Gli appassionati di enduro sono da qualche giorno in subbuglio. Un lento brusio di fondo, fino ad allora percepibile soltanto all’interno di alcuni gruppi Facebook, è esploso in un vero e proprio boato, tre giorni fa, quando alcuni colleghi hanno deciso - per così dire - di metterci il carico con un titolo un po’ troppo aggressivo. “L’enduro è fuorilegge!” si è scritto, o qualcosa del genere. Ma le cose, a quanto pare non stanno esattamente così. Lo scorso 1 dicembre, infatti, è stato pubblicato, in Gazzetta Ufficiale, il Decreto del 28 ottobre, contenente le “Disposizioni per la definizione dei criteri minimi nazionali inerenti agli scopi, le tipologie e le caratteristiche tecnico-costruttive della viabilità forestale e silvo-pastorale, delle opere connesse alla gestione dei boschi e alla sistemazione idraulico-forestale”. Al suo interno, una serie di norme specifica cosa debba intendersi per viabilità forestale, aggiungendo che: “Indipendentemente dal titolo di proprietà, la viabilità forestale e silvo-pastorale e le opere connesse come definite al successivo art. 3 sono vietate al transito ordinario e non sono soggette alle disposizioni discendenti dagli articoli 1 e 2 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (il Codice della Strada, nda). Le regioni disciplinano le modalità di utilizzo, gestione e fruizione tenendo conto delle necessità correlate all’attività di gestione silvo-pastorale e alla tutela ambientale e paesaggistica”. Cosa comporta tutto ciò all’atto pratico, per chi pratica enduro? Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Napodano, fondatore di Enduro Republic, una delle realtà più attive nella promozione di questo sport, a livello nazionale.
Allora, caro Presidente della Repubblica dell’Enduro, dobbiamo preoccuparci? Non potremo più fare enduro e non potremo più partecipare ai vostri corsi?
Quello che posso dire è che è stata migliorata una normativa già presente dal 2018. Oggi, o meglio, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 1 dicembre, viene precisato con maggior attenzione cosa rientri nel concetto di viabilità forestale: dalle strade, alle carraie, passando per le piste forestali temporanee e permanenti. Un passaggio quindi molto importante affinché le Regioni e gli enti locali possano procedere ad applicare in maniera più puntuale, o meglio più uniforme a livello nazionale, la restante normativa e, in particolare, ad impedire o consentire la viabilità ordinaria sui percorsi che corrispondono a queste caratteristiche valutando di caso in caso l’impatto di tale transito. Occorre precisare infatti che la norma emanata ha lo scopo di uniformare a livello nazionale la modalità di costruzione della viabilità forestale, la cui competenza primaria in materia è delle Regioni.
Ok, ma quella che viene definita oggi, con più precisione, come viabilità forestale era però già distinta dalla viabilità ordinaria e in ogni caso interdetta alle moto, così come ai 4X4, corretto?
Assolutamente.
Quindi non cambia nulla rispetto a ciò che era già previsto dalla precedente normativa che risale al 2018?
Non cambia nulla.
Quello che cambia è che sono stati forniti più elementi per definire ciò che è riconducibile a questa fattispecie protetta?
Esattamente. La novazione - come si usa dire in gergo giuridico - riguarda una più dettagliata descrizione degli scopi della normativa e una più specifica tipizzazione del concetto di viabilità forestale. Quindi per fare un esempio, la nuova normativa specifica che caratteristiche debbano avere i percorsi temporanei che sono creati dalle aziende che si occupano di manutenzione dei boschi. In concreto, si tratta di brevi strade che solitamente vengono realizzate con degli escavatori per consentire ai mezzi da lavoro di penetrare all’interno dell’area boschiva. A noi capita di incontrarne molto di frequente, quando ci aggiriamo nei pressi della nostra Repubblica dell’Enduro! Il Decreto specifica che non possano avere una lunghezza superiore ai 250 metri, che debbano essere poi ripristinate in modo che il bosco possa ricrescere, insomma, che abbiano determinate caratteristiche. Bene, questo tipo di tratte NON potranno essere oggetto di viabilità ordinaria, ma NON potevano esserlo neppure secondo la normativa del 2018! Chi prende il fuoristrada e va a funghi non può percorrerle ma non poteva farlo neanche prima!
Mi accennavi, però, che dal complesso di norme che è possibile applicare oggi, con la pubblicazione del decreto, emerge anche una nuova interessante prospettiva, soprattutto per chi, come voi, organizza corsi di guida riconosciuti a livello federale…
Sì perché le norme prevedono, ad oggi, che le amministrazioni possano promuovere per ogni area omogenea le principali funzioni prevalenti come ad esempio funzioni di protezione di persone e beni (antincendio, pronto soccorso, prevenzione da pericoli naturali); funzioni naturalistiche; produttive; sociali e culturali, turistico-ricreative e attività di altro tipo, come quelle scientifiche nonché… attività didattiche. E la nostra è certamente un’attività didattica, oltre che di promozione turistica!
Scommetto che nel giro di qualche mese tutti saranno istruttori!
Non ci si improvvisa scuola di enduro! I nostri sono istruttori federali, che svolgono un’attività effettivamente didattica, nei confronti di un gruppo di veri e propri allievi, sempre nel pieno rispetto del territorio e con il supporto delle istituzioni. Non dimentichiamoci, a questo proposito, che l’applicazione della normativa è soggetta alla regolamentazione regionale e comunale. Quindi, se le amministrazioni locali delle zone che, ad esempio, frequentiamo abitualmente con le nostre iniziative, dovessero confermare questo tipo di interpretazione, potrebbe essere davvero l’inizio di una nuova era, con la possibilità di accesso a percorsi che fino ad ora ci erano stati interdetti.
Possiamo, quindi, dire a chi si è appena preso una Tenere 700, una Aprilia Touareg, o a chi sta preordinando una Ducati Desert-X, che potrà usarla o continuare ad usarla nella stessa maniera che si era immaginato fino ad oggi?
Dipende da cosa si era immaginato! Di certo è fondamentale avere una corretta conoscenza del territorio e delle norme che sono in vigore in una determinata zona. Se arrivi col furgone, in un posto che non conosci, tiri giù le moto e pretendi di andare in giro a caso, è molto probabile che tu finisca per transitare su tratte che ti sono interdette. Con la dovuta cura, con la giusta attenzione per i luoghi e per le persone che li abitano e che li frequentano, potremo di certo continuare a fare enduro e a essere, anzi, una categoria in grado di valorizzare zone altrimenti oggetto di scarsa attenzione da parte del turismo più tradizionale. Conoscenza del territorio, dialogo con le istituzioni, rispetto ed educazione: che sia il 2018, il 2021 o qualsiasi altro momento, questa la nostra filosofia!