Charles Leclerc e Max Verstappen hanno la stessa età, entrambi classe 1997, e due carriere nelle classi giovanili fatte di aspettative e successi, costellate dagli sguardi di chi - per anni - li ha considerati talenti purissimi del motorsport del futuro. Oggi però, all'alba dei loro 27 anni, qualcosa tra loro è cambiato, figlio di scelte e aspettative, possibilità e contratti, in due linee rette che li hanno portati in direzioni diverse. La frustrazione di Charles Leclerc si percepisce a ogni Gran Premio, nella speranza sempre presente di chi vuole portare la Ferrari di nuovo al successo. Mentre dall'altro lato del paddock Max Verstappen vive con un solo punto fisso i suoi weekend di Formula 1: l'obiettivo è sempre quello di vincere. La differenza della vettura fa sicuramente il suo, ma il gioco delle parti è ancora ben acceso e entrambi si guardano e si studiano, sapendo che un giorno si incontreranno di nuovo, magari in una sfida mondiale. Charles Leclerc e Max Verstappen hanno affermato più volte di essere l'uno l’avversario dell’altro, fin dall’alba dei tempi, fin da quel “è stato solo un incidente”, il famoso evento che attraverso un video li ha resi meme, ma anche lo stesso in cui la rivalità tra i due è risultata evidente. In quell'occasione infatti durante una gara di karting, Leclerc spinse fuori dalla carreggiata quello che oggi è il numero 1 della categoria primaria: inizia lì, nel 2012 – ma forse anche prima – quel percorso di vita che tutt'oggi condividono.
Verstappen e Leclerc sono due nomi che stanno scrivendo pagine importanti nella storia recente della Formula 1, perché non è solo di talento che si parla, ma di sacrificio e, inevitabilmente, di pressione, seppur siano due percorsi che differiscano molto, non per tempi, ma per modalità. Verstappen, fin da giovane, è stato considerato un predestinato nel mondo del Motorsport, pur non essendo l’appellativo a lui associato. Con un padre ex pilota di Formula 1, Jos Verstappen, le aspettative erano alte fin dall’inizio. Il suo dominio è per forza di cose articolato e segnato dalla mano paterna, che nella vita e nella carriera del figlio, ha plasmato il suo talento con metodi duri e senza compromessi, creando un'atmosfera carica di pressione e di lezioni dure. Una luce oscura sulla vita da adolescente del pilota che trova esempio in quelle frequenti volte in cui avvenivano punizioni un po’ violente, dopo un errore in pista magari. Un comportamento che oggi appare inaccettabile ma che all'epoca era visto come parte del mondo delle corse e che oggi trova un confronto nel modo in cui Max lascia decidere molto al padre riguardo la propria posizione nella scuderia. Sicuramente il dominio di Verstappen in pista è innegabile, ma il prezzo pagato per raggiungere queste vette è un ricordo doloroso, che oggi ha smesso di far male e piuttosto che ricordarne i lividi, si arriva a parlare solo della sua ascensione nella categoria regina: rapida, clamorosa, a soli 17 anni, quando è diventato il pilota più giovane a debuttare fin da subito come titolare, grazie anche agli investimenti massicci della Red Bull, che vide in lui il futuro della squadra. A scapito di altri piloti, ha rotto e ricreato quella regola che imponeva la maggiore età per la Superlicenza, ma non ci si poteva aspettare altro, del resto. Al contrario del suo trascorso familiare però, oggi anche quando Verstappen commette errori sul circuito, il team lo sostiene, lo coccola, facendolo sentire importante. Mossa furba? Pertanto tutto ciò ha contribuito a costruire la sua fiducia, portandolo a crescere.
Dall'altra parte c'è Leclerc, un talento oramai non più tanto emergente, con una storia diversa. Anche lui ha mostrato precocemente la sua bravura, vincendo campionati nelle categorie minori, ma la sua strada verso la Formula 1 è stata ed è più tortuosa. La situazione familiare qui è diversa, con Hervé Leclerc che al tempo ha adottato un approccio più equilibrato nell'educazione di Charles, incoraggiandolo a dare il massimo senza comprometterne il benessere emotivo. Ha fornito un sostegno alla sua determinazione pre-esistente, garantendo la crescita di Leclerc senza soffocarlo. Questo comportamento si riflette nella reazione empatica da pilota del numero 16, che, pur avendo la stessa età di Verstappen, ha trovato un proprio modo di guidare che differisce da quello dell'olandese non solo per le prestazioni generali, ma anche per l'interazione con la pista, con la scuderia e con il pubblico.
Leclerc ha avuto un inizio molto promettente. Ha iniziato a correre in kart all'età di otto anni e nel corso degli anni ha dimostrato un talento straordinario, vincendo numerosi campionati e attirando l'attenzione degli addetti ai lavori. In Formula 1 è partito con Sauber nel 2018, arrivando in Ferrari l'anno dopo, e si è trovato di fronte a una realtà alla quale sicuramente si dichiara fedele, ma la verità è che ha dovuto affrontare tutta la pressione che il padre, prima di morire, gli ha evitato. La Scuderia, reduce da una lunga astinenza di titoli mondiali, punta da sempre il dito al pilota come causa principale dei suoi insuccessi. Se vinci un titolo sei un eroe e se per qualche anno non succede, non ne vali la pena. Sebbene in questo caso Vasseur gli abbia garantito tutta la fiducia del caso, facendogli firmare un contratto pluriennale, è risaputo che questo atteggiamento non sia nuovo per Ferrari, che ha fatto lo stesso anche con piloti del calibro di Vettel, sostituito quasi senza problemi con Leclerc. Sbagliato? Sicuramente, avviene tutto come un'attenzione al secondogenito, ma è evidente quanto sia importante per tenere le pile cariche al più giovane, scaricando inevitabilmente quelle del tedesco. Sebastian Vettel ha colto l'ironia della sorte, ma non l'ha presa benissimo, piuttosto in quel 2020 si è lasciato un po' andare a performance esagerate, conscio del fatto di avere qualcosa da dimostrare, fallendo. Ciò ha garantito una luce in più sulla vita da pilota di Leclerc, che si è potuto guadagnare l'appellativo di "predestinato" senza problemi, malgrado la sua carriera non abbia subito le impennate sperate.
Se ad un certo punto delle loro carriere, Verstappen e Leclerc sembravano essere su un piano paritario, la realtà è ben diversa: mentre Verstappen è diventato tre volte campione del mondo e continua a primeggiare nel campionato, Leclerc si trova ad inseguire quel sogno. Tuttavia, nonostante il monegasco mantenga viva la fiamma della speranza, le sue possibilità sembrano diminuite, oppure sono ancora in divenire. Sicuramente la stagione 2024 pare essere un momento propizio per la Ferrari, nonostante gli scongiuri. Sembra che la monoposto e la motivazione a migliorare siano presenti. La guida di Leclerc resta precisa, prende la vettura e la gestisce al meglio ogni volta. La sua è un’intelligenza tattica che si adatta di volta in volta ed è inevitabile la delusione quando a fine gara i risultati non sono quelli attesi. L’abilità nel prendere le giuste decisioni strategiche, quando riesce a contrastare quelle del muretto, e a fornire feedback utili sono uno strumento per ottimizzare la performance, e la sua bravura sul giro secco è risaputa.
Da parte sua, Verstappen è aggressivo, talvolta indisciplinato, ma sempre preciso. Prende decisioni rischiose, ma brilla sul bagnato, nelle curve, è implacabile nelle partenze e il fatto di saper rimanere sempre concentrato gli permette di affrontare la pressione e trasmetterla agli altri. Un confronto inevitabile tra due piloti coetanei che descrive quanto il supporto e l’ambiente circostante possano influenzare il loro percorso. Entrambi dagli approcci distintivi alla competizione, giocano col loro talento in attesa di scontrarsi ogni volta in pista. A oggi Leclerc è dietro, domani chissà. Se è anche la vettura che fa il pilota, domandiamoci cosa succederà se Verstappen risponderà davvero a questi rumors trasferendosi in un’altra scuderia.