La sua straordinaria capacità di essere semplicemente speciale è il filo rosso che unisce tutti noi al personaggio di Alex Zanardi. Il pilota, la medaglia d’oro, l’atleta paralimpico, la persona oltre all’atleta.
Un’esistenza combattuta con le unghie, un attaccamento alla vita fuori dal comune e una positività che non ci hanno mai fatto avere dubbi: Alex avrebbe superato anche questa.
Lo scherzo di una vita di cui non ci si può fidare mai, l’ironia di un destino che in qualche modo unisce Zanardi all’amico Schumacher. Uomini sempre al limite beffati poi nella normalità del loro quotidiano: lo sci per uno, la handbike per l’altro.
Ma no Alex è un campione e questa vita gli ha già tolto troppo, Alex è un vincente, Alex è sopravvissuto a due amputazioni e battuto una estrema unzione. Neanche un incidente come quello di quel terribile venerdì di giugno e il conseguente fracasso facciale sono riusciti a strapparlo al suo essere indistruttibile: ha superato l’incidente, poi la prima notte, poi la seconda. Si è stabilizzato, è migliorato. Ottimismo, forse troppo.
Il figlio Niccolò dice “il peggio è passato” con l’amore di un figlio che per padre ha avuto in dono un eroe. Ottimismo, speranze che prendono la forma di una cauta presa di coscienza sul suo recupero. La famiglia tiene informata la stampa: Alex viene trasferito in un centro per la riabilitazione. Ancora ottimismo, tanto ottimismo.
Poi il passo indietro e, di colpo, lo schiaffo con la realtà: trasferito di nuovo al San Raffaele per “condizioni instabili”. Di nuovo in pericolo di vita, di nuovo in terapia intensiva, di nuovo a lottare per recuperare quello che non è pronto a farsi togliere.
Ma quella di Zanardi oggi è una sfida di cui non sappiamo nulla, un percorso in cui l’ottimismo va centellinato è mai gettato al vento, gridato, una strada su cui noi - tutti così emotivamente legati a quello che Alex Zanardi rappresenta - non possiamo avere pretese.
Non possiamo chiedere un miracolo a questo uomo solo perché nella vita ha saputo essere molto più di un solo uomo e non possiamo pretendere che la sua battaglia abbiamo il brivido delle imprese a cui ci ha abituato.
Speriamo che sia così, preghiamo per trasformare quell’ottimismo nella più vera delle realtà, ma smettiamola di chiedere a Zanardi di fare un miracolo e lasciamolo combattere l’ennesima straordinaria battaglia per la vita.