Chris Pfeiffer, classe 1970, si è tolto la vita in seguito a una grave depressione. Per chi ha visto un suo show dal vivo è stato un pugno allo stomaco, per chi è capitato per caso in uno dei (tanti) video su YouTube anche. Maurizio ‘Pera' Perin, una delle tre persone al mondo a fare un backflip con un buggy, lo conosceva bene e ci parla di lui.
Maurizio! Qual è il tuo primo ricordo di Chris?
“È una vita che faccio spettacoli per Eicma, ho cominciato che c’era ancora la fiera in centro a Milano, lì facevo gli spettacoli in bicicletta con Vittorio Brumotti. Poi io sono passato alle moto ed Eicma è arrivata a Rho. Lì è venuto anche Chris Pfeiffer, l’avevo visto in video. Io facevo lo show con la moto da trial e lui arrivò con questa BMW. Ogni anno ci rivedevamo a Eicma, per me è sempre stato un idolo. Avevamo la stessa età, entrambi del 1970, e da quando ho iniziato a fare il flip col buggy ci sentivamo spesso, gli piaceva”.
Chi era Chris Pfeiifer?
“È stato un campione di enduro, veniva da lì. Nel duemila ha mollato con le gare e ha cominciato con lo stunt riding. Gli piaceva il pubblico, tanti fanno quello sport ma nessuno aveva il suo stile. Io sono vecchia scuola come lui, i ragazzi nuovi guidano in maniera diversa. Chris aveva grande eleganza, una classe pazzesca. Ora sono molto tecnici, conta che per loro è un contest. Invece Pfiffer ci metteva l’anima, quando veniva ad Eicma la gente diventava matta. Ti prendeva, sapeva come catturare completamente la tua attenzione. Nel 2015 si era ritirato per un problema alla schiena ma continuava ad andare, mi pare avesse battuto un record. Ci sono rimasto davvero male, non l’avrei mai detto. Lui con BMW ha girato il mondo, era famosissimo, mollare così di colpo… Mi mandava i video in cui spalava la neve facendo i burnout con un buggy. Io rispondevo con dei video assieme al mio socio: lui con lo snowboard e una corda in mano, io sul buggy a tirarlo”.
C’è una sua esibizione che ti ha fatto dire ‘d’accordo, questo è uno speciale’?
“Ce un video su YouTube… Quando l’ho visto mi ha proprio preso. Era il campionato del mondo di stunt riding, lui aveva una Ducati - questo prima di passare a BMW - e una moto da trial. Faceva tutta una serie di numeri con questa Ducati e poi li ripeteva sulla moto da trial senza la ruota davanti. Quel video è stato incredibile per me. Io facevo ancora gli spettacoli con la BMX e quando l’ho visto fare questi numeri sono rimasto veramente colpito. Poi lo facevo vedere praticamente a tutti. Al tempo quella roba era fatta solo da professionisti, non c’erano video girati coi cellulari”.
E negli ultimi tempi, che spettacoli erano i suoi?
“Pfeiffer aveva un repertorio in cui teneva 20 minuti di show con un numero diverso dall’altro di continuo, sempre a manetta. Ed è veramente difficile fare venti minuti così, in molti ripetono i trick, lui invece non lo faceva mai. Ultimamente faceva solo uno show con la BMW e non c’era un numero uguale all’altro. Io riesco a farli sempre diversi cambiando tre o quattro mezzi, lui ci riusciva con una moto sola. Ma parliamo sempre di un fenomeno”.
E tu? Qual è il tuo show?
“Ad aprile torno con il buggy flip a Pontedera e poi ho uno show in Belgio. A proposito di Pfeiifer, cinque anni fa sono andato in Cina a fare un buggy flip e lì per un momento mi sono sentito come lui. Per loro era come vedere un alieno: Eravamo fuori da un autodromo per una grande festa di CF Moto, che produce anche la linea Duke di KTM e di cui sono importatore italiano. Lì uscivo la sera, andavo al ristorante e mi chiedevano l’autografo. A me, capito? Lui logicamente è sempre stato di un altro pianeta, ma dico la verità. C’erano due austriaci che mi hanno detto che avevo il suo stile ed è stato veramente bello. Di solito nel mio show faccio questa cosa in cui passo dalle moto stradali ad un Harley, uno Sportster XR 1200. Ci salto sopra e ripeto buona parte delle cose fatte con la moto normale, la gente rimane così. L’ultima volta è anche saltato il motore. Il problema è che non prende aria, ho due ventole che tirano a tutto andare ma la mando in ebollizione tutte le volte”.
Perché fare stunt riding?
“Dopo lo show, quando tolgo il casco, la gente viene a conoscermi perché capiscono che non ho vent’anni. Magari arriva qualcuno che ti dice che certi numeri li faceva col Ciao e sei contento di essere un po’ il matto che lo sta facendo ancora. Io negli anni Ottanta correvo con la BMX e andavo anche forte, ero in una squadra con cui facevamo gli europei, i mondiali… ogni tanto mi capita di beccare qualche coetaneo che faceva BMX. Ma sono l’unico, credo, a fare sta roba a quest’età. E non lo faccio neanche più di mestiere, è una passione. Penso che per Pfeiffer fosse lo stesso. Ad Eicma, mentre faceva lo show magari io mi trovavo dentro all’arena. Arrivava con uno stoppie lunghissimo e ti prendeva in giro, rideva: gli piaceva, si divertiva. Io adesso faccio lo stoppie kiss, ma il primo a farlo è stato lui”.
A proposito: la ragazza con cui fate lo stoppie kiss è sempre la stessa?
“Beh, lui di sicuro sempre diversa! Sai, girando il mondo…”
Ne ha dati, in giro, di stoppie kiss…
“Eh, sicuro. A me è capitato in Cina che c’era la figlia della mia compagna, è una ragazza carina: ho messo lei a farlo e mi veniva anche bene, perché lei è alta: mi avvicino, le dò il bacio e via. I cinesi hanno visto lo show, si sono esaltati e hanno messo lì una ragazza famosa per loro. Era troppo piccola però! E poi si spaventava, quando l’unico segreto è che la persona a cui vai incontro deve stare ferma… rischiavo di cappottarmi con la moto. Sai, Chris Pfeiffer me lo immagino in giro per il mondo a dare baci”.