi. Potresti anche morire in questo caso, però a me non ha fatto niente. È come se Dio avesse voluto tenermi in vita”.
Ma quanta cocaina ti facevi in un giorno? “Tanto, tanto. Io ero sempre… Ero proprio fatta. Io camminavo fatta”.
Ci hai fatto sorridere quando hai detto che forse gli uomini che hai avuto non si riescono a contare sulle dita di una mano (“Forse più di 10. 12, 13, o 14) e ci hai fatto sognare quando hai parlato delle tue relazioni con altre donne, in particolare di quella con una bellissima ragazza tedesca: “Sono andata a casa con lei e mi sono fatta toccare. Era bellissimo. E baciare, mi piaceva. A un certo punto questa prende un deodorante, ’sto coso duro capito? Ho pensato «scusami, ma non è meglio una cosa bella soffice e morbida? Invece ’sto coso duro, capito, non è comodo»”
Ci hai riportati per qualche secondo al 2005, a quella telefonata di Briatore che ti diceva di andare a una festa in Sardegna perché c’era un uomo importante, il tuo Silvio. E non ti sei pentita: “Io ho amato sinceramente. Tu vorresti morire per quest’uomo e io l’ho fatto, quando ho detto che era tutta colpa mia che c’erano queste feste e lui mi ha detto che mi avrebbe aiutato, che mi avrebbe mantenuta tutta la vita se lo aiut[av]o. Invece non l’ha mantenuta questa cosa”.
Ma cosa ti dava la convinzione di essere la sua prediletta? “Lui mi faceva anche sentire così, me lo diceva. Un giorno mi ha chiamato, mi sono seduta sulle sue ginocchia, lui ha aperto il cassone davanti alla scrivania”. Il cassetto? “Sì, il cassetto, e c’erano tutte le mie lettere d’amore. Io ho guardato, ero meravigliata e mi ha detto «un giorno i miei nipoti sapranno che io sono stato amato veramente e sinceramente da una donna». Mi ha detto «io ho dei figli, ho anche nipoti, però loro se mi toccano ormai non sento niente, ma se tu piangi, tu mi smuovi tutto»”.
Ma perché Silvio ha scelto la Pascale e non te, Sabina? “Io non ne potevo più, ho chiesto a lui di andarmene, perché quando ho preso il Corano e ho incontrato con questi maestri ho visto una luce, la porta per uscire. Lui non mi lasciava andare via da lui. Io tante volte ho cercato di scappare, di lasciarlo, ma lui non me l’ha fatto fare. Lui aveva una forza mentale su di me, ogni volta quando volevo andarmene via. È come se fossero cento soldati invisibili ogni volta a strizzarmi il cervello. Gli ho detto «io me ne voglio andare», lui ha detto di no. Io ho detto dammi i soldi, quelli che mi devi dare. E lui mi ha detto «no»”.
Ciononostante, dici di avere ancora tatuato SB sul piede e ribadisci di non esserti pentita.
Poi hai parlato della storia del figlio che avresti fatto o provato a fare con Silvio: “Ho detto a lui che non mi avrebbe più toccata e lui mi ha rispettata, perché ho dato un morso a una delle ragazze sul seno, le ho strappato quasi un capezzolo dalla gelosia. Io non mi sono mai più fatta toccare, però volevo fare questo figlio con lui. Sono andata in clinica a farlo, lui mi ha organizzato tutto quanto, mi sono fatta fare tutti questi ormoni, ero diventata così gonfia, poi piangevo giorno e notte perché questi ormoni mi facevano tipo diventare pazza. Però lui è stato meraviglioso. Lui diceva sempre le bugie, «non posso non posso», ma quando era il momento di rimanere incinta tutti i giorni mi riceveva. Lui si prendeva cura di me”. Però è andata male, non sei rimasta incinta. Ma era un’eterologa, non era di Berlusconi: “Ma lui mi ha detto «io faccio tutto ché diventi mio figlio». E poi mi ha detto «riposati e poi rifacciamo»”. Però alla fine un figlio non lo hai, anche se dici che ancora lo vorresti.
Quindi hai raccontato di una carognata che hai fatto: “Sono andata da lui, mi ha detto delle bugie e io non gli credevo e allora lui è venuto con tanti soldi e me li ha messi nella borsa. Io gli ho detto «che ci faccio con questi soldi?» Li ho presi, li ho strappati: «Mi ci pulisco il culo. Adesso mi levo pure questi vestiti e scendo giù dal tuo palazzo nuda così sapranno tutti che non voglio niente di tuo»”. E l’hai fatto? “Lo stavo per fare e poi è venuta la segretaria. Io gridavo e lei ha detto «ma siete pazzi? Perché gridate così tanto» e lui ha detto «no, non sono io, è tutto lei», come un bambino”.
Un’altra carognata è il trappolone teso a Italo Bocchino, che allora era un grandissimo oppositore di Silvio. Lo hai attirato in un flirt, lui ci è caduto e poi tu hai rivelato particolari imbarazzanti, come l’utilizzo della scorta e dell’auto blu nelle vostre gite in costiera amalfitana, oltre a messaggi privati: “Sì, assolutamente, perché questo abbaiava come un cane addosso a Silvio e io non ce la facevo più. Allora sono andata da Silvio e ho detto «senti, c’è questo qua», ci siamo guardati e… evvai”.
Hai detto di non avere pregi, addirittura dici di non essere niente. Dunque non hai nemmeno difetti.
Dieci anni dopo il primo incontro con lui, nel 2015 è arrivata la condanna per te: “Io rivivrei qualsiasi cosa, tutto tutto tutto, perché ho amato pazzescamente e questo mi ha dato che so amare”.
Cosa ti è rimasto, a parte la condanna e una casa da 1,4 milioni? “La casa non la ho più, l’ho venduta per niente e mi sono comprata la casa in Germania”.
Poi hai parlato dei lavori o lavoretti che avresti fatto per Silvio: “Ho portato Shevchenko, Galliani non ci era riuscito, come ho fatto cose per il G8, ho portato Miramax, Harvey Weinstein (no, non dire quel nome, no…, ndr) da lui, ho portato tanta gente che conoscevo da Silvio, e non ho mai preso una lira perché tanto lui mi pagava così, quando io avevo bisogno di qualcosa lui me l’avrebbe dato”.
Sei convinta di non essere stata sfruttata e di non averlo sfruttato, ma di aver avuto con Silvio un rapporto paritario.
Dici di essere innamorata, ma non sarà ancora questa storia di Dio? “Sì, di Dio, ma anche del mio maestro, perché lui è il guaritore della mia anima e del mio cuore, e quindi è un amore pulito”
Sì, ma un fidanzato? “No, mai avuto un uomo dopo Silvio”. Ossia da quanto? “Da più di 10 anni”. Eh la Madunina.
Hai risposto a tutto, hai sorriso, ma quando la Fagnani ti ha chiesto “Quanto erano burine quelle cene eleganti?” non ce l’hai più fatta: ti sei commossa. La conduttrice ti diceva di pensare alla burinaggine delle cene eleganti per riprenderti, ma tu piangevi e non ti riprendevi e allora anche lei ha fatto come noi: ti ha detto “Grazie, grazie”.