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Parla l'avvocato che difende
il camionista del caso Zanardi:
«È stata una fatalità, e le famiglie
che soffrono sono due, non solo quella di Alex»

  • di Matteo Cassol Matteo Cassol

28 aprile 2021

Parla l'avvocato che difende il camionista del caso Zanardi: «È stata una fatalità, e le famiglie che soffrono sono due, non solo quella di Alex»
Per la vicenda che ha coinvolto Alex Zanardi è stata chiesta l'archiviazione del camionista Marco Ciacci. La famiglia Zanardi si è opposta. E noi abbiamo contattato l'avvocato Massimiliano Arcioni, difensore di Ciacci, rimasto in silenzio fino a ora. Che ci ha detto: «Per manifestazioni del genere sarebbe stato bene operare o una chiusura o un monitoraggio chilometro per chilometro. Col senno di poi è chiaro che se la strada fosse stata chiusa non sarebbe successo niente». Sull'incidente ha commentato: «A volte si rifiuta l’idea che possa essersi trattato di un banale evento tragico. Capisco il voler provare a cercare una risposta diversa, ma andrebbe presa in considerazione l’ipotesi della tragica fatalità». Infine, sul suo assistito: «È dispiaciuto ma consapevole di aver fatto quel che ha potuto per cercare di evitare l’impatto. E come c’è la famiglia Zanardi che soffre da una parte, ce n’è anche una dall’altra che, seppur in misura diversa, soffre per le accuse che sono mosse al proprio caro»

di Matteo Cassol Matteo Cassol

A dieci mesi dall’incidente di Pienza nel quale è rimasto coinvolto e gravemente ferito Alex Zanardi, parla l’avvocato di Marco Ciacci, l’autista del camion accusato di lesioni colpose. Nei suoi confronti la Procura di Siena ha chiesto l’archiviazione, ma la famiglia del campione automobilistico e paralimpico si è opposta. Massimiliano Arcioni, legale di Ciacci, spiega a MOW la posizione del proprio assistito e invita a contemplare l’ipotesi di uno scenario senza colpevoli (di certo senza colpa da parte del camionista): quello della tragica fatalità. 

 Avvocato Arcioni, dalla Procura sono arrivate buone notizie, ma dalla controparte un po’ meno, no? 

"Sappiamo che è stata depositata una richiesta di archiviazione e d’altra parte so che è stata preannunciata un’opposizione alla richiesta di archiviazione da parte dei familiari, quindi immagino che ci sarà un’udienza fissata dal gip che deciderà sull’opposizione, però io al momento non dispongo di niente, né della richiesta, perché non viene notificata alla difesa dell’indagato, né ho avvisi di fissazione di udienze". 

La notizia è comunque stata diffusa, dunque si immagina sia attendibile. 

"Che ci sia stata la richiesta di archiviazione è indubbio, che l’opposizione sia stata già depositata o solo preannunciata al momento noi non lo sappiamo". 

Nel merito, ritenete che a vostro favore ci siano elementi abbastanza solidi sulla base delle perizie? 

"Sulla base degli accertamenti che sono stati eseguiti ci sembra che tutto sommato la richiesta di archiviazione sia stata la soluzione più in linea con le risultanze che erano emerse". 

Perché allora l’opposizione? 

"Non lo so. Capita frequentemente che la persona offesa si opponga all’archiviazione. Che devo dire, non so quali siano i motivi che li animino, onestamente non saprei. Può essere che intendano valorizzare qualche elemento che potrebbe comportare un minimo concorso di colpa. Immagino che sia una questione risarcitoria". 

Zanardi luogo incidente
Le immagini diffuse dalle emittenti locali nei minuti successivi all'incidente che ha visto coinvolto Alex Zanardi, lo scorso 19 giugno. In apertura l'arrivo di Zanardi a Castiglion Fiorentino, poche ore prima del drammatico incidente

Al di là dei rilievi mossi a Marco Ciacci, può spiegare perché nessuno all’apparenza si sia concentrato eventualmente sul perché quella manifestazione si svolgesse lì e in quel modo, con la strada aperta al traffico? 

"Questo francamente non lo so. Probabilmente sulla base della regolamentazione del momento per quel tipo di manifestazione non c’erano norme che prevedessero la chiusura della strada. È chiaro che, col senno di poi, penso che sia stato un precedente abbastanza importante. Io credo che effettivamente quando ci sono manifestazioni anche non agonistiche ma con la presenza di numerosi ciclisti o altro, sarebbe bene operare o una chiusura o un monitoraggio proprio chilometro per chilometro. Probabilmente è una via che non è stata percorsa perché immagino che non ci fossero disposizioni che consentissero di fondare un’ipotesi di responsabilità su questo, in base alle regole del momento. Col senno di poi ovviamente è chiaro che se la strada fosse stata chiusa non sarebbe successo niente". 

Qual è lo stato d’animo del suo assistito? 

"Sin dall’inizio è sempre stato fortemente dispiaciuto per tutto quello che è accaduto, però è anche consapevole di aver fatto quel che ha potuto per cercare di evitare l’impatto". 

La vostra posizione è dunque che si sia trattato di un terribile ma semplice incidente? 

"A volte si rifiuta l’idea che possa essersi trattato di un banale evento tragico che scaturisce da una situazione fortuita. Se la strada fosse stata dritta, per esempio, non sarebbe successo niente. Trattandosi invece di una curva volgente con scarsa visibilità, l’esito è stato purtroppo diverso. Capisco anche il voler provare a cercare una risposta diversa, ma andrebbe presa in considerazione l’ipotesi della tragica fatalità, una congiuntura di circostanze particolarmente sfavorevoli che capitano soprattutto nell’ambito della circolazione stradale e che non sono necessariamente ascrivibili in termini di colpa all’uno o all’altro. Anche perché, come c’è una famiglia che comprensibilmente soffre da una parte, ce n’è anche una dall’altra che, seppur in misura diversa, soffre per le accuse che sono mosse al proprio caro". 

Voi siete tranquilli sugli sviluppi in tal senso? 

«Tranquilli mai, ma – conclude Arcioni – sulla base di quelle che sono state le indagini, fiduciosi sì".

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