Il dibattito sulle maxienduro è uno degli argomenti che scaldano di più al bar in cima al passo.C ’è un buon motivo se è così: sono le regine indiscusse del mercato, abbastanza comode per i viaggi e sufficientemente veloci per divertirsi tra le curve. Se a questo ci aggiungiamo la possibilità di andare in fuoristrada, è chiaro che lo status di moto totale è veramente vicino. Peccato che non si possano usare in pista (in molti circuiti sono semplicemente vietate, al di là del pilota che le guida) e che in qualche modo si siano guadagnate la fama di SUV delle due ruote. Perché hanno tanta potenza, tecnologia raffinata e poi vengono usate per l’aperitivo delle sette.
Inutile dire c’è anche chi ha preso alla lettera la parola maxienduro, come Kirian Mirabet: lo yutuber spagnolo ha un rapporto decisamente importante con la sua Honda Africa Twin 1100, con la quale ha messo in rete evoluzioni di diverso tipo. Stavolta, con tanto di valigie caricate sulla moto (vuote però!) si è cimentato in un backflip: “Volevamo fare qualcosa di diverso e originale da tanto tempo, è stata un’idea abbastanza folle”, ha raccontato. Per riuscirci è andato a La Clua, un circuito di motocross in Catalogna, dove ha raccolto i consigli di Sebastian Westberg: “Sai impennare? - gli ha chiesto il freestyler - allora è facile: parti come se stessi impennando, poi tiri indietro e dài gas. La moto comincerà a giare e quando vuoi fermarla lavori con il freno dietro”. Facilissimo da dire. Kirian non era particolarmente sereno all'idea, però ha provato lo stesso e ci è riuscito al suo primo tentativo. Oltre la rampa però, aveva preparato la classica vasca di gommapiuma con cui i piloti si esercitano nei salti. Il backflip è andato, ora manca l’atterraggio. Ancora una volta però il messaggio è chiaro: non è la moto che fa il pilota, è il pilota che fa la moto. Lanciarsi in un backflip con una Maxienduro da 240 Kg ne è l’ennesima prova.