Charles Leclerc ha sempre sognato la Ferrari, fin da quando aveva 11 anni. Lo ha rivelato lui stesso, visto che proprio a quell'età arrivò per la prima volta a Maranello, anche non varcò le sacre porte dell'azienda.
"Avevo 11 o 12 anni, fui accompagnato da Jules Bianchi (scomparso nel 2015 a soli 25 anni), mio amico di famiglia che a quell'epoca era già in impiegato nella Ferrari Driver Academy. Non entrai ma rimasi seduto nel parcheggio per due ore e intanto cercavo di immaginare come fosse l’interno della sede. Nella mente mi figuravo di ammirare una struttura simile a quella vista in Charlie e la Fabbrica di Cioccolato. Con gli Umpa Lumpa che scorrazzavano in giro. Ora va al di là di quello che immaginavo".
Da allora la sua carriera è decollata, per la gioia di tutti. O quasi. "La preoccupazione di mia madre è grandissima. E non so cosa dirle. Oltre al fatto che amo il mio lavoro. Non c’è nulla in particolare che possa aggiungere per farla sentire meglio. Non le dirò che starò attento. Sarebbe una falsità. Farò del mio meglio, in ogni caso. Lei lo sa bene: è uno sport pericoloso. Nel corso degli anni è diventato molto più sicuro, ma rimarrà sempre un’attività dove il rischio esiste. Mamma sa che sono l’uomo più felice al mondo quando sono in macchina".
Il padre di Leclerc, scomparso nel 2017, la viveva molto diversamente. "Quando hai sette anni e vinci due gare di fila, pensi di essere imbattibile. Mio padre mi ha detto: 'Sii sempre umile, anche nei momenti positivi e soprattutto quando pensi di essere imbattibile'".