Qualche giorno fa ero impegnato in faccende domestiche con trenta gradi in salotto e la canicola mi attanagliava. Una notifica sull’iPhone mi ha distratto. Leggo. Riguarda un nonno che per sbaglio ha sparato in testa al nipotino. Pochi giorni dopo sarebbe morto. La notizia mi prende allo stomaco. Visualizzo il nonno, il bambino, la tragedia, ho un groppo in gola. Poi passo a chiedermi: sarà vero o sarà come il caso Ciontoli? Il complottismo mi fa stare ancora peggio.
Il fatto è che durante la giornata, una cosa del genere sembra che non ti segni, invece si va a depositare nel tuo inconscio, che è una specie di giardino pieno di foglie cadute. Sotto a quelle foglie, c’è ogni nostro pensiero. Noi pensiamo di continuo, un numero indecente di volte al minuto. Praticamente la mente non riesce mai a smettere di pensare. Ve lo dicono quando iniziate a fare meditazione: il trucco non è smettere di pensare, ma riuscire a gestire lo stress dei pensieri che ci bombardano. La mente è il limite. Non il contrario, come credevate voi.
Ora, se intendiamo la nostra mente come un organismo, dobbiamo pensare che tutto quello di cui la cibiamo, le può far bene o male. La può far diventare obesa, la può far ammalare, la può annichilire. In tutto questo, le notizie sono paragonabili per effetto solo allo zucchero bianco, in pratica la criptonite del corpo umano.
Dopo la notizia del nonno, in quel pomeriggio, ci sono state decine e decine di altre notizie e nemmeno una era buona: un disastro ecologico alle Mauritius, la mamma morta e il bambino sparito, cinque ragazzi finiti in una scarpata con la macchina dopo che tornavano a vedere le stelle cadenti, lo scioglimento dei ghiacci, l’aumento di casi di covid, i parlamentari che prendono i 600 euro. Potrei andare avanti all’infinito e comunque non riuscirei a ricordarle tutte. Io no, ma il mio inconscio si. Perché l’inconscio è gigante e inesplorato e trattiene un quantitativo di informazioni spaventose che ci condizionano. Sono quelle robe che ti entrano dentro e ti alterano l’umore.
Noi abbiamo il telefono sempre in mano, la tv accesa, i social in mano agli analfabeti funzionali che divulgano fake news, la radio in macchina e al supermercato, di continuo siamo esposti al bombardamento di notizie. Tutti, anche quelli che non capiscono niente. Così mi chiedo: come fai a trovare un attimo il tuo centro e ad essere tranquillo se la mattina ti alzi e come prima cosa ti connetti al telefono e scopri questa serie di disastri? Borse a picco, Los Angeles a fuoco, Siberia devastata, un'altra specie animale estinta, atolli di plastica marcia e pesci morti, le api che stanno sparendo e quando saranno davvero sparite loro saremo tutti morti noi.
Questo, di continuo, decine di volte al giorno. Non è regolare. Non è salutare.
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Non è per essere pesanti, ma i siti web dei giornali e le testate di informazione sono praticamente dei bollettini di disastri. Morti, guerre, va tutto in malora, crisi, povertà. Scrolli un sito intero e non c’è una notizia che ti faccia ben sperare per il futuro. Ci hanno provato anni fa a fare quei siti che davano solo buone notizie, ma alla fine alla gente non gliene frega niente. Sono così assuefatti di catastrofi (lo zucchero) che ne vogliono ancora. Anche se fa male. Però al tempo stesso ci da una comfort zone: il mondo è uno schifo, quindi tanto vale non fare niente.
Non intendo un post di un sito come una notizia. Quella la rileggo in un altro ambito dell’informazione. Un incidente in cui muoiono cinque ragazzi è una notizia da cronaca nazionale? Ogni giorno sulle strade muoiono persone, ma se succede ad agosto se ne parla perché tutto il resto è fermo. Lo sappiamo che funziona così.
La soluzione non è però smettere di leggere le notizie, ma approfondirle sempre di più. Cercate di diversificare, leggete anche le testate che non vi convincono politicamente, smettete di farvi imboccare le risposte e datevele da soli. Lasciate stare i siti dei giornali e spendete due spicci per comprare il quotidiano. E disattivate le notifiche delle news sull’iPhone.
Leggetene meno ma quando lo fate andate oltre al titolo. Sarebbe già buona cosa.