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Andrea Ferraresi, Ducati: “Una sportiva con linee in stile 916? Perché no. La moto elettrica arriverà, lo scooter è lontanissimo”

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

5 marzo 2022

Andrea Ferraresi, Ducati: “Una sportiva con linee in stile 916? Perché no. La moto elettrica arriverà, lo scooter è lontanissimo”
A Borgo Panigale l’idea di vincere nel deserto è un sogno che sta diventando obiettivo, ecco perché Ducati ha portato, ad un evento sulla Dakar a Cortina d’Ampezzo, la nuova DesertX. Ne abbiamo approfittato per parlare con Andrea Ferraresi, Direttore del Centro Stile Ducati, che racconta il marchio dalla MotoGP all’elettrico passando per le possibili novità heritage del brand

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Ducati vuole vincere il mondiale, ma non si accontenta. A Borgo Panigale vogliono ricordare al mondo di quell’azienda bolognese che ha vinto nello stile, nelle corse e anche in fuoristrada, dandosi l’unica regola di costruire oggetti che fossero veloci sì, ma anche belli. Perché se vuoi che la gente si innamori di una moto puoi farlo soltanto in questo modo. Per questo Andrea Ferraresi, Direttore del Centro Stile Ducati assieme ad Angelo Marino (Brand & Communication Manager) ha portato una Ducati DesertX a Cortina d’Ampezzo per l’evento Off Road Dakar & Design. Ne abbiamo approfittato per scambiare due parole, partendo da Ducati Unica per arrivare al primo scooter del marchio che, dicono, è molto più lontano di quanto si possa pensare.

Ducati Unica: è corretto dire che siete il primo brand moto ad offrire un servizio così incentrato sulla personalizzazione?

“Direi di si. Il cliente viene da noi, entra al Centro Stile e parla con me. Ci scambiamo i numeri, ci mandiamo i WhatsApp e costruiamo insieme la moto: siamo gli unici a farlo”.

Quanto può costare una moto così?

“È molto, anzi estremamente variabile. Questo perché Ducati Unica si applica a tutte le moto del marchio, compresa Scrambler. Se parti da lì più di tanto non sali, ma se la base è una Ducati Panigale Superleggera il discorso cambia. Diciamo che si può arrivare ad un cinquanta percento in più rispetto al prezzo”.

Probabilmente un domani ci arriveranno anche altri, essere i primi però è sempre un vantaggio.

“Ducati in questo momento è uno dei pochi brand che lo può fare, forse è l’unico. Per farlo devi avere uno status, dipende anche dai tratti caratteristici del marchio. Io sono convinto che alle persone che entreranno a far parte di questo progetto la cosa più importante sarà l’esperienza, l’idea di costruire la moto insieme a noi. Poi ovviamente essendo un oggetto unico ha anche un valore destinato a crescere nel tempo. Più della moto è l’esperienza che fai, che ti segna: venire in Ducati e costruirla per sé è qualcosa di molto affascinante”.

Quelli bravi con il marketing dicono che se costruisci qualcosa la senti più tua.

“Esatto, è tua al duecento percento. Abbiamo lavorato molto su questo. Vorremmo che le persone che decidono di costruire la loro Ducati Unica possano farlo attivamente, parlando con noi”.

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Un post condiviso da Ducati Motor Holding (@ducati)

Un’altra scelta di stile che ha fatto molto parlare è la nuova livrea Ducati in MotoGP, un rosso tradizionale che richiama al passato. Perché?

“È il Rosso Ducati. È la prima volta nella storia che lo usiamo da quando corriamo in MotoGP. È un modo per affermare ancora di più che Ducati Corse è Ducati. Le corse sono parte del nostro dna, vogliamo sottolineare che quella moto lì è una Ducati che arriva da Borgo Panigale”.

Nello stesso anno - probabilmente non sarebbe successo nemmeno se vi foste messi d’accordo - lo ha fatto anche la Ferrari con la F1-75. È un bel segnale.

“Chiaramente non ci siamo messi d’accordo, però è importante ricordare che il mondo delle corse è parte dell’azienda, che c’è un legame tra il mondo della produzione in serie e quello dei prototipi. Anche perché il rosso, storicamente, è sempre stato il colore dell’Italia nelle competizioni”.

A proposito: delle otto moto che avete in pista quest’anno qual’è la più bella?

“La più bella è la nostra”.

Ovviamente. E tra le altre sei?

“Non lo posso dire, ho un’opinione personale però. Secondo me Gresini ha fatto un azzardo, perché presentarsi con una moto azzurra con quei tocchi di rosso è un bell’azzardo. Ma non hai dubbi, se sei in tribuna o vedi la gara in televisione, quando la vedi arrivare sai che è una delle loro. Se la sono giocata così, però è una bella livrea”.

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Un post condiviso da Gresini Racing (@gresiniracing)

Parliamo di MotoE: quanto è diverso disegnare una moto elettrica rispetto ad una tradizionale?

“Nelle moto elettriche l’aerodinamica è fondamentale, lo è anche di più rispetto alle moto tradizionali. D’altronde la resistenza aerodinamica, il Cx, incide sull’autonomia. Un altro parametro importante è la distribuzione dei pesi, avendo tutto il peso delle batterie caricato sull’anteriore devi cercare di bilanciare la moto facendo sedere il pilota in una certa posizione, quindi anche l’ergonomia è molto importante. Altro discorso poi, a questo la gente magari non pensa, è che bisogna ricercare un ottimo raffreddamento delle batterie, quindi serve una superficie radiante molto ampia. A parte questi elementi, ergonomia e aerodinamica,  non ci sono differenze enormi. Anche se il serbatoio non è più un vero serbatoio”.

In una Ducati di oggi come si mescolano tecnica e stile? Sembra un po’ l’eterno compromesso con cui deve fare i conti un designer.

“Nel corso degli anni il bilanciamento si è un po’ spostato. Quando sono entrato in Ducati, vent’anni fa, c’era molta bellezza e qualche compromesso sulla funzionalità, cosa che adesso non avviene più. Se prendi un Multistrada funziona perfettamente, se prendi un Panigale V4 è praticamente una moto da corsa. I valori aziendali di Ducati sono Style, Sophistication, Performance e Trust, e lo stile è sempre il primo che nominiamo. Ad ogni modo c’è un’attenzione fortissima alla funzionalità. Per noi che facciamo questo mestiere la vita è un po’ più difficile”.

Immagino di sapere qual è, ma te lo chiedo lo stesso: la Ducati più bella di sempre?

“La risposta è veramente scontata: Ducati 916, non ce n’è”.

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La Ducati 916 di Massimo Tamburini esposta al Museo Ducati

Hai raccontato che la Desert X è nata quando avete chiesto ad un ragazzo in Ducati di disegnare la moto dei suoi sogni. Quale sarebbe la tua moto dei sogni?

“Un Monster. Un Monster con dei tratti inequivocabilmente suoi, ma molto moderno. Dimentichiamoci una cosa nostalgica, guardiamo avanti. Ma sarebbe dirompente come quello di Galluzzi”.

Con DesertX tornate a lavorare su di una moto heritage, quindi modernissima nei contenuti ma classica nello stile. Pensi che l’heritage Ducati potrebbe arrivare anche nel segmento delle sportive? Penso ad una Supersport con linee da 916, da 749…

“Potrebbe. Secondo me Ducati ha tutte le carte in regola per giocare nel segmento heritage con una gamma ampia, che può andare dallo sportivo all’urban. Penso che l’operazione Scrambler si possa declinare su altri modelli, c’è spazio. Quando abbiamo fatto le Sport Classic (2004, ndr.) eravamo un po’ troppo in anticipo sui tempi, adesso invece si potrebbe tornare in quel segmento lì”.

La prima Ducati sportiva elettrica?

“Ma l’hai vista? Ce l’abbiamo già! (ride, ndr.) Ducati ha sempre portato su strada lo sviluppo nato dalle corse, ed è chiaro che l’esperienza che stiamo facendo per la MotoE ci porterà a questo. Ma non adesso”.

E lo scooter? Prima della moto elettrica?

“Lo scooter è molto lontano, molto difficile. La MotoE - questo è il nostro statement ufficiale - arriverà entro la fine del decennio. C’è un problema di densità di energia delle batterie, ovvero quanti kWh per chilo di batterie riesci ad ottenere. Ad oggi il compromesso tra prestazioni e autonomia è ancora troppo sbilanciato, per fare una Ducati non possiamo accontentarci. Rispetto a cinque anni fa la tecnologia è cresciuta moltissimo, ma ancora non ci siamo. Poi c’è anche da chiedersi se il cliente Ducati la vorrebbe, ma questo è un altro discorso”.

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