Lui non ci sarà e che non la sta vivendo benissimo lo ha già detto. “Più il tempo passa, più si avvicinano i test di Sepang e più prendo coscienza che non sono più un pilota di moto da corsa e che, quindi, rivedere il mondiale che riparte sarà per me una sorta di shock”. Sarà, come hanno già raccontato altri campioni, il momento più difficile, come un violento impatto dopo una pausa invernale che, di fatto, è sembrata uguale a tutte le altre. Certo, Valentino Rossi avrà altro a cui pensare perché c’è l’immensa gioia della paternità da vivere proprio tra la fine di febbraio e i primi di marzo, ci sono le Audi con cui correre nel campionato endurance e c’è il progetto del team che porta il suo nome e che esordirà in MotoGP con un nuovo sponsor e i piloti Marini e Bezzecchi, ma ci sono, soprattutto, i ragazzi della creatura a cui Valentino Rossi tiene di più: la VR46 Riders Academy.
Una struttura che ha accolto ormai anni fa piloti giovanissimi e promettenti, aiutandoli a crescere sia da un punto di vista meramente sportivo, sia come personaggi pubblici e come uomini, in una sorta di esperimento formativo che, al di là di tifo o non tifo, simpatie o antipatie, è unico e dovrebbe rappresentare un modello anche in altre discipline. Ragazzi che oggi sono in Classe Regina, pronti a lottare per l’obiettivo grosso e che, proprio per restare vicini alla scuola, abitano tutti, di fatto, dalle parti di Tavullia. Con la piccola cittadina marchigiana che, adesso, sembra pronta a festeggiare quel decimo titolo che doveva arrivare in quel maledetto novembre del 2015, ma che poi era finito altrove. Valentino Rossi non può più vincerlo, ma possono farcela, ad esempio, Franco Morbidelli e Francesco Bagnaia. E’ vero, uno è originario di Roma e l’altro è piemontese, ma entrambi (Morbidelli praticamente da quindici anni) sono ormai figli di Tavullia e di quel pezzo di terra tra Marche e Romagna che ha visto crescere un bel pezzo di storia del motorsport.
Bagnaia e Morbidelli, su tutti, sembrano potercela fare e il primo a crederci davvero è proprio Valentino Rossi: “Il nostro obiettivo è vincere il titolo MotoGP con uno dei nostri piloti “. I tempi sono maturi, insomma, per riportare in Italia un mondiale e per festeggiarlo prima di tutto a Tavullia, come a riprendere una gioia che invece nel 2015 era rimasta strozzata in gola. “L’Academy – ha aggiunto Valentino – è iniziata quasi per gioco e adesso è una realtà unica. Era cominciato tutto con il Sic, più come un divertimento e un modo per stare insieme e condividere gli allenamenti. Poi il primo vero pilota dell’Academy è stato Morbidelli. Franco aveva perso il padre in quel tempo ed era un po' smarrito anche lui. Così abbiamo deciso di aiutarlo, ed è così che sono iniziate le cose. Poi c'era anche mio fratello, e piano piano abbiamo iniziato a crescere. Perché lavoro con i miei amici? Perché ci conosciamo da sempre, prima che diventassi famoso. Sto bene con loro, stiamo bene e so di potermi fidare di loro. È un rapporto diverso da quello che posso avere con gli altri. I risultati sono arrivati oltre ogni aspettativa e ora abbiamo quattro ragazzi in MotoGP”.
Due con serie possibilità di puntare al bersaglio grosso, Franco Morbidelli (acciacchi permettendo) e Francesco Bagnaia, e due che hanno ancora un po’ di ossa da farsi, Luca Marini e Marco Bezzecchi, insieme al loro stesso team. “E’ appena nato e lì le cose sono più complicate in questo momento – ha ammesso il Dottore - Ma il paddock è come una città, abbiamo buoni rapporti e anche qui la decisione è stata presa con naturalezza; Uccio e Albi mi hanno spinto molto, mi hanno sempre detto che potevamo divertirci”.