Andrea Dovizioso non sembra intenzionato a cambiare idea: l’anno sabbatico previsto a fine contratto con Ducati non verrà messo in discussione né dalla Honda (che potrebbe sostituirlo a Marc Marquez nelle prime gare del 2021) né tantomeno dalle diverse proposte ricevute da Simone Battistella, da chi lo vorrebbe far correre in altre squadre a chi gli ha proposto di fare il Team Manager. Il Dovi si è raccontato al magazine OnePercent in un’intervista atipica, dal rapporto con il denaro a quello con i rivali. Ecco i passaggi più interessanti.
Se Dovizioso ha lasciato Ducati è anche per motivi economici in quanto, a Borgo Panigale, non hanno voluto pagare l’ingaggio richiesto dal pilota che (stando a numerose indiscrezioni) si aggirava attorno ai 7 milioni di euro. Così, tra le varie domande, gli è stato chiesto come gestisce il suo patrimonio: “Come tutti gli italiani (ma anche persone di altra nazionalità), ovviamente non mi piace pagare tante tasse. Tutti sanno quanto guadagnano i piloti, ma nessuno si ricorda che poi bisogna pagare più del 50% di tasse. Ho anche vissuto in Inghilterra (tra il 2007 ed il 2008, ndr.), ma poi ho capito che non ho bisogno di essere ricco per vivere bene. La qualità della vita dove voglio stare io non ha prezzo, anche se ovviamente mi costa i milioni. Non sono d’accordo con chi va a vivere altrove solo per risparmiare un sacco di soldi”.
Poi Dovizioso rivede la sua carriera in MotoGP dagli inizi, a cominciare dalla prima apparizione in pista nel 2001, ad appena 15 anni: “Avevo già fatto una wildcard al Mugello, ma la prima vera gara è stata Suzuka. È una delle piste più difficili al mondo, oltretutto ci sono arrivato senza esperienza. Non erano belle sensazioni, ti senti piccolo in un mondo enorme".
Poi sono arrivati i momenti positivi, a partire dalla prima vittoria in 125 e continuando con il titolo mondiale nell’ottavo di litro nel 2004: “La prima vittoria è molto importante, anche se le sensazioni che hai non dipendono tanto dalla vittoria in sé ma da come ti arriva. Il Mondiale che ha vinto Joan Mir, ad esempio, non può portare una grande esplosione di emozioni nonostante sia stata una vittoria inaspettata, perché lo metabolizzi prima. Non è che tagli il traguardo ed hai automaticamente vinto il mondiali. Ti ci avvicini poco alla volta nel corso dei mesi”.
Interrogato sul giorno più difficile della propria carriera, Andrea non ha dubbi: "È stato nel 2016, in Austria (arrivò secondo dietro a Iannone, il quale riportò la Ducati a vincere dopo anni di astinenza, ndr.) quella volta ero il pilota più forte. Ho perso perché non ho corso rischi. Non voglio sminuire Iannone che ha vinto e se lo è meritato, ma ha vinto anche se era più lento di me".
Per quanto riguarda il suo futuro, Dovizioso conferma di aver ricevuto proposte per diventare Team Manager, che però ha rifiutato: “Sono molto lusingato che mi facciano proposte di questo tipo, ma non lo voglio davvero. Mai dire mai, ma in questo momento la mia idea è di non lavorare. Essere Team Manager significa lavorare”. Tuttavia, anche se non lo rifiuti a priori, è vero che non è qualcosa che vorresti fare.
Infine, Dovizioso è stato in squadra sia con Lorenzo in Ducati che con Pedrosa e Stoner in HRC, ma se dovesse scegliere il migliore non saprebbe chi indicare: “Tutti e tre sono campioni di grande talento. Hanno caratteristiche molto diverse tra loro che ai loro tempi li rendevano imbattibili in determinate circostanze. Se dovessi scegliere un pilota lo farei in base alla moto, al team e ai tecnici. Tutti e tre hanno grandi limiti, anche se sono tra quelli che hanno vinto di più”.
Ovviamente la risposta di Jorge Lorenzo, sempre attento con il suo account Instagram, non si è fatta attendere: “Potete immaginare poi i limiti di quelli che hanno vinto molto meno... WTF! Come direbbe Mariano Rajoy: Se io non vado bene, tu vai malissimo”.