Il Pure&Crafted Festival è un evento che BMW Motorrad porta avanti dal 2015, inizialmente pensato per spingere la gamma NineT e poi degenerato - come tutte le cose che funzionano - in qualcosa di più grande. L’edizione 2021, organizzata su due giorni, è arrivata dopo un anno di pausa imposto dalla pandemia, con tutti gli oneri (sicurezza, green pass, mascherine) e gli onori che un evento del genere comporta. La grande regola di BMW è stata una: non facciamo un evento BMW. Le moto ci sono, si possono anche provare, ma probabilmente in molti, tra concerti e spettacoli, non se ne sono nemmeno accorti.
La libertà spiegata facile
Se hai passione per le moto non la devi spiegare perché non ti importa che la gente capisca. Ma se quella passione la vuoi trasmettere è tutto un po’ più complicato. Ecco perché viene facile pensare a Tim Diehl-Thiele, capo della comunicazione di BMW Motorrad, mentre pensa ad organizzare un evento che trasmetta l’amore per il motociclismo anche a chi non è mai salito neanche su di una bicicletta. Lui, d’altronde, si presenta al Pure&Crafted con giacca in pelle, braccia tatuate, anelli alle dita e orecchino. Ha il viso consumato di una rockstar e di certo non sta facendo finta di esserlo.
È facile immaginarlo al grande tavolo delle riunioni mentre fa quello che solo chi ha le carte per vincere può permettersi di fare. Puntare fortissimo. Facciamo vedere il marchio e quello che offriamo, un bel camion anche, ma lasciamo un posto anche a tutti gli altri. Chi viene, avrà pensato, deve respirare il motociclismo. Deve sentire odore di benzina, vedere il metallo della meccanica, il rumore degli scarichi e, soprattutto, godersi lo spettacolo: spieghiamo la libertà coi fatti. Se poi chi è passato decide di comprare una BMW tanto meglio. In fondo sono gli unici ad avere una gamma che spazia dalla supersportiva alla custom che include anche maxienduro, nude ed heritage.
L’Original Motodrom
Ci sono moto di ogni marchio (Harley-Davidson, Triumph, Moto Guzzi…), band che si esibiscono in quattro luoghi diversi, furgoni col cibo, una sala per l’abbigliamento, una decina di tendoni per i customizzatori e pure un barbiere. Poi c’è il Motodrom. In Europa saranno in cinque o sei a farlo, il numero si chiama wall of death. Prendi delle moto anni cinquanta e le mandi a cannone all’interno di una grossa botte di legno. Sul muro, contro la gravità e la sola forza centrifuga che ti tiene incollato alla parete. Fanno questo show in quattro, arrivano a girare insieme fino a tre artisti. Donald, che gestisce il tutto e presenta lo spettacolo, dice che o lo fai con passione o lasci perdere. Ognuno ha la sua moto, se il motore si spegne rischi di ammazzarti e se non conosci il telaio finisci per terra. Le gomme, scanalate da un lato solo, vanno girate al contrario quando arrivano alle tele.
Tutta roba che ci spiega un uomo sulla cinquantina con la coda di cavallo che tocca la cintura e l’ennesima sigaretta in bocca: “Basta avere il feeling, poi piano piano riesci ad arrivare più in alto” spiega, ma Donald (Cpt. Donald sulla moto) ci racconta che lui invece è caduto decine di volte, che ha lasciato tutto quello che aveva per girare in una carrozza western trainata dai cavalli. Sembra di no, ma è tutto vero. Mentre c’è il numero del Motodrom la gente impazzisce, torni bambino in un attimo anche se non hai mai visto una moto prima. Ad un certo punto, quando lo spettacolo sembra finito, la gente inizia a lanciare i soldi dentro la botte, piovono banconote tra gli applausi e sembra semplicemente di essere in un altro mondo. Poi un ultimo spettacolo, il più teso. Stephane Gautronneau, fotografo e regista, ci ha fatto un film di 70 minuti che ha presentato al cinema del Pure&Crafted. Che sì, ha anche un cinema.
The Hives
I due giorni di festival passano in fretta, la gente va e viene, cominciamo ad aver testato ogni genere di proposta dal burrito con guacamole all’hamburger di cervo. Sentiamo le band, vediamo l’enorme area per i bambini dove si nasconde l’unico bancomat di questo enorme circo. La sera del sabato, che poi è l’ultimo giorno, suonano i The Hives richiesti direttamente dai piani alti della comunicazione BMW. Ed è uno show dell’altro mondo. Tipo il mondo prima della pandemia, solo che - in questo caso - la pandemia ce la ricordiamo ancora bene. Se la ricorda anche il cantante che spinge come un dannato per due ore di concerto.
Fomenta il pogo, chiacchiera col pubblico che è quasi intimorito dai dialoghi, si lancia sulla gente urlando “rock n’ roll is back”. Comunque il meglio lo tiene per il finale. Una scena catartica di almeno 15 minuti buoni. Chiede al pubblico di dividersi in due lasciando un vuoto nel mezzo, ti aspetti il secondo wall of death dopo il Motodrom: li farà prendere a cazzotti sfanculando anche il covid che l’ha obbligato a cantare solo sotto la doccia. Invece li fa sedere, scende dal palco e comincia a camminare in mezzo alla gente. Sembra Mosé. Fa un lungo discorso e quando qualcuno prova ad alzarsi lo ricopre di insulti. Una ragazza gli porta un peluche, le chiede se è ritardata. “There are many magicians, but there’s only one wizard” è la sua exit strategy dopo un interminabile e folle monologo in cui la gente si interroga sul come farà ad uscirne. Ecco però che comincia a correre all’impazzata, mentre la band dal palco riprende il pezzo che aveva interrotto al momento della discesa al pubblico e lui, cantando - si fa per dire - si fionda sul palco come un mago vero. Pure di sicuro, Crafted anche.
Finalmente Festival.