Tra i personaggi invitati a sfilare sul red carpet alla Mostra del Cinema di Venezia c’era anche Alberto ‘Naska’ Fontana, smoking addosso e fidanzata sui tacchi al seguito. L’invito non gli è pervenuto in seguito ad un cortometraggio sulle corse o per meriti sportivi bensì, attenzione, tramite Kerastase, azienda per cui ha pubblicizzato “La nuova linea Genesis Homme che rinforza i capelli contrastando la caduta temporanea”.
In breve, Naska è stato invitato a Venezia per fare l’influencer e non per il suo personalissimo contributo alla settima arte, cosa che inevitabilmente ha fatto incazzare più di qualcuno. A noi però questa storia piace. Ci piace perché Alberto a Venezia è un irregolare vero e lui l’ha presa così, senza dimenticarsene nemmeno per un attimo e godendosi il momento, cosa che invece riesce difficile a personaggi come Matteo Bassetti e Giorgia Soleri, anche loro sul tappeto rosso senza aver firmato un minuto di riprese. Ci piace anche perché lì, a fare quel mestiere, Naska ci è arrivato da solo con un’idea difficilissima da far funzionare, senza una famiglia a foraggiarlo, arrivando poi a correre un campionato europeo (vincendo) contro piloti che quelle corse le fanno con altri mezzi e pressioni diverse. Chi attacca gli dà del venduto, del marchettaro: è vero, era lì per pubblicità - che fa sempre in tono decisamente teatrale, di qualunque cosa si tratti - ma voi cosa sareste disposti a fare per vivere una vita migliore o, se non altro, per correre in pista? Probabilmente di peggio. I piloti veri, quelli che lo fanno per lavoro, sono disposti ad amputarsi un dito per fare una gara, ma non soltanto: sono pronti a mettere sulle carene birre, sigarette, cartine, patatine e benzine, tanto che a confronto pubblicizzare uno shampoo è divulgazione scientifica. Attaccarlo per essere sceso a compromessi poi (e farlo mentre la classe dirigente si lancia su TikTok per racimolare qualche voto) fa semplicemente sorridere.
La verità è che Naska a Venezia79 è il sogno americano in Italia, la storia dell’uomo che si è fatto da solo davvero e che, a differenza di altri, non sta cercando di rifilarvi un corso sulla crescita personale, la crescita al massimo è quella dei capelli. Per odiare lui dovete odiare prima gli imprenditori partiti con l'azienda in garage, i rapper usciti dal ghetto con l’orologio in diamanti, tutti quelli che sul red carpet ci sono passati senza sapere nulla di cinema. Dovete, per la verità, odiare un po’ anche voi stessi per non essere lì al posto suo, a scattare foto come fanno i signori di Hollywood in attesa della premiére.