Honda lo vuole in sella e lui, come tutti i piloti, scalpita per accelerare i tempi. Alberto Puig, nei giorni scorsi, lo ha anche detto: “Marc vorrebbe tornare prima possibile, ma bisogna avere pazienza”. Contestualmente, però, il manager di HRC ha pure affermato: “Sarebbe importantissimo per noi se Marc riuscisse a tornare prima della fine della stagione, così da avere qualche gara per poter pianificare il progetto della nuova moto con cui nel 2023 vorremmo tornare a vincere insieme”. C’è, quindi, la consapevolezza che un passo falso potrebbe costare carissimo, ma c’è anche la convinzione che senza Marquez si rischia di non dare i giusti riferimenti agli ingegneri giapponesi che dovranno costruire una RC213V in grado di permettere all’otto volte campione del mondo di lottare per il mondiale.
Così, tra due esigenze contrapposte, s’è cercato di trovare un compromesso, con Marc Marquez che, medici permettendo, dovrebbe tornare in pista già a settembre, per il GP di San Marino al Marco Simoncelli di Misano Adriatico. Per qualcuno, però, si tratta di una vera follia. O, per usare le parole esatte, di un “suicidio annunciato”. E a dirlo non è un semplice tifoso o l’ultimo arrivato, ma un fisioterapista di fama internazionale, Ruben Garcia, che ha affidato al podcast di Motoracenation le sue considerazioni. “Mettere Marc Marquez su una moto i primi di settembre sarebbe molto frettoloso, suicida – ha detto Garcia senza mezzi termini - Non darei una moto a Marc prima di ottobre o novembre e lo farei comunque solo per vedere come si sente, non per spingere forte. Il rischio di serie complicazioni è troppo alto, compariranno tendinosi e attriti strutturali, in questa nuova posizione dell'omero è necessario vedere come si adatterà la spalla a questa nuova posizione, cose che si risolvono facilmente perché i mezzi esistono, ma servono i dovuti tempi e un lavoro pianificato senza alcuna fretta. Tutti i problemi che ha avuto Marc derivano in qualche modo dal troppo poco tempo trascorso dalla prima operazione al ritorno in sella. Quell’osso ha subito uno stress brutale, di infezioni, di pseudoartrosi, di mancato consolidamento e oltre a quattro operazioni. Bisogna far riposare quel materiale, ha bisogno di riposo perché è stato sottoposto a una fatica estrema. Se i materiali inerti sono soggetti a fatica, immaginate un materiale che sia vivo”.