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Pisto is Free

Ibra e Lukaku? Sono uomini. Nel bene e nel male. Punto

Moreno Pisto

27 gennaio 2021

Non c’entra il razzismo anche se le frasi dette in campo sono state razziste. È che Zlatan Ibrahimovic e Romelu Lukaku quando scendono in campo non si giocano soltanto una partita ma qualcosa di più ancestrale: il ruolo di leader all’interno di uno spogliatoio prima e di una città poi. Se non capite questo...

di Moreno Pisto Moreno Pisto

 

Se state li a pensare che Ibra sia stato razzista, volgare, se vi indignate di quello che ha detto a Lukaku, che sia “torna a giocare con i tuoi riti voodoo” o “I fuck you and your Mom” o “little monkey o donkey” o quello che è, be’ non capite niente di calcio (e non solo). Continuate a farvi belli su Twitter, a parlare dei trend del momento, a pensare al Grande Fratello VIP e a ordinare il vostro Deliveroo, ma vi prego non esprimete opinioni o giudizi sulla mega lite Zlatan Ibrahimovic - Romelu Lukaku nel derby di ieri sera.
Ibra ha detto qualcosa di pesante? Certo. Lukaku ha reagito di conseguenza? Giusto. Sono uomini, uomini come ne sono rimasti pochi, che si scontrano, si scornano, che ammettono la fisicità come caratteristica fondamentale per la soluzione di situazioni. Sono calciatori. Duri, carichi, pesanti, che in campo non si giocano solo una partita ma qualcosa di molto più importante e ancestrale: il ruolo di leader all’interno di un gruppo prima e di una città poi. Si giocano la dignità. Il diritto a essere riconosciuti come autorevoli. That’s it. 

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Dignità, che parola strana. In sti tempi di suk politici, di affaristi di bassa lega, di negazionisti da microfono e stalker da tastiera vedere due uomini che non si nascondono, che si mettono testa-testa, fronte-fronte, ossa contro ossa e si dicono quello che non vorranno mai ripetere in pubblico fa strano ve’? Eppure esistono. Lode a loro. Con Ibra che gli diceva “vieni nel tunnel” e cinque interisti che braccavano Lukaku per tenerlo a distanza. 
Per lo stesso motivo non sono mai riuscito a odiare Zidane quando tirò la testata nel petto di Materazzi, anzi l’ho trovato un colpo di scena degno del romanzo che è la sua carriera, la sua vita. Conte, l’allenatore dell’Inter, a fine partita l’ha detto: “Il derby è così, possono succedere queste cose. Ma mi piace vedere Lukaku bello sul pezzo. Ibra ha la cattiveria del vincente e Romelu sta crescendo anche da questo punto di vista, se si arrabbia mi fa solo che piacere”. 

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Dicono che tra Ibra e Lukaku i rapporti fossero già usurati. Dicono che ai tempi in cui giocavano insieme nel Man United un Ibra già leader sfidava un Lukaku ancora giovane, per tirargli fuori un po’ di fame che gli mancava. Ieri Lukaku ha reagito dimostrandogli che ha imparato la lezione. Bene così. Se invece voi, anche nelle situazioni in cui l’adrenalina è al massimo e la tensione è intensa riuscite a controllarvi, che siate beati. Che vi si aprano le porte dei cieli. Ma qui siamo nella dannata terra e se in questo mondo di mezzo qualcuno pecca dimostra solo una cosa: di essere umano. Non c’entra il razzismo, anche se le frasi dette in campo sono state razziste e pesanti e non giustificabili, ma c’entra tutto il resto. Senza il contesto continueremo solo a fare i perbenisti e ormai abbiamo capito che il perbenismo non fa bene a nessuno. 

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