Violeta Benini è una donna solare, ironica che abita tra le colline pisane, ma è anche un’ostetrica, una Divulvatrice (presto capirete il perché) e un’esperta in sessualità consapevole che ha deciso, grazie alla sua laurea in ostetricia, ai corsi di formazione e allo studio sul campo, di occuparsi della donna nella sua totalità per aiutarla ad aumentare la consapevolezza di sé e a ritrovare il proprio equilibrio.
Si occupa anche della rieducazione e riabilitazione del pavimento pelvico, con maggior interesse per il dolore pelvico e le disfunzioni sessuali e, negli anni, ha addirittura ideato un metodo per la rieducazione pelvica: esercizi mirati per la rieducazione funzionale dei muscoli del perineo per portarli a funzionare nel modo corretto nella quotidianità.
Ha inoltre una grande collezione di sex toys che usa per il suo lavoro e si definisce la “guru delle coppette mestruali”, ne possiede addirittura più di 130 pezzi. Per la casa editrice Fabbri, ha scritto il libro Senza Tabù, con le illustrazioni di Erica Mannari: un manuale che raccoglie tutte le nozioni più importanti e utili sulla sfera sessuale e che può diventare uno strumento valido per gli adolescenti per poter crescere senza tabù. Ma non solo, anche gli adulti possono consultare questo libro e, magari, iniziare a intrecciare un dialogo più libero con i propri figli.
Tu sei un’ostetrica atipica, nel senso che non segui gravidanze né fai nascere bambini, ma hai scelto di fare divulgazione e consulenza. Spiegami questa scelta.
Già prima di laurearmi mi occupavo di questi temi, scrivendo per Pianeta Mamma, poi appena laureata e aperta la partita Iva, ho deciso di fare assistenza alla gravidanza, parti in casa, però avevo anche già iniziato a parlare di mestruazioni, coppette mestruali... avevo iniziato anche a parlare di sessualità, ma non c’ero riuscita. Mi mancava ancora un seguito o la modalità giusta per farlo. Poi per due anni non ho lavorato come ostetrica per miei problemi personali e quando ho ripreso a lavorare è stato grazie alla collaborazione con un Sexy Shop che mi aveva chiesto di condurre degli incontri sul pavimento pelvico e sulla sessualità, da quel momento mi sono lanciata e ho iniziato a parlare in maniera più approfondita di queste tematiche, organizzando incontri sul sesso, sul piacere femminile, sul pavimento pelvico... ed è una strada che mi piace e che mi dà molte più soddisfazioni, anche perché noto che c’è molto bisogno di professionisti che ne parlino e, d’altronde, nella maniera in cui lo faccio io, credo che non lo faccia quasi nessuno.
Il tuo libro Senza Tabù è una guida illustrata che racconta la sessualità. Com'è nata quest’idea?
L'idea del libro è nata in una mattina. Io avevo già in mente delle idee per un libretto che andavano crescendo e che si andavano modificando, ma il progetto a cui pensavo era molto più frivolo diciamo, da fare sempre con Enrica Mannari, una specie di VulvaMandala, all'interno del quale aggiungere testi. In seguito, si era trasformato in bodypositive e invece una mattina mi si è concretizzata l’idea di un libro sull’educazione sessuale per adolescenti e nel giro di dieci minuti ho creato l’indice e l’ho comunicato ad Enrica. Credo che la spinta per il mio cervello sia stata la frase ricorrente che mi dicono le mie follower “se lo avessi saputo prima”, quindi è un libro che parla di sessualità, di consenso, di amare e conoscere sé stessi, il proprio corpo, i propri limiti e i limiti altrui, perché la mia idea di base è se non conosco come funziona un corpo, com’è fatto, che cosa dà piacere, difficilmente andrò a cercare cosa mi dà piacere. Per quanto riguarda il titolo, la casa editrice Fabbri mi faceva delle proposte e io dicevo sì e no, poi è arrivata mia sorella Veronica Benini, che è una strategist e che fa anche questo di lavoro, nel senso che trova idee, ha accorciato il titolo che era lunghissimo tipo manuale della sessualità... che finiva con senza tabù, ed è rimasto solo Senza Tabù. Il sottotitolo è stato invece un rimaneggiamento di una mia frase sotto consiglio di una psicologa che suggeriva appunto: cos’è che vogliono sapere gli adolescenti? Come sono fatti e come funzionano.
Riprendendo il titolo del tuo libro, ti chiedo: quali tabù ci portiamo appresso e se, secondo te, hanno a che fare con l’educazione che ci è stata impartita da piccoli?
Allora di tabù ce ne sono ancora tantissimi e possono essere veramente variegati perché una persona può sentirsi libera su alcuni aspetti e meno libera su altri e di per sé questo non comporterebbe alcuna difficoltà, ma se questa stessa persona si relaziona magari con una che ha determinati gusti o prova determinati piaceri, ecco lì potrebbero nascere delle difficoltà. Ciò può dipendere molto dall’educazione che ci è stata imposta, ma dalle testimonianze che mi arrivano le mamme che mi seguono e che hanno dei figli adolescenti con cui magari vorrebbero affrontare determinati discorsi, pare che a una certa età possa sopraggiungere una difficoltà nel parlare di certi temi con i genitori oppure è plausibile l'idea che certi tabù possono essere impostati anche dalla società che ci circonda.
Quanto conta oggi fornire un’informazione adeguata al fine di renderci delle persone consapevoli sia del nostro corpo che della nostra identità?
La situazione attuale è veramente penosa. Le informazioni che circolano sia tra gli adolescenti che tra gli adulti sono veramente scarse, spesso anche fra i professionisti. Spesso si hanno dei figli poco informati perché i genitori, a loro volta, sono poco informati. L’essere informati è una cosa che ti cambia la vita. Ti dico, i feedback che mi arrivano da chi mi segue sono strepitosi e non sai quante donne mi dicono che hanno iniziato a non vergognarsi più del loro corpo, che hanno iniziato a dialogare con i propri compagni e che stanno riscoprendo più piacere proprio perché hanno intrapreso questo percorso su sé stesse.
Tu hai aperto un profilo social su Instagram che ha molto seguito. Su cosa vertono maggiormente i contenuti che proponi e chi sono i tuoi follower principali?
Secondo i miei dati Instagram dei miei follower: il 94% sono donne e il 6% sono uomini. Non so a che percentuale risalga la quota gender queer, non binari quindi, perché Instagram non si è ancora aggiornato su questo aspetto, ma in generale mi seguono maggiormente le donne che vogliono ricevere determinate informazioni. I contenuti li scelgo perché magari quel giorno mi va di parlare di una determinata cosa o perché magari ho fatto una consulenza a una persona che aveva bisogno di parlare di una sua determinata difficoltà oppure molti contenuti nascono per contrastare delle informazioni sbagliate che sento in giro.
Secondo te l’educazione sessuale dovrebbe essere materia fissa nelle scuole?
Non solo quella sessuale, ma anche quella affettiva, quella civica. Io credo che ancora oggi molte persone adulte abbiamo difficoltà a parlare di sessualità. Ti racconto la mia esperienza. Io ho fatto a Trento degli incontri di educazione sessuale nelle scuole. Con me c'era una psicologa, ma ti dirò che questi incontri non sono bastati a spiegare nulla perché io lì non facevo educazione sessuale, facevo educazione sanitaria, cioè spiegavo come nascono i bambini, come evitare che nascano e come evitare di prendersi malattie.
Cosa ne pensi della tampon tax?
Non so se verrà mai eliminata perché sono tanti i soldi che giungono nelle casse dello Stato. L'assorbente è un oggetto al quale le donne che mestruano non dovrebbero affatto rinunciare, anzi vi dovrebbero accedere molto più facilmente, soprattutto le fasce economiche che non possono permettersi di acquistarli.
Secondo te perché non si parla così tanto di ciclo mestruale? C’è un pregiudizio nei confronti delle donne?
Perché riguarda sempre qualcosa di intimo, come i genitali, e ti dirò che spesso sono le stesse donne che non ne parlano per pudore.
Com'è cambiata la concezione del corpo delle donne rispetto a un decennio fa? Ci sentiamo più libere?
Io credo che da un lato siamo ancora molto legate perché i condizionamenti sono ancora tanto presenti: che vestiti indossare, la forma che deve avere il corpo, una persona deve sentirsi scolpita per sentirsi più bella, depilarsi. Poi con l’avvento dei social, delle pubblicità che si vedono in televisione e quant’altro le cose si sono un po’ complicate. Bisognerebbe capire che mostrarsi per quello che si è, va bene.
Noi donne siamo ancora troppo condizionate dallo sguardo maschile?
Spesso il giudizio arriva da persone dello stesso sesso, quindi da altre donne, ma anche i corpi maschili vengono giudicati parecchio, anche se le donne molto di più. Ad esempio, su di noi si pensa che se abbiamo ottenuto un lavoro è perché siamo scese a compromessi o perché ci siamo vestite in maniera provocante; se conduciamo una trasmissione televisiva è perché siamo belle e non brave. È come se ci fossero, in base al contesto, discriminazioni diverse, ma non ne farei una questione di differenza tra i sessi, piuttosto di mentalità, di cultura.
Cosa farai nell’immediato futuro?
Sto scrivendo un altro libro non solo per le donne, ma per le persone in generale, perché io cerco di avere una comunicazione abbastanza inclusiva, e sto organizzando dei corsi online che riguardano sempre la salute attorno ai genitali, il pavimento pelvico, la sessualità.