Se c'è una cosa che Alain Prost odia, ma odia davvero, è il documentario sulla vita di Ayrton Senna di Asif Kapadia. Immagini inedite, decine e decine di testimonianze, e l'ok della famiglia del brasiliano, a dare una benedizione finale su un prodotto che racconta a 360 gradi la vita, e la morte, del più grande di tutti i tempi.
Ma in Senna Prost, il cui nome farà sempre rima con quello del brasiliano nella storia della Formula 1, viene disegnato cattivo. Lo dirà lui stesso, in più di un'intervista, senza nascondere che questa interpretazione, questo punto di vista Ayrtoncentrico, fu a lungo motivo di ingiusta sofferenza.
Ayrton e Alain si sono odiati tanto, ma tanto anche si sono amati. E in uno sport individuale ed egocentrico come il motorsport, quando si pensa a un grandissimo, si pensa anche al suo più terribile avversario.
Se poi la storia è quella del pilota più amato di tutti i tempi, l'uomo la cui morte scardinò il sistema della Formula 1, cambiandolo per sempre, allora sembra esserci un solo modo per raccontarla.
Senna che era Magic, perché quello che sapeva fare lui non lo poteva fare nessuno, Senna che aveva il pubblico, il Brasile, Dio. Senna che è morto, troppo presto, in diretta mondiale. Senna che è tutta la Formula 1 insieme, e in eterno lo sarà.
Per raccontare la sua storia allora non serve un avversario, ma serve un cattivo. E Alain Prost - il metodico Professore del motorsport - ha vinto il provino per diventare, per tutti e per sempre, il grande nemico del più amato di tutti i tempi.
Ma la verità sta nel mezzo. Nel sorpasso in partenza a Spa del 1988, nella pioggia di Montecarlo - e in quel punteggio dimezzato - del 1984, nel giorno della grande vendetta di Senna, a Suzuka 1990, dopo la squalifica del 1989. La verità sta in quello che diedero in pista, tutto, e in ciò che erano, l'uno per l'altro fuori dalla Formula 1.
“Parlavamo sempre due o tre volte a settimana, di tutto” disse Prost, per cercare di spiegare un rapporto che nessun, ancora oggi, sembra capire. Non erano grandi nemici, erano solo grandi rivali.
E oggi che il Professore compie 68 anni, oggi che ancora lo vediamo nei box della Formula 1, con sua Renault, con i suoi uomini, con il mondo che non ha mai lasciato. Oggi dobbiamo smetterla di disegnarlo cattivo.
"We all miss you". Cosi Senna durante il giro di rientro ai box, dopo aver ottenuto la Pole a Imola del 1994, salutò via radio Alain Prost, ritirato alla fine del mondiale precedente. Era il sabato del weekend nero della Formula 1, il giorno dopo Senna sarebbe morto.
Da quel giorno "We all miss you" lo disse Prost a Senna, centinaia e centinaia di volte. Ogni tanto lo dice ancora, nonostante abbia 67 anni e da quel giorno ne siano passati quasi 28. Si mancavano, in pista e nei box, come solo chi si porta rispetto può mancarsi. Altro che buono e cattivo, Senna e Prost sono semplicemente la Formula 1.
E almeno oggi che è il suo compleanno, lasciate in pace il Professore.