Dopo la notte di terrore nel cuore di Vienna – che è seguita a quella di Nizza in Francia con due donne e il guardiano della chiesa uccisi – ci si domanda che cosa stia accadendo in Europa sul versante del terrorismo. Per ora le informazioni, in particolare in Austria, sono ancora confuse. A quanto pare, un commando armato ha compiuto attentati coordinati in almeno sei punti del centro della capitale austriaca, compresa la zona della sinagoga. È di cinque morti il bilancio: quattro i civili uccisi, due uomini e due donne, tra cui una cameriera, più uno degli attentatori. Molti i feriti: cinque persone sono ricoverate in ospedale e sono in pericolo di vita, tutte sono state colpite da colpi di arma da fuoco.
Per cercare di raccapezzarci su quanto sta accadendo, mentre il mondo affronta una pandemia e una crisi economica connessa proprio all’emergenza Covid, abbiamo chiesto al giornalista Domenico Quirico de La Stampa – che ha vissuto in prima persona la terribile esperienza del rapimento da parte di fondamentalisti islamici in Siria - in che modo dobbiamo interpretare questa nuova escalation del terrorismo islamico.
“Purtroppo, non si può parlare di ritorno - ha premesso Quirico -, visto che il terrorismo dall’Europa non se ne è mai andato, anche se avevamo cercato di dimenticarlo. Dietro si nasconde una tattica. A seconda dei momenti storici e delle circostanze propende per atti di violenza singoli o organizzati o all’estero come occupazione di territori. In un momento in cui l’Occidente è particolarmente distratto e debole per la pandemia e l’economia in rovina, ritengono che sia utile sfilacciare le nostre società attraverso la paura. Quando è in corso una minaccia terroristica diventa tutto più complesso, dagli scambi di merci ai movimenti di persone. Su Vienna non mi sembra ci sia chiarezza, infatti ancora non si capisce se abbia agito un solo attentatore o un commando. E sento ancora parlare del terrorista solitario come se fosse uno strambo, un fuori di testa, un debole di mente che si abbandona a un gesto di ammazzamento. Invece pare che in questo caso si sia svolta una operazione militare complessa in una capitale europea che ha colpito in più parti della città. Solo che, a parte l’unico fermato, gli altri sembrano spariti nel nulla. C’è un grande punto interrogativo che mi sembra inquietante: non si è fatto o non si vuole fare chiarezza, per cui c’è qualcosa che non funziona”.
E proprio sulla figura dell’attentatore arrestato, un austriaco di origini macedoni (con doppia cittadinanza) che aveva dei precedenti penali: era stato condannato a 22 mesi alla fine di aprile 2019 in quanto membro di un gruppo terroristico e voleva andare a combattere in Siria e poco prima dell'attacco ha postato su Instagram una foto con in mano delle armi, Quirico ha spiegato:
“Il fanatico di nascita e crescita umana europea è ormai noto, un elemento consolidato da coloro che hanno combattuto al fianco delle truppe del Califfato o quelli che hanno colpito in modo così efficace a Charlie Hebdo o al Bataclan. Bisognerebbe, però, riflettere sulla biografia di queste persone che escono dai verbali di polizia. Prima di tutto sul fatto che mi lascia più perplesso: che la sintesi di cos’è un essere umano a 20 anni, in piena costruzione di sé, sia affidata solo al tizio della gendarmeria del quartiere periferico di Vienna. Quello che colpisce, poi, è che questo giovane avesse già dato segni espliciti di quello che voleva fare, cioè arruolarsi in Siria, e pubblicava foto con armi in pugno. Era anche già stato condannato, ma fatto uscire e affidato a quei servizi di cosiddetta 'rieducazione'. Su queste realtà è stata portata avanti molta letteratura scientifica davvero incredibile. Questo è il sistema con cui li ‘disintossichiamo’ dal fanatismo. Ma l’estremismo religioso non è un problema psicologico o di disturbo mentale, come qualcuno ha cercato di far credere. Se metti queste persone nelle mani dello psichiatra che lo porta ogni giorno a fare esercizi su quanto è buona la nostra società e quanto è cattivo l’estremismo islamico non ottieni la rieducazione come i contadini di Mao. È una cretinata, perché non si è capito il senso stesso di questo tremendo progetto che ha un rapporto reale con la dimensione del divino e purtroppo è sanguinario. Quanti soldi, energie e stupidaggini sono stati spesi in questa idea peripatetica di rieducare il terrorista”.
Infine, sul tema dell’immigrazione, Domenico Quirico non ha cambiato idea rispetto alle posizioni espresse anche in passato e cioè che non è dai barconi che arrivano i terroristi islamici.
“Lo penso da tempo e non cambio idea dopo che l’attentatore di Nizza era arrivato attraverso quella strada. Se pensiamo a quanti migranti sono giunti dal mare e ce n’è solo uno che ha compiuto un atto terroristico, la questione delle proporzioni distrugge qualsiasi necessità di perder tempo in questo discorso. La questione non è aprire o chiudere. La migrazione è iniziata nel 2011 e siamo al 2020 ancora a cercare una strategia. Prima con il pugno di ferro salviniano, poi con il guanto di velluto ipocrita di quelli venuti dopo Salvini. Quel che si può dire al riguardo e che appare evidente è che il problema di non avere una strategia su un evento storico come la migrazione nel terzo millennio suona a campana a morto per coloro che hanno gestito la politica italiana e europea dal 2011 a oggi”.
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