L’ultimo biennio di Andrea Dovizioso - tra Ducati, Aprilia e infine Yamaha - sarà stato sofferto, ma non è stato niente a confronto con quest’ultimo anno in MotoGP. Il Team RNF non è più il riferimento di qualche anno fa, quando vinceva le gare con Morbidelli e Quartararo, e la moto sembra tutt’altro che semplice da portare al limite. Così Andrea si ritrova con 8 punti a metà campionato, addirittura due in meno di Darryn Binder venuto direttamente dalla Moto3.
Mentre Razali riorganizza il suo team con due Aprilia (che riceverà con lo sviluppo raggiunto a Valencia 2022) Andrea si prepara a dare l’addio definitivo al motomondiale. Una moto per lui non c’è e con tutte le probabilità Dovizioso non ha alcuna intenzione di cercarne una. Quando si è cominciato a parlare di un suo possibile approdo nel mondiale delle derivate di serie, Andrea ha spiegato senza tanti giri di parole che non ha nessuna intenzione di continuare nella velocità. Tornerà, invece, a guidare sui tasselli: “Al momento non sono competitivo in MotoGP… Per me il motocross è molto interessante, ho in mente un progetto”, ha raccontato al Sachsenring.
Una sorta di Academy del motocross forse, a cui Andrea aveva già accennato in passato. Non, come gli è stato chiesto, un ruolo manageriale in questa MotoGP: “Personalmente mi sento onorato di essere già stato valutato per alcuni ruoli, dato che ero visto come una persona rilevante ed esperta. Ma in questo momento non sono disposto ad accettare impieghi del genere. In passato, però, mi è stato chiesto se potevo essere interessato o meno, non posso negarlo”. Andrea si è portato addosso vent'anni di corse, arrivando anche a vincere un titolo mondiale nel 2004. Ha corso con i migliori: Ducati, Honda e Yamaha, raccogliendo forse meno di quanto avrebbe potuto. Sulla sua strada ha trovato Valentino Rossi, Jorge Lorenzo, Casey Stoner, Marc Marquez. Fuoriclasse contro cui un pilota - bravo e veloce - può vincere le battaglie in gara ma, fose, non quella guerra che si chiama titolo mondiale.