Cos’è la loggia Ungheria? Da chi è composta? E, soprattutto, esiste, con quale funzionamento e con quali obiettivi operativi? A questa e ad altre domande ha risposto Vincenzo Armanna, che sarebbe stato indicato da Piero Amara come uno dei membri dell’organizzazione. Armanna è un ex manager Eni, accusatore dei vertici del colosso petrolifero nell’ambito del processo per presunte tangenti Eni-Nigeria, risoltosi due mesi fa in primo grado con l’assoluzione per tutti i 15 imputati, tra cui Descalzi e Scaroni.
Prima di capire cos’ha detto Armanna, la cui intervista apparentemente con telecamera nascosta è stata trasmessa a Quarta Repubblica, ecco un breve riepilogo delle puntate precedenti: in Italia, stando alle dichiarazioni di Piero Amara (già avvocato esterno dell’Eni), ci sarebbe una nuova loggia, chiamata Ungheria, composta da magistrati, manager e alti burocrati. Al riguardo da tempo sono in circolazione dei verbali teoricamente segreti, tra giornali e magistrati esterni alla Procura di Milano, dalla quale Amara era stato interrogato a fine 2019. Verbali (in quel caso a quanto pare consegnati direttamente dal sostituto procuratore di Milano Paolo Storari che aveva condotto gli interrogatori di Amara assieme al procuratore aggiunto Laura Pedio) finiti anche all’ex Mani Pulite Piercamillo Davigo che, allora membro del Csm, ne avrebbe parlato in maniera informale con altri componenti del Consiglio superiore della magistratura. Ma i verbali sono poi arrivati anche a Di Matteo, che invece ha denunciato in Procura a Perugia e davanti al plenum del Csm. Dopo le sue dichiarazioni, il caso è scoppiato su tutti i media.
Chi è Amara e perché ha fatto quelle dichiarazioni?
“Amara – le parole di Armanna – è una persona molto complicata. È più furbo del diavolo ma non è uno che ha una strategia. C’è qualcuno che in questo momento lo sta utilizzando per fare qualcosa. Che cosa? Non ne ho idea”.
Sono vere le cose dette da Amara?
“Io so quello che mi diceva a me [Amara] e che ho avuto modo di verificare. Io non mi aspetto che in quei verbali ci siano scritte cose diverse da quelle che mi ha detto. Di quello che dice non dico che è tanto falso e poco vero, poi magari è un po’ romanzato, però i nomi sono…”
Armanna fa o faceva parte dell’organizzazione?
“Ho visto in maniera più o meno sistematica per un paio di mesi un gruppo di persone”.
In questo sistema ci sono componenti fissi?
“Sì”.
Chi sono gli altri membri?
“Le poche persone che ho visto a queste cene, alcuni li conoscevo, quindi c’era il prefetto di Roma, c’era il capo della guardia di finanza di Roma”. Naturalmente la presenza di queste persone è tutta da verificare, così come è da verificare il fatto che quegli eventuali incontri fossero in qualche misura anomali.
Cos’è Ungheria?
“È un sistema con relazioni forti, dove più persone di interessi si occupavano di più cose”.
C’era un’affiliazione?
“Assolutamente, infatti io mi sono rifiutato. Così come ho detto no ad andare alla cena per la nomina dei vertici dei servizi, perché dovevo partecipare”.
Come funzionava?
“C’era il vaglio di tre persone, e poi queste tre persone, in funzione dell’appartenenza, se uno era magistrato o quant’altro, davano l’ok per l’ingresso”.
Perché si chiama Ungheria?
Non avrebbe a che fare “con la piazza, come tutti dicono. C’era un modo scherzoso di salutarsi”. Secondo quanto riportato da Domani, per riconoscersi tra le altre cose gli affiliati dovevano chiedersi “Sei mai stato in Ungheria?”
Ungheria è una loggia massonica?
“No. Non è una loggia massonica. Una loggia massonica ha dei riti, ha un credo, recitano delle parti. Qua non c’era nulla di tutto questo, cioè, non c’erano i grembiuli, non c’era la spada, non c’erano ‘ste cose. Ma non è importante capire se questa organizzazione fosse una loggia o meno, se il nome fosse Ungheria o meno”.
Esiste un sistema che pilota in qualche modo le nomine?
“Sì. Se [si] pensa a una rete, ci sono delle persone e dei gangli che si sviluppano da questa rete. Amara, lui con altri, faceva le nomine. Mi ha anticipato dei movimenti [negli uffici giudiziari] prima ancora che accadessero. Mi ha parlato di tantissimi pm. Se mi [si] chiede «ha mai visto la capacità di Amara di influenzare le nomine?», io dico sì.
Perché Armanna non ha detto queste cose ai pm di Milano?
Armanna, quando eravamo a inizio di 2020 (dunque mesi prima che Storari si rivolgesse a Davigo), dice di aver mostrato ai pm di Milano che lo interrogavano uno dei verbali secretati di Amara, peraltro pure firmato. L’avrebbe ricevuto via Wickr, una chat in cui i messaggi si autodistruggono, usata da Amara e Armanna per comunicare tra loro. Ma, dice Armanna, “non me l’ha mandato Amara. Mi hanno contattato su Wickr, non si riesce a capire con certezza […] la persona. Una sola pagina, era. Una foto, firmata. Quello è stato l’ultimo mio interrogatorio a Milano, perché ho detto «io da questo momento in poi finché voi non mi spiegate come ha fatto a uscire questa roba da qui…» Perché i miei verbali, come quelli di Amara, non solo sono secretati, ma sono in copia unica. Quindi i verbali li hanno solo i pm, non ce li ha neanche la guardia di finanza. La dottoressa Pedio era scioccata pure lei. Storari mi ha aggredito: «Lei ora mi dice come è uscito». Io ho detto «no guardi, funziona al contrario. Io mi avvalgo della facoltà di non rispondere e lei mi dice come è uscito, perché o l’ha dato lei, o l’ha dato la dottoressa». E allora il mio dubbio è: se io so certe cose, facciamo finta che io le sappia, andandole a confermare, il gioco di chi sto facendo? Non lo so. E se invece le vado a sconfessare, per chi sto giocando?”
Amara è attendibile?
Quarta Repubblica ha intercettato per strada anche il diretto interessato, Amara: “Non esiste una sola sentenza – ha detto – che mi dichiari inattendibile. Il 100% delle sentenze che hanno giudicato sulle dichiarazioni da me rese hanno tutte affermato la mia assoluta attendibilità. Chi dice che ci sia un solo provvedimento in cui è stata affermata la mia inattendibilità dice assolutamente il falso. Purtroppo non posso dire altro”. Ma la loggia segreta esiste ancora? “Di questo ne parliamo nelle sedi competenti”.