Il weekend della MotoGP in Qatar è cominciato ma Lusail (non si dice più "Losail") sembra tutta un'altra pista rispetto a quella vista nell'edizione 2022. Un antipasto l'avevamo avuto il mese scorso grazie al passaggio della Formula 1 sul tracciato a nord di Doha, ma oggi - dopo i primi due turni ufficiali della MotoGP - è arrivata la conferma. Sul circuito che si snoda a cavallo tra il Golfo Persico e il deserto, nel giro di diciotto mesi (la MotoGP aveva corso per l'ultima volta a Lusail nel marzo 2022), sono cambiate diverse cose: hanno riasfaltato la pista, riverniciato con colori sgargianti le vie di fuga in asfalto, cambiato la conformazione dei cordoli, rimosso i tappetini di erba sintetica al di là degli stessi cordoli, modificato l'inclinazione e il banking di alcune curve; hanno ristrutturato il paddock e, ai margini delle service road, sono spuntate come funghi nuove strutture. Sono rimaste le stesse, tuttavia, le peculiarità storiche di Lusail, ovvero la sabbia che si alza come la nebbia in Val Padana al di fuori della traiettoria ideale e le MotoGP costrette ad agire al pari di aspirapolveri per pulire la pista nelle prime sessioni di libere. Nelle FP1, infatti, i tempi sono stati altissimi, più lenti di oltre tre secondi rispetto al record della pista (1'52"772 siglato nel 2021 da Pecco Bagnaia). In Prequalifica - con l'oscurità e le temperatura più basse - l'aderenza del nuovo asfalto si è fatta sentire, consentendo ai piloti di scendere su prestazioni di assoluto livello: il più veloce di giornata è stato Raul Fernandez in sella all'Aprilia del Team RNF con un 1'52"843, seguito a distanza di 49 millesimi dal numero 49 - Fabio Di Giannantonio - e ad un decimo di distacco dalla RS-GP ufficiale di Maverick Vinales.
La Michelin, a conoscenza di tutti i cambiamenti di Lusail, ha scelto prudentemente di portare una mescola in più rispetto al solito sia per quanto riguarda l'allocazione delle gomme anteriori (dura, media e soft a disposizione), sia per i posteriori (anche qui tre specifiche - dura, media e soft - utilizzabili). L'effetto, nel venerdì qatariota della MotoGP, è stato quello di vedere i piloti girare con combinazioni di pneumatici costantemente differenti. I reali valori in campo quindi - time attack a parte - sono stati di difficile comprensione. Alla fine delle prequalifiche, in ogni caso, proviamo a sbilanciarci, nel tentativo di fare chiarezza: in Q1 e Q1, per trovare il tempo sul giro secco, sarà obbligatorio montare la morbida al retrotreno; nella Sprint Race si candida la media come soluzione più papabile al posteriore, per la Gara meglio andare sul sicuro con la hard (bande gialle) dietro. All'anteriore? Qui la decisione sembra poter scaturire dalle rispettive sensazioni dei piloti, che dovranno evitare il graining, ovvero un consumo repentino e inesorabile della spalla della gomma davanti (spalla destra, a Losail), dovuto alla sabbia in pista e alle gomme posteriori con tanto grip che spingono sull'avantreno, sovraccaricandolo (in Qatar, per via delle condizioni atmosferiche e della conformazione del tracciato, le gomme anteriori si consumano molto di più delle posteriori). Fabio Di Giannantonio, dopo il suo secondo posto nel venerdì di Lusail, ha riassunto impeccabilmente la situazione, commentandola: "Le condizioni sono particolari, perché volendo vai forte con tutte e tre le gomme. Il problema è che se vuoi la velocità pura hai la soft (posteriore, ndr), ma c'è un grandissimo calo. Con la media hai un compromesso, ma anche in questo caso il decadimento è discreto. Poi c'è la dura, che dura di più, ma con cui vai più lento e hai meno grip a centro curva. La pista è cambiata molto anche visivamente, sembra un'altra. A volte prendi dei riferimenti fuori dal cordolo, tipo freni alla prima curva dove inizia il 'verde', ma adesso il verde e l'erba sintetica non ci sono più. È cambiata molto la percezione delle curve, però bisogna fare i complimenti a chi ha fatto la pista nuova, perché raramente troviamo una pista così migliorata. L'asfalto è pazzesco, un biliardo, c'è tantissimo grip e i cordoli sono fatti molto bene. Hanno rispettato tutte le cose che avevamo chiesto di cambiare. La pista è cambiata in meglio".
Per il resto l'attenzione va catalizzata sulla lotta al titolo, con Pecco Bagnaia e Jorge Martín che hanno vissuto un venerdì molto simile, nei modi e nei tempi con cui poi sono arrivati alla prestazione finale, la quale vede lo spagnolo settimo e il piemontese ottavo, divisi da sette infinitesimali millesimi. Entrambi, nel primo turno - durante il tramonto qatariota - pativano più o meno le stesse difficoltà in ingresso curva per il poco grip. Fuori dalla top ten dopo le FP1, hanno continuato a lavorare in ottica gara anche in Prequalifica, dove tutto si è gradualmente normalizzato. Sia Pecco che Jorge, comprensibilmente viste le condizioni generali, sembrano essere lontani dalla forma ideale, con Bagnaia che - più abituato a venerdì in salita - ha gestito il toto gomme e i cambiamenti di aderenza con più tranquillità. Martín invece si è barcamenato all'insolita ricerca del feeling con qualche scatto di nervi ai box, riuscendo comunque a trovare la via a venti minuti dalla bandiera a scacchi delle prequalifiche, quando il madrileno - montando la morbida fresca al posteriore - pare aver risolto buona parte dei suoi problemi. I rivali per il Mondiale se la vedranno domani, alle 13:50 italiane, direttamente in Q2, prima della Sprint Race programmata per le 18 italiane. Saranno costretti a passare per il Q1, invece, nomi del calibro di Marco Bezzecchi, Franco Morbidelli, Enea Bastianini, Alex Marquez, Johann Zarco, Jack Miller e Fabio Quartararo, tutti scalzati da Marc Marquez (decimo), salvatosi anche grazie al riferimento di Bagnaia nel time attack. Più tranquilli, in top ten, Luca Marini, Augusto Fernandez, Aleix Espargaró e Brad Binder.