In comune hanno solo il nome. Per Paolo Becchi, professore di filosofia del diritto all’Università di Genova, Mario Draghi non c’entra nulla con il premier tecnico, Mario Monti. Ex presidente della Banca centrale europea, Draghi in queste ore cercherà di mettere su un governo del presidente. Per il filosofo, però, la sua non sarà l’immagine del SuperMario con loden. L’uomo che ha salvato l’euro nella peggiore crisi finanziaria, potrebbe non solo cambiare l’immagine dell’Italia ma essere il miglior alleato nella ripresa del Paese.
Professore, un commento a caldo dopo il sì di Draghi.
“Questa crisi si sta chiudendo in un modo diverso da come ci si poteva aspettare. Pochi giorni fa un Conte ter era l’ipotesi più accreditata: ora si riaprono i giochi. In un certo senso, questo è un fallimento della politica perché Draghi non è un politico. Ma l’alternativa sarebbe stata ricostruire un governo Conte, cioè avere un cavolo rifritto. Ora anche Draghi dovrà raccogliere la fiducia con un governo in grado di governare e le forze politiche dovranno posizionarsi: con o contro Draghi”.
Il MoVimento 5 Stelle come ne esce?
“Quando si va verso un governo istituzionale, tutti ne escono con le ossa rotte, non solo i Cinque Stelle. Anche Renzi, che ora si vanta di aver fatto cadere il governo. Una situazione del genere dovrebbe essere deprimente per tutte le forze politiche che adesso devono riposizionarsi sulle carte giocate dal presidente della Repubblica fuori da una logica parlamentare. Draghi non è neanche senatore”.
Infatti, Draghi ha sempre tenuto un basso profilo, senza trascorsi politici.
“Al momento, Draghi non svolge alcun incarico politico e non ha fatto come Monti, che si è fatto nominare prima senatore da Napolitano per poi avere la chiamata del presidente della Repubblica per la formazione del governo. Draghi è stato chiamato da Mattarella, ha dato la sua disponibilità e si vedrà che ne uscirà fuori”.
La crisi è tutta colpa di Renzi?
“Certamente, questa crisi è stata aperta da Renzi. Chiuderla con un Conte ter sarebbe stato tutto sommato una mezza sconfitta per lui e ha preferito spaccare definitivamente. Ora Renzi s’intesterà il merito di un probabile governo Draghi, ma Draghi potrebbe fare a meno di lui. Anzi, spero che faccia a meno di una persona del genere. Per questo nuovo governo sarà importante avere il sostegno di grossi numeri parlamentari: questi partitini creati artificialmente come Italia Viva non hanno alcun senso”.
Nel MoVimento 5 Stelle c’è qualche mal di pancia, però.
“Il MoVimento ne esce con le ossa rotte. Bisognerà vedere cosa i grillini diranno: perché è vero che i numeri grossi non li hanno, ma sono indispensabili per certe operazioni. Se i Cinque Stelle si oppongono a Draghi, tutti i giochi restano aperti. E poi, di quale MoVimento 5 stelle stiamo parlando? Quello guidato da Crimi, Di Maio, Taverna o Di Battista? Ormai sono allo sbando: sarebbe bastata una parola di Grillo nei giorni scorsi, e invece”.
Qualcuno comincia a evocare un governo simile a quello Monti
“Monti ottenne una maggioranza straordinaria per fare il governo e ha poi fatto poco. Non so se Draghi avrà una maggioranza, anche se sono convinto che non si comporterà come Monti, che ha venduto il nostro Paese all’Europa. Abbiamo bisogno di uscire da questo lockdown permanente, e di una politica economica opposta a quella di Monti, incentrata cioè su attività produttive, scuole, università per un grande rilancio dell’Italia”.
Per giunta, Draghi è una voce di peso a Bruxelles
“Se non Draghi, chi può far sentire la sua voce in Europa? Te l’immagini un Patuanelli o un Conte che vanno in Ue a discutere con la Merkel, indeboliti come sono? Immaginati un Draghi seduto al tavolo dell’Europa: chi ha il coraggio di dire qualcosa a lui? Noi non andremo più a Bruxelles col cappello in mano, saranno gli altri a toglierselo davanti a noi”.