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La droga dell’Isis passa
dall’Italia in cambio della pace

  • di Moreno Pisto Moreno Pisto

1 luglio 2020

La droga dell’Isis passa dall’Italia in cambio della pace
Servizi segreti, carabinieri infiltrati, giornalisti ben informati lo dicono tra le righe, lo ammettono a denti stretti: l’Isis in Italia non colpisce perché c’è un accordo con la camorra, la mafia, la ‘ndrangheta. Pace in cambio di libertà di movimento di armi e di droga. È il fattore M, il fattore mafia, ed è uno dei motivi per cui in Italia non abbiamo mai avuto il nostro Bataclan

di Moreno Pisto Moreno Pisto

No, non è per le strategie di Alfano quando era ministro degli Esteri. E manco per Gigino Di Maio. Non è grazie a loro se in Italia non abbiamo mai subito un attacco terroristico. Il merito è (anche) di chi aveva permesso al camion - che avrebbe trasportato le 14 tonnellate di droga dell’Isis - di passare dal nostro Paese, di ricoprirlo di anfetamine e attraversarlo come coltello nel burro a temperatura ambiente. Servizi segreti, carabinieri infiltrati, giornalisti ben informati lo dicono tra le righe, lo ammettono a denti socchiusi, lo sussurrano spesso (Saviano per esempio, aspettiamoci un suo pezzone su Repubblica): l’Isis in Italia non colpisce perché c’è un accordo sottobanco con la camorra, la mafia, la ‘ndrangheta, soprattutto la ‘ndrangheta. Pace in cambio di libertà di movimento. Non solo di droga ma anche di armi. Questa volta il carico è stato beccato, ma chissà quanti passano inosservati. 

Faccendieri, servizi deviati, capimandamento, imprenditori in giacca e cravatta. Londra. New York. Sud America. Siria. Iraq. San Luca. Napoli. Se non l’avete visto guardatevi Zero zero zero su Sky. Quello che vedete nelle serie tv è romanzato, ok. Ma una base di verità c’è eccome. Lo abbiamo scritto anche qui: i grattacieli della Milano bene probabilmente sono stati fatti in Calabria. C’è una scena emblematica in Gomorra - La Serie, ed è quando la madre di Genny viene a Milano per gestire gli affari del marito arrestato e, indicando le nuove costruzioni, dice al figlio proprio questa cosa: guardati intorno, quei palazzi li ha tirati su tuo padre. La malavita in Italia conta, pesa, dà permessi, facilita passaggi, e in cambio chiede piaceri, soldi e a volte la pace. Non lo fa per puro spirito di solidarietà, sia chiaro. Anche un solo attentato significherebbe un aumento vertiginoso dei controlli sul territorio. La presenza delle forze dell’ordine si farebbe ingombrante, probabilmente si cercherebbe di venire a capo della provenienza di armi, esplosivi. Le piazze di spaccio ne risentirebbero, gli affari crollerebbero. È questo il vero interesse che sta dietro questa efficacissima opera di diplomazia. L’Italia è terra di confine, troppo strategica per impuntarsi, troppo importante per gli affari dello Stato Islamico, per farne una questione di principio. Niente attentati, ma ci lasciate passare. Ne perderemo un po’ in propaganda, ma il saldo è in attivo. Questo è il ragionamento dello Stato Islamico.

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Certo, In Italia abbiamo anche degli ottimi servizi segreti e una buona parte del merito se non abbiamo mai avuto un Bataclan o una bomba in metro, va sicuramente riconosciuto anche a loro. Ma c’è pure il fattore M. Il fattore mafia. Immaginate anche solo un cane sciolto che voglia prendere un furgone, caricarlo di esplosivo, o assicurarsi un’arma da portare con sé per difendersi dopo aver investito ignari cittadini in una festa di Paese (come è successo in altre parti di Europa): comunque, per portare a termine il suo progetto assassino, dovrebbe movimentare armi, cercare un complice, in ogni caso esporsi. Ecco, in Italia non puoi farlo senza far arrivare la voce a qualcuno. Potete non crederci che funzioni così, potete non fidarvi, ma così è (anche se non vi pare). 

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