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Caos e sicurezza in Moto3,
Mirko Cecchini del team Snipers:
“È questo lo sport che vogliamo?”

  • di Maria Guidotti Maria Guidotti

8 giugno 2021

Caos e sicurezza in Moto3, Mirko Cecchini del team Snipers: “È questo lo sport che vogliamo?”
Dopo la tragedia che ha coinvolto Dupasquier, tutti gli occhi sono puntati sulla Moto3, che anche al Montmelò ha dato prova di essere una categoria fortemente a rischio sicurezza. Andrea Migno si è fatto portavoce dei piloti, chiedendo audizione a Loris Reggiani. Noi abbiamo interpellato il suo team manager Mirko Cecchini, che della situazione attuale, al pari di Valentino Rossi, dice. "Occorre fare qualcosa prima che sia troppo tardi"

di Maria Guidotti Maria Guidotti

“È troppo pericoloso, fermateli". Il tema della sicurezza torna centrale dopo il tragico incidente di Jason Dupasquier al Mugello e una gara folle a Barcellona sempre in Moto3, tanto che lo stesso Valentino Rossi ha commentato dopo la corsa: “Ancora una volta in Moto3 hanno fatto i matti fino all'ultimo giro. Roba da mettersi le mani davanti agli occhi per la paura. Stanno tutti attaccati a 250 kmh, è troppo pericoloso: io non so cosa si potrebbe fare, però bisogna trovare il modo per tornare a delle gare vere. Prima che sia troppo tardi”. Al Montmelò la Direzione Gara ha convocato i team manager delle squadre impegnate nelle cilindrate minori per un ulteriore avvertimento: non saranno più tollerati comportamenti pericolosi e antisportivi.
Sarà Sufficiente? Lo abbiamo chiesto a Mirko Cecchini, a capo del team Snipers che schiera Andrea Migno e Filip Salac, e da 30 anni nel paddock, figlio dello storico capotecnico Giancarlo Cecchini.

Piloti che tagliano la strada, altri che si infastidiscono lungo il rettilineo:  sembra una guerra dall'inizio alla fine. Cosa sta succedendo in Moto3?

Purtroppo è diventata la categoria più problematica perché non è selettiva. Il livello delle moto è molto simile e nessun pilota riesce ad emergere. Tutto viene appiattito dalla scia e questo porta ad avere delle gare di gruppo. Come sappiamo, i rischi si moltiplicano quando i piloti sono tutti così attaccati. Alla fine conta solamente l’ultimo giro: la frenata, la staccata. Non è un bello spettacolo.

Cosa è cambiato?
Una volta in Moto3 chi aveva il passo se ne andava via, oggi conta la scia. Anche domenica Gabriel Rodrigo aveva un ritmo superiore agli altri, ma non è riuscito a scappare. Con il nuovo format di qualifiche, inoltre,  alla fine non riesci a lavorare per la gara. I tre turni di libere sono finalizzati a cercare di fare il tempo per stare nei primi 14 invece di lavorare per la gara. In un turno di 15 minuti di qualifiche sei costretto a studiare quando esce l’avversario per non dargli la scia e prenderla. In gara è lo stesso, sei in testa all’ultimo giro e arrivi 10°.

Il livello molto simile delle moto non aiuta.
Solo qualche anno anche fa, c’erano delle piste dove dominava la KTM, altre dove la Honda faceva la differenza mentre la Mahindra faticava. C’era più selezione tra le Case. Adesso i tempi sul giro sono molti simili. Non solo, avere le stesse gomme da un’eternità contribuisce al livellamento. Abbiamo due mescole posteriori, morbida e dura, che quasi si equivalgono, con 2 decimi di differenza tra una e l’altra per cui non puoi neanche giocare su questo fattore per avere un vantaggio.

È frustante per i team?
Fai fatica a mettere a frutto la tua esperienza. Più che costruire un set-up vincente, sei a studiare come “rubare” il tempo. Siamo arrivati all’assurdità di cercare un set-up per frenare forte invece di andare veloce. È inaudito. Le qualifiche sono diventate un momento di altissima tensione: sei costantemente in ansia per partire al momento giusto, ma non troppo avanti per non prendere la bandiera.

C’è un allarme sicurezza?
Avere 15 piloti in gruppo all’ultimo  giro che si giocano la vittoria all’ultima curva sicuramente non aiuta.

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Cosa può essere fatto?
A Jerez avevamo chiesto all’ IRTA (l’Associazione dei team e dei piloti) di tornare al vecchio format delle qualifiche, ma ci è stato risposto di no. Non vedono il problema e guardano allo show. Per noi il punto centrarle sono le qualifiche perché con il format attuale di Q1 e Q2 siamo costretti in tutti i turni di libere di spingere al massimo per finire nei primi 14 e garantirci il passaggio diretto in Q2.  Secondo noi, una formula come la superpole permetterebbe aiutare a mettere in luce le caratteristiche dei piloti. E poi occorrono moto più selettive.

A Barcellona siete stati convocati dalla Direzione Gara
Andrea Migno è andato a parlare direttamente con Loris Capirossi. Avendo più esperienza di molti suoi colleghi, si è fatto portavoce delle esigenze dei piloti. I team manager hanno avuto un incontro separato. Ci hanno detto che dalla prossima gara non saranno tolleranti verso atteggiamenti antisportivi. Sarà vero? Occorre intervenire presto. La Direzione Gara è piuttosto concentrata a verificare  se una ruota è un millimetro sulla zona rossa. E poi piovono multe da mille euro se un pilota è fermo sulla moto ad aspettare il momento giusto per andare in pista… È questo lo sport che vogliamo? Occorre fare qualcosa prima che sia troppo tardi. 

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  • Andrea Migno
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