Si chiama Cain Road Race ma i messicani l’hanno soprannominata Carrera Al Infierno. L’idea è quella di andare più forte possibile con la propria moto, qualunque essa sia. Allo start, impolverato come il Messico, si presenta una BMW S1000 XR, seguita da una Honda CRF 450 Motard ed una Suzuki GSX-R 1000. Poi compare anche una BMW R1200 GS di serie e, nella foto di apertura, potete vedere un concorrente con la sua Yamaha R6 dipinta di verde ed un marsupio a tracolla.
Qualcuno guida male, con movimenti scoordinati e il corpo imbullonato alla sella, qualcun altro si fionda in un curva a 180Km/h come fosse un giro di qualifica della MotoGP. Il tutto è organizzato principalmente da volontari su percorsi aperti al traffico, con il pubblico appostato sul ciglio della strada come nelle gare di rally.
Il percorso scelto per il 2020 va da Maztalán a Durango, nello Stato di Sinaloa -noto più che altro per il narcotraffico, dai libri di Winslow alle serie Netflix- ed è un susseguirsi di 538 curve su 74 chilometri di lunghezza battezzato Espinazo del Diablo. La Cain Road Race è una corsa folle, punto. Ma ha quella ruvidezza che ha reso il motorsport un argomento infarcito di eroi e leggende.
Non c’è un’emittente che la trasmetta né tantomeno un video ufficiale dell’evento, solo clip amatoriali da parte dei partecipanti in una qualità video perlopiù scadente, il che non fa che rendere il tutto ancora più autentico: Lo YouTube del 2008, le corse degli anni 70 e la legge del Far West. Tra i diversi video c'è anche - questo si, ufficiale- un pezzo rap cantato dalla versione messicana di Speranza.
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