Poche rivelazioni chiare, molte domande a cui non è stata data risposta, alcune risposte che sono state stoppate dal conduttore o dai suoi ospiti e alcune domande che proprio non sono state fatte: è l’esito dell’ora e mezza di Piazzapulita con in studio l’avvocato Piero Amara, colui che con le sue dichiarazioni ai pm ha scoperchiato il caso della presunta loggia Ungheria, l'associazione segreta composta dai più alti (a quanto pare) funzionari dello Stato che, Amara stesso, ha definito "un’associazione a delinquere finalizzata all’abuso di ufficio”. Per la trasmissione de La7 è stato un gran colpo riuscire a intervistarlo, ma per vari motivi – mancanza di tempo, costitutiva scivolosità delle questioni, qualche reticenza, badilate di linguaggio avvocatese – la cosa ha lasciato un senso di incompiutezza, quando non di frustrazione. Chi si è avventurato nell’ascolto (e nell’obbligato riascolto) di Amara alle prese con i suoi interlocutori (oltre a Corrado Formigli c’erano Paolo Mieli, Emiliano Fittipaldi di Domani e Antonio Massari del Fatto Quotidiano) si è trovato al cospetto di eterne premesse, parentesi aperte e mai chiuse, supercazzole più o meno conclamate, soggetti che passano dal singolare al plurale come Demi Lovato (come il mago Otelma non si può più dire) e in alcuni casi anche all’impersonale, frasi lasciate a metà, improvvisi quanto rari flussi di coscienza subito interrotti da altre domande, smarrimento nei dettagli lasciando invece in sospeso le questioni di rilievo: non a caso lo stesso Amara dice che i suoi interrogatori duravano 14 ore. Proviamo a capire cosa si è capito e, soprattutto, cosa no.
Le (faticose) rivelazioni
- Amara sostiene di aver registrato alcuni dei componenti della loggia (che talvolta chiama associazione) Ungheria. Non sappiamo se queste registrazioni le ha la Procura o se le ha Amara, perché l’avvocato siciliano dice di non poterlo dire, ma secondo Amara non sarebbero state chieste dalla Procura (il che avrebbe costituito un’irregolarità): “Faccio l’avvocato e capivo che era difficile quell’indagine e quindi per fortuna mia ho cercato, dopo aver reso queste dichiarazioni, di ricostruire attraverso colloqui e registrazioni dei fatti a mia tutela. Ho registrato alcune di queste persone che fanno parte dell’associazione Ungheria”.
- Ad aprile 2020, quando i verbali sarebbero stati portati dal pm inquirente Storari a Davigo, il percorso degli interrogatori sarebbe stato ancora in corso e quindi i verbali sarebbero usciti dalla Procura ancora non finiti: “Conoscendo Storari, che è una persona certamente perbene, penso – ha detto Amara – che ne abbia parlato con Davigo il quale gli avrà chiesto «fammi leggere i verbali». Questo avviene in piena segretezza istruttoria. Era stato stabilito un percorso che prevedeva ancora diversi interrogatori. Ci fu anche un problema di dove incontrarci. A Milano non era possibile a causa della pandemia, aspettavamo che Storari scendesse a Roma e poi ci fu un momento di stasi, ma nemmeno a me erano ancora stati consegnati i verbali”.
- Amara avrebbe iniziato a parlare della loggia Ungheria dopo che gli inquirenti avrebbero scoperto nel suo computer un file del 2015 indirizzato a L.L. (secondo Amara, Luca Lotti, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio), nel quale si “raccomandava la posizione di una serie di magistrati o di altri funzionari dello Stato che avevano esigenze di varia natura”. Ci sarebbero state anche richieste di incontri sempre da parte di magistrati.
- I verbali che stanno circolando non sarebbero la trascrizione integrale. Per Amara “forse c’è qualche verbale in forma riassuntiva”.
- Secondo Amara una parte dei membri di Ungheria sarebbero stati spinti da motivi ideali e non avrebbero compiuto illeciti, mentre per altri casi l’avvocato ha parlato di “fatti di cui ero e sono certo, che descrivono a mia avviso molto peggio che non un’associazione segreta. Rispetto a certi fatti come ho detto a Perugia per me c’è proprio un’associazione a delinquere finalizzata all’abuso di ufficio”.
- Il primo a parlare ad Amara di Ungheria sarebbe stato l’ex procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra (morto nel 2017): “Nell’ambito dell’Opco (Osservatorio permanente sulla criminalità organizzata) e più in generale di una certa parte della magistratura c’era un circolo più ristretto rispetto al quale inizialmente ho avuto l’onore di partecipare grazie all’invito del dottor Tinebra”.
- Amara non sarebbe né il capo di Ungheria né un membro di primo piano. “Ho sempre respirato da posizione defilata questa realtà”, ha detto Amara, aggiungendo poi “io non ho mai partecipato a una riunione dei vertici”.
- Amara avrebbe deciso di diventare collaboratore di giustizia per cambiare vita: “Io vengo arrestato nel febbraio del 2018 a seguito della contestazione di due ipotesi di corruzione che avrebbero potuto tranquillamente essere affrontate nel corso del dibattimento. Sono stato ristretto nel carcere di Regina Coeli circa cinque mesi, poi ho avuto un periodo di domiciliari. Quello è stato per me un momento di grande riflessione personale e morale, che mi ha convinto e che ha rafforzato dentro di me la forte, reale, determinata e decisa convinzione di collaborare con l'autorità giudiziaria”.
- Amara sarebbe stato convinto dal pm Storari (che secondo l’avvocato su questa vicenda avrebbe peccato di “ingenuità cosmica”) a parlare anche di ciò di cui non aveva prove: “Negli interrogatori mi limitavo a raccontare i fatti rispetto ai quali ero certo di un tema probatorio che avrei potuto serenamente dimostrare. Rispetto ad altri fatti francamente ritenevo inutile che io ne parlassi ma mi sono affidato completamente a Storari che, ricordo ancora, diceva «lei deve dire tutto quello che sa, anche se non lo prova, perché i riscontri spettano a me». Vi è stato un assoluto affidamento da parte mia all’organo inquirente”.
- Amara ha confermato che ci sarebbe un segnale di riconoscimento tra gli aderenti a Ungheria, tre tocchi dell’indice sul polso: “Questo è vero. [Ma] soltanto la prima volta. O se c’erano dei dubbi”.
Le domande a seguito delle rivelazioni
- Amara sostiene di aver registrato alcuni dei componenti della loggia (che talvolta chiama associazione) Ungheria. Non sappiamo se queste registrazioni le ha la Procura o se le ha Amara, perché l’avvocato siciliano dice di non poterlo dire, ma secondo Amara non sarebbero state chieste dalla Procura (il che avrebbe costituito un’irregolarità). Dove sono adesso queste registrazioni?
- Ad aprile 2020, quando i verbali sarebbero stati portati dal pm inquirente Storari a Davigo, il percorso degli interrogatori sarebbe stato ancora in corso e quindi i verbali sarebbero usciti dalla Procura ancora non finiti. Perché questa irregolarità da parte di Storari?
- Amara avrebbe iniziato a parlare della loggia Ungheria dopo che gli inquirenti avrebbero scoperto nel suo computer un file del 2015 indirizzato a L.L. (secondo Amara, Luca Lotti, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio), nel quale si “raccomandava la posizione di una serie di magistrati o di altri funzionari dello Stato che avevano esigenze di varia natura”. Luca Lotti smentisce, ma era una delle persone più vicine a Renzi, allora segretario del PD e Presidente del Consiglio. C'è un legame che arriva fino a Renzi?
- Il primo a parlare ad Amara di Ungheria sarebbe stato l’ex procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra (morto nel 2017): “Nell’ambito dell’Opco (Osservatorio permanente sulla criminalità organizzata) e più in generale di una certa parte della magistratura c’era un circolo più ristretto rispetto al quale inizialmente ho avuto l’onore di partecipare grazie all’invito del dottor Tinebra”. Tinebra è coinvolto anche in molti casi oscuri delle indagini sulla trattativa Stato-mafia, attinenti agli attentati dei primi anni 90: viene naturale chiedersi, c'è qualche collegamento tra quegli episodi e quelli di oggi?
Le domande senza risposta (chiara)
- Perché si chiama Ungheria? “Neppure io – ha detto Amara – sono a conoscenza del perché, probabilmente è legato a una questione culturale e non altro”.
- Dove si riunivano i membri? Per la fase iniziale siciliana Amara ha parlato della sede Opco (Osservatorio permanente sulla criminalità organizzata), mentre riguardo a Roma non si è arrivati al punto. Alla fine Amara ha accennato al fatto che nei verbali integrali avrebbe fatto riferimento a date, luoghi e motivi degli incontri.
- Ardita fa o faceva parte di Ungheria? Per Di Matteo (oltre che per il diretto interessato) il coinvolgimento di Sebastiano Ardita, membro del Csm rispettatissimo e autorevole, sarebbe una bufala, in primis per le date non corrispondenti e per il suo rapporto interrotto con Tinebra. “Magari avrò sbagliato la data – ha replicato Amara – ma non è vero che i rapporti con Tinebra si siano interrotti per poi non riprendere. Su questo ho prove granitiche. Ardita e Tinebra litigano per un motivo specifico, ma poi ci fu una cena di riappacificazione alla quale parteciparono vari magistrati (io non c’ero ma sono assolutamente certo)”. Ma stava nell’associazione? “Ardita mi viene presentato da Tinebra tra le persone del circolo ristretto nella fase iniziale in cui mi rappresentava le persone a lui più vicine. Fece parte del comitato scientifico e si organizzarono dei convegni insieme”.
- C’è di mezzo la guardia di finanza? Una volta saputo del proprio imminente arresto (a quanto pare in quella fase riusciva a monitorare le indagini) perché Amara non si è rivolto alla loggia Ungheria? “Rispetto alla tutela personale certamente avevo programmato e mi aspettavo degli aiuti importanti. Non solo mi ero rivolto, ma anche garanzie erano state date. Nel caso specifico avere amicizie nella guardia di finanza non implica [però] che tutta la guardia di finanza sia disposta a fare un illecito”.
- Ammesso che ne faccia parte, Vietti è o non è il capo della loggia? Fittipaldi ha detto che dai verbali emergerebbe che Amara avrebbe detto che Michele Vietti, ex vicepresidente del Csm, sarebbe stato il capo di Ungheria. Amara non ha confermato né smentito.
- La loggia Ungheria esiste ancora? “Certamente – ha detto Amara – fino al mio arresto questo gruppo di potere esiste[va] ancora e io sono disposto a parlarne con qualunque magistrato, francamente non solo con la Procura di Milano. Naturalmente si percepiva che c’era qualcosa che non andava nel 2020, perché mentre prima era estremamente facile registrare le persone, poi fu davvero difficile. È ovvio che ora la Procura di Perugia ha un compito difficilissimo”.
- C’è qualcosa di anomalo nella morte del finanziere a cui erano stati consegnati i verbali di Amara? Amara ha raccontato che “successe anche una cosa che sconvolse l’ufficio inquirente. Queste dichiarazioni in una prima fase erano state consegnate a un vecchio maresciallo della guardia di finanza che aveva condotto le indagini di Mani Pulite, quindi di assoluta fiducia della Procura, e poi questo signore è morto, in condizioni… io non credo mai ai complotti ma… Pare che mentre avvitava la lampadina di casa sua è scivolato, ha sbattuto la testa ed è morto”.
Le domande che non sono state fatte
- C’è un coinvolgimento di Telecom? Su Telecom Amara è stato zittito. Aveva tirato in ballo Lotti e Bacci e aveva parlato anche di eventuali finanziamenti alla Leopolda, l'evento clou dei finanziatori di Matteo Renzi, arrivando poi a un contratto con Telecom che non sarebbe stato possibile senza… Non si sa cosa, perché è stato interrotto dalla combo Mieli-Formigli e il tema è stato subito dirottato.
- Conte aveva un ruolo all’interno del sistema? Con Amara si è parlato dell’incarico affidato nel 2012 all’allora (teoricamente) semplice avvocato Giuseppe Conte nell’ambito del concordato Acquamarcia. Nei verbali di Amara si leggerebbe “mi disse Vietti che la nomina era condizione per ottenere l’omologa del concordato”. “Mi era stato richiesto – ha detto Amara a Piazzapulita – in quali casi erano stati indicati degli avvocati. Nell’elencazione tra i vari soggetti si fece riferimento a Conte”. “Conte – ha spiegato Fittipaldi – viene incaricato da Fabrizio Centofanti, un ex socio di Amara, di fare alcuni pareri legali e prende, secondo una dichiarazione di Amara, troppi soldi”. Amara ha detto che “il compenso era intorno ai 400 mila euro”. Amara ha poi aggiunto che oltre a quello di conte Conte sarebbe stato fatto “il nome di un avvocato vicino a Vietti che dal nulla, occupandosi di assicurazioni, avrebbe ricevuto un incarico di 50 mila euro sulle energie rinnovabili”. Formigli ha sottolineato che nulla di illecito sarebbe contestato a Conte, ma nessuno ha pensato di approfondire il presunto ed eventuale ruolo nel sistema Ungheria dell’ex premier, presentato all’epoca del suo insediamento come “avvocato del popolo” esterno a tutti i giochi di potere.
- C’è un legame tra la presunta adesione di Tinebra a Ungheria e il depistaggio sulla strage di via D’Amelio? A nessuno è venuto in mente di provare a ipotizzare (o a escludere) un qualche collegamento tra l’anomalia Ungheria e l’anomalia dell’evidentemente mal riposto credito dato dalla Procura capeggiata da Tinebra a Scarantino nelle indagini sull’attentato a Borsellino (va da sé che strettamente connessa sarebbe un’altra domanda che non è stata fatta, ossia “quando è nata la loggia Ungheria?”). Ma francamente dopo quasi due ore di poco fruttuosi tentativi maieutici nei confronti di Amara non si possono biasimare più di tanto i giornalisti in studio. A un certo punto Mieli, il più ficcante dei quattro, ha quasi dichiarato la resa dicendo: “Avvocato Amara, lei mi può sconfiggere facendo una pappardella lunga un’ora”. Resa che si è poi concretizzata: “Secondo me – ha detto Mieli nelle ultime battute – lei è un genio, un assoluto genio, perché ha messo delle esche a cui dei tontoloni hanno abboccato. Ci sono tanti tontoloni, anche tra i magistrati e tra i giornalisti: lei dissemina esche ed è più intelligente di noi, noi abbocchiamo alle sue esche e può causare un crollo ulteriore. È un genio, ci farà crollare tutti”.