Probabilmente non ve ne frega niente, probabilmente non l’avete mai letto, probabilmente Giuliano Ferrara non vi ricordate chi sia o se ve lo ricordate vi sta pure sulle balle, ma oggi sono 25 anni - 25 - dal primo giorno in cui Il Foglio è arrivato in edicola. 25 anni fa i quotidiani erano già in crisi, ma non come adesso, e Ferrara - intellettuale incredibile, penna inarrivabile, grasso come pochi, libero come pochissimi, manda in stampa questo giornale fatto di 4 fogli. Tutto scritto, tutto di opinioni, al massimo una vignetta. Ciccione nei contenuti, smilzo nella foliazione. Se nel giornalismo è sempre esistita la diatriba tra fatti e opinioni Il Foglio si è subito schierato per le seconde. Con lungimiranza, tra l’altro, perché i fatti, ahinoi, sono scomparsi da qualsiasi media oramai.
Il Foglio piano piano è cresciuto. Da 4 pagine a 8, poi di più, l’inserto del sabato, imperdibile, una delle cose più curate, meglio scritte degli ultimi 25 anni appunto. L’impaginazione, rigorosa. Una foto per ogni articolo, quella giusta. E le rubriche. Ohiohi le rubriche: splendida quella di Andrea Mercenaro, poche righe quotidiane per perculare chicchessia; meravigliosa quella di Milani, Innamorato Fisso, una supercazzola d’amore continua; godibilissima quella del viveur Carlo Rossella, una frase, un riferimento a qualche nobile decaduto e tu stai già meglio.
Potrei continuare così per quasi ogni pezzo e fare qualche critica solo alla rubrica di Sofri, un po’ pesantuccia, e anche a quella del Ratzingeriano Longoni, però riequilibrano i pesi, ci stanno, dato che i pesi in un quotidiano fondato da Ferrara sono importanti. Che è un genio l’ho già detto? No. Ecco, l’ho detto. Lo è. Ha inventato gli editoriali firmati con un emoji quando gli emoji non esistevano, lui è l’elefantino. E a un certo punto si è sfilato, ha preso il giovane più promettente e lo ha messo al suo posto, Claudio Cerasa, che invece si firma con una ciliegia, che cerasa questo vuol dire ma non mi ricordo in quale dialetto. Venticinque anni per un quotidiano sono tantissimi oggi giorno, e m’importa niente se è andato avanti con i contributi pubblici o meno, perché Il Foglio servizio pubblico lo fa davvero: apre punti di vista, punzecchia l’impuzzecchiabile, è incoerente nella coerenza di pensarla come gli pare. Ha pure figliato Il Foglio Sportivo e Il Figlio, su tematiche bambinesche. È una delle poche cose che quando leggo godo. Vi invito a sfogliarlo se non l’avete mai fatto. Vi invito a riprenderlo in mano se lo avete abbandonato, ad abbonarvi al sito se proprio la carta la trovate desueta.
E se nonostante il mio appello continueremo a leggerlo in 14 (è un modo di dire...), mi consolerà il fatto che saremo 14 persone sempre più libere, perché allergici alle ideologie e alle idee fisse, alle prese di posizione per partito preso e alle logiche comuni di intendere la realtà. D’altronde si sa, una persona libera vale il doppio, il triplo, il quadruplo, il quintuplo delle altre, sempre, in ogni situazione. Giuliano Ferrara non te l’ho mai detto ma io ti amo. E ti ringrazio per aver contenuto Il Foglio dentro di te per cotanto tempo e averlo partorito 25 anni fa.