Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Può essere riassunto con questo vecchio proverbio popolare il pensiero del Premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi, sui due summit che si sono tenuti a Roma e Glasgow G20 e Cop26, nei quali si è discusso di come ridurre le emissioni e tenere sotto controllo il cambiamento climatico. In una intervista al Corriere, ha infatti premesso: “Al G20 si è raggiunta un’intesa sul contenimento del riscaldamento globale entro 1,5 gradi, ma una cosa è dirle queste cose, un’altra è stabilire concretamente una serie di misure da affrontare, una road map; altrimenti fra cinque anni ci si ritrova per constatare l’impossibilità del risultato. Se non si realizza un piano dettagliato, e condiviso dalle nazioni, è difficile pensare che la promessa sia mantenuta”. Da ricercatore, ha poi cercato di analizzare i dati: “Le previsioni ci danno uno spettro di possibilità, e anche quelle più prudenti offrono valori sicuri e affidabili che corrispondono ad aumenti forti nei cambiamenti. Quello che adesso ci serve è una maggiore ricerca per ridurre il ventaglio delle ipotesi, renderle più precise e soprattutto diventare sempre più efficaci nel controllo degli eventi imprevisti. Negli ultimi tre anni, per esempio, sono aumentati gli incendi boschivi che immettono grandi quantità di anidride carbonica nell’atmosfera. Fare una stima è arduo, ma di sicuro simili eventi accelerano il peggioramento”. Ma ogni cambiamento, dalla carta, deve essere realizzabile nella realtà e, in particolare, essere recepito dai cittadini: “Intanto bisogna capire che gli interventi necessari incidono sulle abitudini delle popolazioni. Quando vado ad Hong Kong devo girare con il maglione di lana in metropolitana o in hotel per proteggermi dal freddo pure d’estate... Sono questi sprechi che bisogna eliminare. Comunque, prima di tutto serve la lista precisa degli interventi da attuare”. In questo senso, anche il mondo dell’automotive, secondo il premio Nobel, deve fare la propria parte: “È chiaro che bisogna far ricorso a tante risorse. A cominciare dal risparmio. Costruiamo mega-città verso le quali si incolonnano ogni giorno code di automobili... è evidente che occorre trovare il modo di consumare meno aumentando i servizi pubblici. Le nostre case devono essere adattate ad una maggiore efficienza energetica e nelle aziende è necessario introdurre processi industriali meno dispendiosi in termini di energia. E ancora: bisogna convincere i cittadini, cominciando ad esempio ad accettare di più il car sharing per muoversi. C’è un enorme spreco nella fabbricazione di automobili: diminuirla aiuterà”. E infine, la conclusione è comunque amara. Ritiene possibile l’obiettivo delle “emissioni zero” per la metà del secolo? Gli chiede il giornalista. E Parisi risponde: “Senza un piano preciso è un’illusione. Quando al Cern decidono di costruire un nuovo acceleratore da accendere vent’anni dopo si comincia a stabilire di anno in anno che cosa disporre. È così che si deve agire. Per i trasporti se facciamo ricorso ai biocarburanti bisogna organizzarsi per produrli, altrimenti camion, navi e aerei continueranno a utilizzare risorse fossili”.
Pessimismo da Nobel,
Giorgio Parisi: “Ridurre le emissioni è
una illusione finché nelle città si incolonnano le auto”
“Siamo sempre al prometti tanto, mantieni poco” ha detto il Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi in una intervista sul Corriere della sera dedicata ai summit di Roma e Glasgow G20 e Cop26 dove si è discusso di come bloccare il surriscaldamento del pianeta. Una valutazione pessimistica che dipende da alcuni dati di realtà che riguardano anche i trasporti: “Bisogna convincere i cittadini, cominciando ad esempio ad accettare di più il car sharing per muoversi. C’è un enorme spreco nella fabbricazione di automobili: diminuirla aiuterà”