Dopo l’articolo in cui abbiamo ricostruito la parabola di Gianluca Grignani, arrivato addirittura a rompere con la moglie dopo oltre 20 anni e quattro figli e a dire che è costretto a mettere in vendita la casa nella quale ha appena finito di costruire uno studio di registrazione (dichiarazioni rilasciate in diretta a Rtl), scende in campo in sua difesa Marco Castoldi in arte Morgan.
L’ex Bluvertigo, che condivide con l’autore di Destinazione Paradiso genio e sregolatezza, ha deciso di essergli vicino su una questione verso la quale si sta battendo da anni: la tutela della casa degli artisti. Per Morgan, infatti, non si tratta solo di salvare una abitazione, quanto quei luoghi che, per la loro specifica natura, creano poi un indotto importante anche ad altri lavoratori.
Hai deciso di tendere la mano a Grignani. D’altronde sull’importanza della casa-laboratorio hai scritto un libro: “Essere Morgan – La casa gialla” edito da La nave di Teseo.
"Io dico che farò per Grignani ciò che i miei colleghi non hanno fatto l’anno scorso per me (tranne Bugo - ironia della sorte - che fu l’unico a non darsela a gambe). Cioè mi batterò, sosterrò la necessità assoluta, per un Paese moderno sano e che è interessato al suo sviluppo vero e alla robustezza del suo grado di civiltà, di proteggere la fascia più importante della sua composizione sociale ovvero gli artisti che non hanno nessun tipo di tutela o di protezione quando sono in vita, al punto da permettere la distruzione dei loro luoghi di lavoro che sono le case in cui essi edificano i laboratori, gli studi, i loro set di creazione dell’opera, luoghi dove transitano e circuitano con regolarità molti addetti ai lavori che sono connessi, quindi, alla cosiddetta filiera".
Vedi anche
Il video di YesMilano è vecchio perché racconta Milano come se il virus non fosse mai esistito
Insomma, la casa di un artista è una vera e propria azienda. Forse in questo momento storico ancor di più, dopo che molte produzioni si possono realizzare in autonomia grazie alla tecnologia, usciti dal lockdown e in periodo di distanziamento sociale e smart working.
"Sì, ecco perché devastare o abbattere un luogo di produzione d’arte è fare malissimo a molte famiglie, perché sulle opere d’arte si basa una intera Nazione, anche se non ne è consapevole, come dimostrano questi fatti incresciosi, in cui tribunali della Stato, con le leggi alla mano, colpiscono duramente zone dello stesso Stato che dovrebbero invece valorizzare, evitando che cadano nel macero delle procedure burocratiche".
E come è possibile fare qualcosa?
"Non chiedevo soldi io ma intelligenza e di aprire un dibattito su questo tema su cui purtroppo c’è tanta ignoranza. Così abbiamo ministeri che investono sugli artisti morti trasformando in museo delle camerette e delle scrivanie tarlate, e buttano in mezzo alla strada chi l’arte la sta facendo oggi perché è ancora vivo. Grignani, così come tutti gli artisti che sono vivi e produttivi, rischia di perdere la propria casa-studio e con lui Paese che non deve e non può permettersi di perdere un artista. Bisogna intervenire, è troppo grave".
Come valuti il Grignani artista?
"Grignani è una persona libera, paradossalmente e nonostante la realtà che vive, che è quella di una persona imprigionata. Ma è imprigionato perché è libero, è finito nella morsa che spappola qualsiasi margine di autonomia verso tutto e tutti, compresa la facoltà imprenditoriale che è insita nell’essere un artista socialmente attivo e culturalmente attivo. Il fatto di fare cultura in modo libero non sta bene a parecchi elementi della società che sono lì apposta per bloccare le idee e per tenerle imbrigliate oppure per usarle per un loro tornaconto. Ma è certo che uno come Grignani, tutte le volte che dice o fa o ha detto o fatto, scritto, cantato una qualche idea - non necessariamente scomoda ma sicuramente libera - ha scontato quella libertà dello spirito sotto forma di ‘punizione' o di detrazione. Insomma, quella libertà gli è sempre tornata indietro in vari modi".
Ti sei sentito così anche tu quando ti hanno sfrattato?
"Sì, e poi una volta che ci hanno distrutto completamente cosa ottengono? Dai, ditelo, forza, perché ve lo chiedo per Grignani adesso ma lo chiedo anche per me. Una volta che hanno distrutto in fretta e furia il mio studio e oggi ancora la casa è disabitata - questo significa che se anziché fare la pantomima di mandarmi degli agenti speciali in borghese con le armi puntate per farmi uscire con tutta quella brutalità dalla mia casa il tribunale avesse almeno pensato di darmi del tempo per sistemare o ricostruire lo studio altrove, io sarei stato un anno ancora a scrivere musica e testi che non ho scritto. Le istituzioni mi hanno offeso buttandomi fuori da una casa che avevo comprato e pagato col mio lavoro, svendendola, e adesso è ancora disabitata. Complimenti! Cosa abbiamo ottenuto? Giustizia? Ma fatemi il favore abbiamo solo ottenuto disfunzionalità, spreco, sofferenza, abbiamo represso la cosa più bella del mondo: la musica".
Cosa pensi quando dicono “sì però non pagava le tasse”.
"Ma secondo voi a me che cosa importa di non pagare le tasse? Quando ho in testa solo le canzoni e le poesie e i dischi e i concerti e gli strumenti e i costumi e gli arrangiamenti e le rime, ma secondo voi a me frega qualcosa di evadere il fisco? Ma siete pazzi? Non so neanche che cosa sia io il fisco! Ma riusciamo a distinguere un evasore da un raggirato o no? È palese che io ho chitarre e mandolino attorno a me. E fogli e figli e mogli (quantomai) che chiedono solo soldi e sputtanano sul gossip il padre dei loro figli perché hanno la testa vuota mentre io per procurare quei soldi che loro esigono di lavoro studio Dante e Beethoven a memoria per fare spettacoli in giro per l’Italia come una trottola che si sgola tutte le sere per far divertire nei teatri e nelle piazze".
Stai ancora cercando giustizia?
"Ma certo, perché mi chiamano evasore. Ma fatemi il favore! Attaccate il cervello e portate rispetto per chi non solo vi nutre e vi riempie le tasche ma lo fa perché la sua arte è il motore di economia e cultura, e prima o poi vi farà uscire anche dal torpore, e questo lo dico a donne vuote, a giudici rigidi, a leoni da tastiera, a burocrati, e altri vari pezzi di merda dislocati ovunque e sempre presenti. Difenderò come sto facendo Grignani perché la giustizia con la G maiuscola è che un artista venga considerato come è giusto che sia una risorsa per tutti da uno Stato, è permettergli la condizione adeguata per creare la sua opera, è il vero modo di rendere sana e funzionale una nazione. E questo lo dico ai signori Onorevoli e Senatori. 'Sveglia dormiglioni è alto il sole' (come dice Palazzeschi)".
Quanto è difficile essere artisti liberi oggi?
"La gente non immagina che fatica si faccia a dire una vera opinione in tv, perché sono abituati a dire la verità tra di loro, con la piccola differenza che io intendo la verità detta in tv, e per forza la verità detta in tv è ben altro che una opinione di un individuo ma è comunicazione a milioni di persone è un dato che influenza o scatena reazioni di vario tipo. È chiaro che se uno di mestiere fa il comunicatore come me - che lo faccio in modo diverso da lui, ma ugualmente in una maniera che è identificata come pericolosa, quando invece dovrebbe essere soltanto riconosciuta come “Libera” (d'altra parte chi non ha il senso della libertà se ne sente minacciato) - dicevo è chiaro se uno fa il comunicatore scomodo, da una parte ha la gratificazione inestimabile di sentirsi a posto nella sua coscienza, dall'altra riceve palate di fango in faccia ad ogni passo che muove".