Quanto difficile è decidere di smettere per un campione come Valentino Rossi? Per Vittorino Andreoli non solo è difficile, ma è proprio un lutto.
Per il celebre psichiatra, sentito dalla Stampa, Valentino Rossi “non ha stima di sé, diciamo così, «nudo», ma sempre sopra una motocicletta. Il significato della sua vita è stare su una moto, anzi probabilmente si ci trova più a suo agio che su una poltrona. A un certo punto, il cavallo su cui è issato, la sua moto, sparisce. Il risultato è il lutto di sé, la sensazione di non essere più nessuno, di non contare più niente. Il lutto di sé vuol dire morte, percezione della fine”.
Se ritirarsi è un lutto, come si fa a elaborarlo? Per Andreoli, serve l’immaginazione: “L’immaginazione è la rappresentazione di una realtà futura. È Valentino Rossi che, mentre è ancora sulla moto, pensa a cosa sarà Valentino Rossi senza moto. Alcuni ci riescono, altri no: sono quelli che non mollano mai. Penso a Gigi Buffon: credo che non si ritiri perché non sa immaginarsi se non fra i pali. In Francia, da anni, i dipendenti pubblici che vanno in pensione iniziano la psicoterapia un anno prima di farlo”.
Quindi la soluzione non è, come si potrebbe credere, non pensarci: “Per vincere il lutto bisogna immaginare una vita diversa. E non è facile. Se io dico a un amico che sto diventando vecchio, quasi sempre la risposta sarà: non pensarci. Sbagliato. Invece devi proprio pensarci. Anche in questo caso, beati i Nessuno, perché certamente ritirarsi spaventa più Valentino Rossi che l’operaio alla catena di montaggio”.
Per concludere, dunque, un consiglio che vale non solo per quelli come Valentino Rossi, ma per tutti: “Anche se vivete nel presente, pensate al futuro”.