Matteo, Matteo, perché sei tu Matteo? Avevo riposto in te la speranza di una ribellione. Ti avrei votato per dar contro a mio Padre, alla sua generazione e ai suoi valori. Avrei sposato la causa di un uomo con la faccia da impiegato del catasto di Lodi e la morale di un operaio d’ufficio a Rogoredo. Ero pronto. Lo avrei fatto davvero. C’è stato un momento in cui ti ho sentito davvero “Capitano”, ma come in ogni relazione: prima c’è la fase dell’innamoramento, poi quella della realtà. Diciamo che mi hai riportato nella realtà con una certa bruschezza.
Avremmo avuto bisogno di te ma sei durato quanto dura un amore sui social
Cominciamo. Matteo Salvini in Italia ha rappresentato qualcosa che non si vedeva dai tempi di Berlusconi. Un apolitico prestato alla politica. In realtà a differenza di Silvio, Matteo è in politica da sempre ma non ha mai avuto un ruolo vero fino a pochi anni fa. Lo consideravano tutti un impresentabile. Lui ha lavorato ai fianchi del partito, sposandone le cause per poi tradirle e soprattutto ha giustiziato i fondatori, portando la Lega alle stelle. Già solo questo è da medaglia. Ha svernato un partito e rottamato pure Renzi il rottamatore.
Di Salvini sono encomiabili la normalità e la schiettezza. Fregandosene di fare brutte figure si è sempre portato un passo avanti agli altri non avendo un linguaggio da politico della seconda repubblica. Twitta & suda; è bifolco; mangia di continuo; si metteva quelle felpe brutte coi nomi delle città. Insomma, c’aveva la faccia dell’amministratore di condominio, del tizio moralmente a zero ma affidabile.
Il tizio di cui c’è bisogno. Razzista ma educato abbastanza da dissimulare, contorsionista nelle opinioni, il classico ex compagno che si sposta a destra. Ignorante forse, ma non per mancanza di studio, nel DNA, quindi puro. Il populismo per lui non è stato un punto a sfavore, ma assolutamente una cifra stilistica calzante. Si è fatto megafono di sentimenti collettivi vasti e diffusi e credo che per molti col cuore a sinistra abbia rappresentato un feticcio di odio in quanto era il politico che la loro squadra non avrebbe mai avuto. Vuoi metterlo a paragone con Renzi? Dai... A sinistra non ci sarà mai nessuno che parla così come mangia, non se lo possono permettere, devono rimanere nel loro batuffolo di ovatta fatto di morale e idealizzazione, non possono sopportare la realtà.
Salvini quindi è stato una pera di realismo in un paese piatto. Perché siamo brutti come lui. Siamo stronzi come lui. Potrebbe essere nostro cugino e chi non lo ammette è solo perché non vuole uscire dalla sua comfort zone. Leggetevi Faust, la Divina Commedia, l’Uomo senza qualità. Cercate gli opposti e ci troverete la Storia. Salvini è stato la Storia.
Solo che è durata pochissimo.
È stato tutto ottimo fino a che è durato il sodalizio con il Movimento Cinque Fave. Salvini aveva bisogno della simbiosi con gli inetti pentastellati, in modo che spiccasse. E funzionava. Fino a quel punto non ha sbagliato nulla. Porti inclusi chiaramente e non perché abbiamo un problema con l’immigrazione, ma perchè è il primo politico che si è preso la briga di far casino contro l’Europa. Quell’Europa che se continua così durerà poco.
Andato poi all’opposizione, ricollocato nel tassello noioso e serioso del centrodestra, costretto a “lavorare”, Matteo ha ricominciato la sua tournée di piazze, bacioni, ciaoni, figli, donne e comizi. Ed è una palla mostruosa.
Ha cambiato look almeno due volte. La prima vestendosi come Bertinotti, la seconda calzando un paio di occhialetti anni novanta tartarugati che lo rendono identico a Maroni. Ma c’ha sfracassato il cazzo. Eternamente online, fa anche Tik Tok (inguardabile), platealmente a disposizione per un selfie di turno col buzzurro che lo blasta e manda il video su Welcome to Favelas, polemico su polemiche inutili di cui non frega niente a nessuno tipo le cause di Brumotti di Striscia. Che va bene abbassarsi al livello del popolo e diventarne un paladino ma così è approfttarsene.
Salvini ha scelto di conquistare solo i sottoacculturati e gli analfabeti funzionali che ti inviano le card del buongiorno ogni mattina della settimana. La maggioranza del Paese Reale direi. Ma la minoranza? Guardate che in prospettiva, sulla lunga distanza, è quello scarto il vero potere. Perché le masse sono come grandi onde, ci sono e poi si schiantano a riva. Ma le minoranze sono correnti di pensiero, coscienza collettiva, voce interiore. E io, come molti di voi che sono arrivati a leggere fin qui, ne faccio parte.
Twitta & suda, è bifolco. È brutto come noi. Potrebbe essere nostro cugino
Noi minoranza avremmo avuto bisogno di un Salvini che finalmente declamava: fateci fare qualcosa di utile per questo relitto di paese che non abbiamo voglia di diventare poveri e idealisti. E invece niente. Matteo va da Barbara D’Urso e mangia tutto il giorno. Non ce la faccio più a vederlo sempre in tv a parlare e fare elenchi compulsivi.
Ultimamente lo ha fatto in poltiglia De Luca. La politica la concepisco solo così, come un reality, un fight club. Oggi tifi uno, domani un altro. Non esiste parlarne seriamente come se fosse una cosa vera. Non ho rispetto per chi intende intessere un dibattito realistico quando si parla di questa gente (parlamentari, capi di partito, senatori) poiché dovrei tradire la mia intelligenza. Quegli uomini sono solo degli arrivisti pazzi di potere e più determinati di altri a cui noi tutti ci mettiamo in mano e ci va bene. Questo a riprova che Salvini & co. siamo noi. Solo che anche noi a volte ci veniamo sulle palle da soli. Matteo sei bollito, ma avremmo avuto bisogno di te. Sei durato quanto dura un amore sui social.