Un messaggio per accordarsi e poi due squilli all’orario stabilito e risponde. Subito. Danilo Petrucci è uno di quelli che non ti fa passare per uffici stampa, manager vari e collaboratori filtratutto. Anche quando parla lo senti che non sta lì a pesare ogni parola o a calcolare cosa dire e cosa no. Anche perché lui ha un vantaggio: di pensieri negativi verso qualcuno non sembra averne mai e quindi, probabilmente, non ha nemmeno paura che gli esca dalla bocca qualcosa che non andrebbe detto. E’ così che è andata oggi, con il Petrux che, questa mattina prima del solito allenamento, ha fissato la chiacchierata con MOW per il primo pomeriggio.
Eccomi, stavo vedendo la sintesi della Dakar. Cioè, stavo vedendo la sintesi della tappa di oggi della Dakar. Ogni tanto mi dico che questi sono matti veramente, però poi ripenso che l’ho fatta pure io. E anche che vorrei rifarla.
La prima domanda, insomma, non c’è stato neanche bisogno di fartela. Però, già che ci siamo, com’è questa storia di rifare la Dakar?
E mica è la prima volta che lo dico. Io prima o poi voglio rifarla. La Dakar è qualcosa di assurdo, mentre sei lì e la corri e appena dopo averla corsa ti dici “mai più”. Poi, più passa il tempo e più vuoi tornare.
Vuoi tornarci in moto?
Prima o poi mi piacerebbe un bel po’ anche in auto, magari con il Pandino 4x4. Però più in là, adesso vorrei rifarla in moto, anche perché chi l’ha fatta sia in moto che in auto ripete ogni volta che in moto è tutta un’altra storia.
Sembri determinato: sarai alla partenza della prossima?
No, va be’, io ho solo detto che mi piacerebbe tornare. Per ora gli impegni sono altri. La Superbike sta per ripartire e mi piacerebbe ricominciare da dove ho lasciato, perché lo scorso anno, dopo un avvio faticoso, avevo trovato un gran bel feeling con la moto. E la mia squadra è straordinaria. Non pensavo che mi sarei trovato così bene nel mondiale Superbike e invece non vedo l’ora di ricominciare. Mi sto anche allenando da matti e, anche se gli anni cominciano a farsi sentire e gli acciacchi non sono pochi, ho tanto entusiasmo.
E’ bello, con una carriera già così lunga alle spalle, sentire questo entusiasmo…
Che ti devo dire? Le moto sono una passione grande. Sono state e sono la mia vita
Prima della Superbike, però, c’è un impegno a Tavullia. Sei pronto?
Certo, partirò tra poco. Questa notte mi fermerò a dormire da Letizia, la mia fidanzata, a Perugia, e poi domani, dopo un ultimo check alla moto, mi metterò al volante del furgone alla volta di Tavullia. Mi fa veramente molto piacere che Valentino Rossi e gli altri della VR46 mi abbiano invitato anche quest’anno al Ranch. Quel posto è magico e ci si diverte parecchio, anche se io ho trovato il modo di complicarmi la vita pure lì.
Cioè?
Parteciperò con una 500 2 tempi. E’ una moto su base Honda, con un motore artigianale, che io ho acquistato per allenarmi nel cross. Poi quelli della Tomasin racing, che l’hanno realizzata, mi hanno chiesto se avessi voluto provare anche la versione da flat track e non c’ho pensato un secondo. Però, ecco, dovrò ricordarmi di portare l’olio per fare la miscela, come da ragazzini. Ovviamente sarò, insieme a Andrea Verona, il campione del mondo di enduro, con cui farò coppia in questa edizione della 100Km dei Campioni, l’unico con una due tempi.
A proposito di moto particolari, Ducati, visto che la tua carriera è iniziata nell’off road e che sei un grande appassionato di cross, ti ha già dato modo di provare la sua nuova creatura?
La verità è che non ho ancora avuto neanche modo di vedere la Ducati da cross, ma sono curiosissimo. M’è capitato di incontrare a Malagrotta Tony Cairoli e abbiamo parlato a lungo di questa moto, però ancora non l’ho vista e quindi non ci ho neanche girato. Ma mi sono già fatto promettere che alla prima occasione utile me la faranno provare. Di sicuro Ducati, che in questo momento rende oro tutto ciò su cui mette mano, ha creato un gioiellino e, visti anche gli uomini che si stanno occupando del progetto, credo che sarà una moto spaziale sin da subito e pronta per i palcoscenici che contano.
Quindi, dopo la MotoGP, la Superbike e la Dakar, possiamo pensare anche a un Petrucci nel cross con Ducati?
Mai dire mai, ma adesso c’è la Superbike, sempre con Ducati e con Barni.
Che stagione immagini?
Per quanto mi riguarda, come ho già detto, voglio ricominciare da dove ho finito. Sto bene, mi sento bene e penso che i risultati potranno arrivare. Quanto agli altri, mi viene da dire che Alvaro Bautista sarà ancora il superfavorito. E’ vero che con questa storia della zavorra qualcosa cambierà sulla sua moto, ma francamente non penso che quattro o cinque chili possano cambiare le carte in tavola. Vedo molto bene anche Toprak, perché il suo talento non è in discussione e perché BMW, con le superconcessioni, potrà praticamente fare tutto ciò che le passerà per la testa. Comunque il livello quest’anno sarà sicuramente ancora più alto della stagione passata e di piloti che potranno giocarsi il podio ce ne saranno parecchi.
Tu, intanto, hai messo la testa altrove…
Detta così suona male dai! Ho solo cambiato casco. Alberto Vergani è il mio manager e fino a quattro anni fa è stato anche il proprietario di Nolan, poi ha venduto a un altro gruppo. Per quattro anni la governance del marchio è rimasta nel segno della continuità, ma ora è cambiato tutto. Non entro nel merito delle cose, ma comunque sì, anche io ho lasciato Nolan e utilizzerò caschi Airoh. Un po’ mi ha fatto strano, perché con Melandri credo di essere stato l’italiano più longevo con Nolan, ma già dall’agosto scorso sembrava abbastanza chiaro che il marchio sarebbe un po’ uscito di scena da tutto ciò che è racing. Poi, invece, a ottobre ho appreso che hanno stretto un accordo con Andrea Iannone. Sono dinamiche delle corse, ci sta, ma io sono contento della scelta che ho fatto, del prodotto che Airoh mi ha messo a disposizione e della collaborazione che è subito stata massima da parte dell’azienda.
Ci hai detto che Bautista è ancora il favorito per la Superbike, sulla MotoGP, invece, che nome faresti?
E’ la prima volta che rispondo a questa domanda quest’anno. L’anno scorso dissi Pecco e ci ho preso. Mi viene da dire che l’uomo da battere sarà ancora lui, visto che è due volte campione del mondo. Però anche Jorge Martin vorrà prendersi la rivincita e sarà carichissimo e poi c’è Marc Marquez, che magari è un’incognita visto che sarà al suo primo anno con una Desmosedici, ma che ha un talento che non si discute. Però, se proprio devo dirtela tutta, io tifo Marco Bezzecchi.
Ma quest’anno o sei proprio un tifoso del Bez?
No, sono proprio un suo tifoso. Mi piace da matti quel ragazzo, per come guida e per i modi che ha. Non so se te lo ricordi, ma qualche anno fa c’era un reality sui piloti dei campionati giovanili. Non mi ricordo che canale fosse, forse MTV o qualcosa del genere. Ecco, c’erano un sacco di ragazzini che venivano seguiti alle gare e negli allenamenti, tra cui ricordo anche Fabio Di Giannantonio, e erano tutti con i modi un po’ da campioni navigati. Insomma, sembravano sentirsi tutti il futuro Valentino Rossi, anche nelle dichiarazioni che rilasciavano e negli atteggiamenti che avevano. E poi ce ne era uno che invece stava sempre zitto e a cui sembrava non fregasse niente di niente e che invece, una volta sopra la moto, dava del gran gas. Ecco, quel ragazzino era Marco Bezzecchi e chi c’era mi è testimone: dissi che avrebbe fatto strada. Quindi sono un tifoso della primissima ora, anche perché poi ho conosciuto la sua storia e è un po’ simile alla mia.
Cioè?
Mi piace dire, per scherzare, che siamo figli del grasso della ralla (il punto in cui si aggancia il rimorchio) dei camion. Mio papà guidava i camion per lavoro e suo papà, invece, è un meccanico di camion. Gente semplice, insomma, ma con una gran passione. Ricordo che da ragazzino, quando mi arrampicavo sul camion di mio padre, finivo sempre per mettere le mani sulla ralla e le tiravo fuori impastate di grasso. Bezzecchi, ne sono certo, è uno che faceva la stessa cosa: aveva le mani sporche del grasso della ralla. Un paio d’anni dopo quel reality me lo sono ritrovato nel Motomondiale e ho iniziato a seguirlo ancora di più. E’ un gran manico e un ragazzo che sa farsi voler bene. E poi sono diventato un po’ anche il suo talismano.
Che significa?
Ma niente di particolare, è una battuta che ho fatto anche a lui. Però quando lui ha fatto la prima pole in MotoGP io ero in gara con la Suzuk per sostituire l’infortunato Joan Mir in Thailandia. E poi c’ero anche a Le Mans quest’anno con la Ducati, per sostituite Enea Bastianini e già durante le prove ero impressionato da quanto cacchio andasse forte Bezzecchi, tanto da dire che secondo me avrebbe creato il vuoto. E proprio in quel GP il Bez ha ottenuto la sua vittoria più schiacciante in MotoGP. Tempo fa ci siamo incontrati a Ibiza e abbiamo anche scherzato su questa cosa che gli porto fortuna e lui, con quel modo lì che ha, m’ha quasi rimproverato di non andare più spesso al seguito della MotoGP. Gli ho risposto che se pensa a tutto lui io posso andare anche tutte le volte che non sono impegnato con la Superbike.
Quindi prima o poi ti vedremo coach di Marco Bezzecchi?
Non ha bisogno di un coach, va già forte di brutto. E io sono ancora un pilota e voglio essere ancora un pilota. Quest’anno voglio togliermi grandi soddisfazioni in Superbike.