Il prossimo sabato 1 maggio si terrà il quindicesimo International Female Ride Day, una giornata dedicata alla passione femminile per le moto: un evento sempre più attuale, in un mercato che sta vedendo la quota di donne in possesso di una motocicletta in netta ascesa negli ultimi anni. Abbiamo deciso di capire un po’ meglio di cosa si tratti e di rivolgere una fondamentale domanda a una serie di motocicliste un po’ più conosciute delle altre: ha davvero senso una giornata dedicata alle donne in moto? Ecco com’è nato e come è evoluto questo evento, e cosa ci hanno detto le nostre amiche in proposito.
Cos’è l’International Female Ride Day (IFRD)?
L’International Female Ride Day (o IFRD) è la giornata globale dedicata alla celebrazione della cultura, del movimento e dello stile di vita delle donne che vanno in moto (e che amano farlo!). L’IFRD si tiene, ogni anno, il primo sabato di maggio - che quest’anno cade il primo giorno del mese - ed è stato celebrato per la prima volta nel 2007, su iniziativa della canadese (di origini olandesi) Vicki Gray: istruttrice di guida, “road racer” e fondatrice di MOTORESS, un online magazine dedicato al lifestyle delle motocicliste (praticamente un MOW per donne, ante litteram). La giornata è intesa anche e soprattutto come un invito all'azione per l'uguaglianza di genere, la consapevolezza e il rispetto per le donne nel motociclismo o negli sport motoristici. L'obiettivo dell'IFRD è che il mondo della moto e, più in generale, la società prendano coscienza di come sempre più donne siano parte attiva di questa comunità, aumentando così la consapevolezza che molte di loro guidano davvero una motocicletta. La speranza è che la presenza di un numero sempre maggiore di donne motocicliste sulle strade possa essere d’ispirazione per tutte coloro che desiderano o desidererebbero mettersi alla guida, ma non hanno ancora trovato il coraggio di farlo, nella convinzione che, quando la popolazione complessiva delle donne motocicliste sarà cresciuta, l'intera comunità ne trarrà un beneficio.
Ma ha davvero senso una giornata dedicata alle donne in moto?
Capito di che si tratta, passiamo alla questione più importante, quella che abbiamo rivolto a una serie di motocicliste, amiche di MOW, che, più di altre, sono in grado di rappresentare pubblicamente cosa voglia dire essere parte di questo insieme. A loro ci siamo rivolti, quindi, per capire se un giorno specificamente dedicato alle donne in moto non rischi di avere effetti controproducenti. Insomma, una giornata così non è, forse, il sistema migliore per isolare una parte dei motociclisti, le donne appunto, creando indirettamente una forma di discriminazione? Dopotutto, le donne in sella sono sempre di più e in queste prime ore di pseudo-libertà da zona gialla, molte di loro si sono riversate sulle strade più frequentate da chi va in moto. Ha ancora senso una giornata del genere?
Domitilla Quadrelli Leoni, influencer e fondatrice di Women Motor Bootcamp
“Se serve ancora? Sì, assolutamente" dice, per prima, Domitilla, una vera e propria istituzione, per le donne in sella, in Italia e non solo. "Smetterà di servire quando una ragazza che entrerà in un concessionario e chiederà di provare una moto 1.200, o una enduro, o altri modelli che non siano considerati da donna, riceverà un adeguato supporto e si troverà davanti un venditore in grado di ascoltarla e assecondarla. E ti assicuro che non parlo per luoghi comuni! Io stessa, che guido abitualmente una BMW R nineT Scrambler, che faccio enduro, che sono alta un metro e ottanta e che non credo di apparire esile, quando sono andata in giro per comprare la mia ultima moto mi sono sentita dire che sarei dovuta rimanere su alcuni modelli di moto considerati più femminili. Ci sono ancora dei pregiudizi e credo che, in parte, spetti a noi stesse darci da fare per prime, prendendo parte a corsi di guida, corsi di enduro, corsi di flat track… banalmente, imparando a fare le cose, rendendoci indipendenti! Quello che ci manca più di tutto, infatti, non sono le capacità, ma sono gli anni di esperienza che i nostri amici maschi, fratelli, fidanzati e padri, hanno alle spalle. E questo dipende dal fatto che, fin da quando siamo piccole, nel tentativo di preservarci, alcune situazioni ci vengono precluse: dal cambio di una gomma, alla visita dal meccanico, per finire con il tentativo di indirizzarci su modelli meno potenti o meno pesanti. Le donne che vanno in moto sono sempre di più, è vero… Il nostro Women Motor Bootcamp - che si terrà dal 10 al 12 settembre 2021, nda - è già sold out per quest’anno! Sia le case moto, che i produttori di abbigliamento tecnico se ne stanno accorgendo. Dobbiamo diventare sempre più un mercato. Solo così non ci toccherà ricordare che il GS non è una moto da uomo o una moto da donna, ma semplicemente un GS”.
Irene Saderini, giornalista e conduttrice televisiva
Irene, che vede gente e guida cose, entra invece in gamba tesa: "So che quello che sto per dire potrebbe sembrare un po' forte, ma il fatto che, nel 2021, sia ancora necessario celebrare una donna perché fa qualcosa, mi fa orrore. Nel senso: le donne vanno in moto, fanno le lavavetri, fanno le cameriere, fanno il ministro, fanno le chef e non mi importa niente del fatto che si dica la pilota o la ministra, il pilota va benissimo, il ministro va benissimo. Sono una persona e vado in moto come farebbe un uomo, o un/una trans o whatever altro essere vivente sul pianeta. È ovvio che una giornata come l'IFRD non è che mi dia fastidio, ma mi fa solo riflettere il fatto che ci sia ancora bisogno, anche nel mondo delle moto, delle quote rosa. Mi dispiace constatare che, nel 2021, non siamo ancora riusciti ad evolverci fino al punto di non dover dire: 'ehi, guardate, le donne fanno delle cose!'".
Lucia Vallesi, motociclista e basta (come dice lei)
“Mi spiace ma no, non sono contraria e no, non sono a favore dell’IFRD", precisa Lucia Vallesi, che influencer - pur se nel campo moto - non si sente affatto. "Chiediamoci piuttosto perché esiste il Female Ride Day! Il fatto che sia celebrata la donna in moto, come il fatto che venga celebrata la donna in generale, vuol dire che un bisogno c'è, che una mancanza di qualche tipo, in effetti, viene percepita. Il mondo delle donne in moto non è un mondo a parte, non è un mondo diverso da quello delle donne in politica, in tv, nella moda, in cucina. Se una società o un dato contesto ha dei tratti maschilisti, o se può essere definito come femminista, o se c’è un’effettiva uguaglianza tra i generi, questa condizione si manifesta in ogni suo ambito. Non serve una giornata speciale per dire quanto sia normale che una donna vada in moto. Perché non c'è una giornata celebrativa per gli uomini che lavorano a maglia? Chi lo vuole un giorno come l’IFRD? Noi donne! Siamo noi a sentire il bisogno di uno strumento per alzare la voce. Chiediamoci perché ci serve una giornata e per dire cosa. Perché è importante far sapere a tutti che sappiamo guidare una moto? Non puntiamo il dito, ma facciamoci delle domande. Penso che ci siano troppe opinioni che girano come mosche fastidiose, vorrei evitare di aggiungere la mia al calderone, e credo che più di ogni cosa, tutte abbiamo bisogno, soprattutto, di farci delle domande su cosa vogliamo e su come raggiungerlo”.
Gilda Dota, influencer e cofondatrice di Wheelz Mag
Di tutt'altro avviso è, invece, Gilda Dota: “Penso che nel 2021 una giornata dedicata alle donne motocicliste non abbia più alcun senso. Se parliamo di uguaglianza, allora dobbiamo essere le prime a non volerci ghettizzare, a celebrarci ogni giorno insieme alla nostra controparte maschile, senza distinzione. La moto è simbolo di libertà, di solitudine, ma anche di unione. Non importa chi ci sia sotto il casco. Se vogliamo veramente sentirci libere dobbiamo allontanarci da ogni forma di auto emarginazione. La moto unisce, non crea distinzione. È vero che c’è ancora tanta discriminazione, anche se io preferisco chiamarla ignoranza, ma penso anche che non sia una giornata dedicata alle donne motocicliste a darci più voce. L’unico modo per farsi valere è tenere la testa alta, e se necessario sfoggiare anche un bel 'saranno cazzi miei'. I tabù sono superati, possiamo indossare una minigonna così come possiamo guidare una moto di piccola o grande cilindrata. E non sarà di certo il parere altrui a ostacolare la nostra volontà. Non è un evento eccezionale o speciale, non c’è nulla da celebrare, è assolutamente normale. Personalmente mi offendo quando mi dicono: 'hey Gilda, buona giornata della donna motociclista!'. Sarà che odio ogni tipo di ricorrenza preconfezionata, ma l’idea che qualcuno si debba ricordare di me, donna e motociclista, proprio in questo giorno, mi dà i nervi. Non c’è nulla da festeggiare, perché questo fa parte di me 365 giorni all’anno. Fa parte di tutti”.
Stefania De Micheli, influencer
"A me non sembra che venga sminuito nulla, anzi", sostiene Stefania, "È una giornata che mi piace, è una festa che trovo appropriata. Come hanno detto alcune prima di me, finché non sarà chiaro che il motociclismo è uno sport per tutti, ben vengano iniziative di questo tipo. Credo che allo stato si sia lontani anni luce dall'aver bene in mente questa cosa. Lo vedo sui social, nei commenti. Quando pubblico una foto, in molti sminuiscono la mia passione. È vero, ci sono tante donne che usano la moto adesso, ma sono purtroppo, ancora, in netta minoranza, rispetto agli uomini, e nella testa delle persone, comunque, la moto è ancora una cosa da uomo. Insomma, stiamo facendo tanto ma c'è ancora tantissimo da fare ed è per questo che una giornata come l'IFRD è così importante".
Lucia Damiata, motociclista e test rider
“Non amo gli stereotipi", dice, last but not least, Lucia Damiata, "ma purtroppo nel nostro ‘Bel Paese’ gli stereotipi esistono. Per questa ragione, troppo spesso le donne in sella a una moto non vengono prese sul serio. Ne sono, purtroppo, testimone io stessa: in quanto motociclista e tester donna, devo difendermi da critiche talvolta senza senso, che nascono da un atteggiamento maschilista piuttosto diffuso nel mondo dei motori e forse ancor più presente nel meridione. In tanti, troppi, puntano sulla presunta ‘debolezza femminile’ per farti intendere che non potrai mai raggiungere certi livelli. È inevitabile che molte ragazze, non adeguatamente incoraggiate o consigliate, decidano di rinunciare alla loro passione senza neanche provarci: un gran peccato! Credo che una giornata dedicata alle donne in moto possa essere il punto di svolta per tantissime motocicliste o aspiranti tali, perché può aiutare le più intimorite a farsi forza, a credere in loro stesse e a trarre vantaggio dal confronto con motocicliste più esperte. Questa circostanza, inoltre, potrebbe dare visibilità alle tantissime motocicliste che hanno lottato per dar libero sfogo alla loro passione. Il 1 maggio potrebbe essere, in teoria, condiviso da tutti motociclisti, indipendentemente dal sesso, purché questo non crei un ambiente ostile o scoraggiante per le ragazze a cui è dedicato. In questa occasione, le motocicliste veterane hanno il dovere di incoraggiare le più giovani e di spronarle ad osare su veicoli più performanti, creando un ambiente accogliente e consono, per stimolare la motivazione nelle aspiranti motocicliste. All’estero questo è un atteggiamento molto diffuso, qui in Italia… forse un po’ meno. Il fatto è che a molti sfugge che in moto siamo effettivamente tutti uguali, non esiste differenza di genere. Lo dico senza remore o paura, e sapete perché? Perché non sono la forza fisica o i muscoli che fanno la bravura del pilota, è la tecnica. La tecnica si apprende, si affina e si migliora, ma per apprenderla ci vuole solo un bravo istruttore e tanta passione. I veri piloti non lavorano sulla forza, piuttosto lavorano sulla resistenza. Un esempio lampante è Ana Carrasco, pilota spagnola che è riuscita a vincere il campionato mondiale Supersport 300 gareggiando contro una mandria di piloti agguerritissimi. Come ci sarà riuscita? Con tanto allenamento e soprattutto credendo in primis in sé stessa. In definitiva, per farcela davvero è necessario sapere innanzitutto di potercela fare. Quale migliore occasione di una giornata a contatto con tante motocicliste che possano chiaramente dimostrarlo?”