Purtroppo, di questi tempi, tocca leggere parecchie idiozie più o meno accreditate. Polemiche televisive, baggianate sui social spesso firmate da celebri intellettuali e sedicenti giornalisti influencer. In questa fottuta giungla si creano dei frattali contenutistici nei quali è davvero difficile intravedere e quindi decodificare cosa ci accade intorno. Negli ultimi due anni abbiamo assistito alle più dissennate teorie del complotto. Famiglie di rettiliani miliardari che tramano alle spalle del mondo, virus artificiali come causa della pandemia, il 5g, le dittature occulte delle case farmaceutiche fino ad arrivare alle ben più basiche - e pericolose - manifestazioni no vax e no Green pass. Anche prima della pandemia esistevano queste teorie, erano però un qualcosa di lontano e marginale: nessuno avrebbe potuto immaginare che tali idee bislacche avrebbero guadagnato le prime pagine dei giornali e fatto così tanti proseliti. Questa situazione porta ad una riflessione quotidiana e costante: il futuro.
Qualcuno diceva che è tutto da scrivere, altri che non esiste perché deve ancora accadere, insomma, il futuro è sempre ammantato da quell’alone di incertezza: “futuro incerto, felicità a momenti”, diceva il vate Tonino Carotone. Oggi gli antichi interrogativi vanno ricollocati nella cornice più vasta possibile, che possiamo definire “civiltà” o, per essere più specifici, civiltà dell’informazione. Se volete trovare un po’ di risposte autorevoli a queste domande sul futuro, suggerisco la lettura di quello che è ormai divenuto un testo fondamentale in questo ambito: “Il capitalismo della sorveglianza, il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri” di Shoshana Zuboff edito da Luiss. È un testo da leggere con calma e per interiorizzarlo è necessario rileggerlo due o tre volte. Da questo tomo di circa seicento pagine emerge una teoria di fondo più che condivisibile e terribilmente aderente alla realtà. Le teorie del complotto circolano in rete e quindi prosperano sulle bacheche dei social dei complottisti che hanno la sensazione di avere un pensiero alternativo libero dal main stream demonizzato ed etichettato come “pensiero unico”. Questo pensiero unico visto come il male è una sorta di endemico bug di sistema già previsto, nulla di preoccupante in un mondo tecnocratico governato dagli algoritmi predittivi. Guardare il mondo in questa ottica ci aiuta a comprendere che il grande database al quale inviamo volontariamente i nostri dati non ha posizioni politiche, non ha ideologie, non importa a nessuno della nostra rivoluzione ideologica contro il Green pass. Ciò che importa è il dato che profila e che genera i contenuti che preferiamo, propone prodotti che ci piacciono come per esempio la tuta da detenuto dei lager che cercavamo per la nostra provocatoria manifestazione. L’unica cosa importante è che continuiamo ad acquistare, sottoscrivere policy, newsletter e accettare cookies di navigazione.
Più raccontiamo di noi, più intercetteremo in rete e nelle news i contenuti inclini alla nostra personalità, nuovi prodotti personalizzati che ci restituiranno quella magica sensazione di uomini liberi che tanto ci fanno sentire realizzati ed unici quando ci spariamo un selfie durante la manifestazione contro la dittatura del Green pass. Questo è il Capitalismo della sorveglianza, il nuovo mondo che ci siamo costruiti è un mondo libero a patto che continuiamo da fornire dati come in una catena di produzione, attenzione, non solo dati fiscali, bancari, medicali, ma informazioni personali attinenti alla sfera emotiva. I nostri gusti sessuali, le nostre idee politiche, i nostri affetti, il nostro cibo preferito e le nostre perversioni. Chi fornisce questi dati ai server? Forse le case farmaceutiche, i demoni neri delle banche, i massoni, i servizi segreti? Ma certo che no… siamo noi stessi. Con le nostre simpatiche foto da pubblicare minimo tre volte al giorno, i nostri commenti al vetriolo fatti al politico di turno, le nostre ricerchine su Google per verificare se una lieve puntura di zanzara ci porterà alla morte nel giro di poche ore. Siamo noi stessi a nutrire il database, nessuna spia, nessun complotto, nessun potere oscuro. Questo libro non impartisce dogmi, come afferma la stessa Zuboff “ogni vaccino inizia con un’attenta conoscenza della malattia nemica”, e forse questo libro potrebbe essere un valido contributo per capire che la pesante catena ce la siamo messi al collo da soli.