Michael Schumacher, ai tempi 27enne già due volte campione del mondo e neo acquisto della casa di Maranello, visitò un’ospedale di Sarajevo durante le festività di Natale del 1996, per portare regali e un po' di felicità a bambini e ragazzi rimasti coinvolti nella sanguinosa guerra dell'ex Jugoslavia.
Il progetto, nato da un'iniziativa dell'Unesco, ebbe grande rilevanza mediativa e toccò profondamente la sensibilità di Michael Schumacher che, una volta tornato dal viaggio, commentò il momento toccante dicendo: "Se i bambini di Sarajevo sono colpevoli solo perché sono bambini, allora anche io sono un bambino di Sarajevo".
Oltre a toccare profondamente il Kaiser questa visita rimase nel cuore degli allora bambini che, nella gioia di un regalo così inaspettato, trovarono un po' serenità infantile.
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Sarajevo non ha mai dimenticato la bontà del Kaiser, prima con la proposta - arrivato lo scorso giugno - di dedicare a Schumacher una strada della città - e oggi con la realizzazione di uno straordinario murales dipinto, e quasi ultimato, su un edificio del quartiere di Sarajevo, nei pressi dell'aeroporto della città, in cui Michael fece loro ormai visita 25 anni fa.
Un simbolo, un ricordo e un omaggio ad un pilota che per la città, devastata dalla guerra, significò - e continua a significare - moltissimo. La visita di Schumacher infatti, che tornò a Sarajevo anche l'anno successivo, nel 1997, portò grande visibilità e attenzione sulle condizioni dei cittadini, e dei bambini riamasti feriti e mutilati dai bombardamenti, intensificando gli aiuti in tutta Europa.
I bambini di Sarajevo non hanno mai dimenticato Michael, e questo murales lo dimostra ancora una volta.
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