L’indignazione scorre a fiumi sui social, dopo che la pagina Instagram “Riordino degli architetti” ha pubblicato un lungo audio nel quale i titolari di un famoso studio di architettura milanese sembrerebbero chiedere a freelance e partite Iva di cedergli il bonus Inps varato ad aprile dello scorso anno dal governo Conte-bis per i liberi professionisti privi di ammortizzatori sociali.
Circa 600 euro per ogni lavoratore che, una volta ricevuto, avrebbero dovuto essere decurtati dallo stipendio in modo da venire incontro alle difficoltà del periodo. Difficoltà che, però, Piuarch – questo il nome dello studio di architettura milanese al centro delle polemiche – non sembrava attraversare, stando almeno ai bilanci, largamente in attivo.
A verificarlo ilfattoquotidiano.it, che ha reso pubblici i numeri: “I bilanci 2020, depositati in questi mesi, parlano infatti di ricavi in aumento a 3,8 milioni di euro nell’anno disastrato da Covid e pandemia (+700mila euro sul 2019 ante crisi). Stesso discorso per gli utili. Il conto economico mostra che l’anno pandemico si è chiuso con un avanzo di 466.253 euro (641mila prima del pagamento delle imposte), quasi triplicato rispetto ai 177.300 euro di utili nel 2019. Il 2020 si chiude per il blasonato studio di architettura con 833mila euro di disponibilità liquide a fine esercizio, soldi freschi sotto varie forme che si sarebbero potuti usare, in caso, per fare fronte a eventuali crisi e crolli di domanda da parte dei committenti di Piuarch. Il periodo difficile e la “crisi”, non ha impedito ai 4 soci titolari dello studio fondato nel 1996 di distribuirsi un dividendo da 160mila euro”.
L'opinione di Andrea Novembre: "A casa mia si chiamano estorsioni"
Una storia che, come comprensibile, ha scatenato la rete e i tantissimi freelance o lavoratori a partita Iva, non solo nel mondo dell’architettura. Ma per cercare di capire come la notizia sia stata accolta anche dai professionisti più blasonati, abbiamo chiesto una opinione all'archistar Fabio Novembre e a suo fratello Andrea, anch'egli architetto, i quali si sono espressi in modo molto duro verso questo tipo di condotte da parte di alcuni colleghi. “A casa mia si chiamano estorsioni – ha esordito Andrea Novembre – e da sempre sono estraneo a queste cose, perché il nostro lavoro si fonda esattamente sulla chiarezza. Certi 'magheggi' dovrebbero rimanere fuori dal nostro mondo e li condanniamo. È una notizia così triste, ma di cosa stiamo parlando? Sono azioni da ladri di galline, sono davvero basito”. Dal canto suo, quindi, “non si può definire ‘studio di architettura’ chi si comporta così, sono soltanto dei poverini che cercano di fare soldi truffando la gente”. E ha chiarito, senza ipocrisia, che certi settori non hanno avuto perdite durante la crisi: “Si nascondono dietro questa pandemia, ma nel nostro settore non c’è stata crisi. Non ne abbiamo risentito, visto che la gente, trascorrendo più tempo nella propria abitazione, ha avuto tempi e modi per ripensarle. Per cui, di cosa ci si lamenta? È ridicolo… e poi prendersela con le partite Iva è da condannare doppiamente”.
Fabio Novembre: "Spero che nessun altro operi in questo modo"
Altrettanto indignato Fabio Novembre: “C’è poco da dire, perché è una notizia che si commenta da sola. Non vorrei aggiungere sassi ai sassi. È qualcosa di talmente brutto che non andrebbe commentato per non sembrare moralisti ed enfatizzare l’errore. Però è orrendo e credo che la gogna pubblica basti e avanzi, visto che se la meritano”. Una vicenda che da ieri tiene banco nel settore e di cui lo stesso Fabio Novembre è venuto a conoscenza dopo che gli è stata riportata da un suo collaboratore: “Io spero che nessun altro operi in questo modo e ieri, appena tornato, la prima cosa che mi hanno segnalato i miei ragazzi è stata questa. Però ciascuno paga per le conseguenze delle sue azioni e la cosa buona della rete è che certe cose si vengono a sapere subito. La trasparenza è il più grosso bene che ci ha portato la contemporaneità”. E quanto alle presunte ricadute della crisi sul settore, ha aggiunto: “È vero che la crisi non c’è stata, ma per i grandi studi e o per i nomi più famosi. Perché la gente non vuole rischiare, quindi chi aveva una credibilità ha continuato a lavorare e forse ha anche aumentato il volume di fatturato. Chi voleva spendere cercava garanzie. Ma per chi si deve ancora inserire, di certo la crisi ha influito ed è stata avvertita come una fatica ulteriore”.