Nella gallery delle immagini più belle della domenica di Mandalika bisognerebbe inserire due istantanee di Fabio Di Giannantonio. La prima lo raffigura al parco chiuso, rannicchiato e singhiozzante vicino posteriore della Ducati Gresini, con le mani che gli coprono il volto e le lacrime. La seconda, scattata pochi secondi più tardi, inchioda l’attimo di un abbraccio caloroso con Pecco Bagnaia. In quel momento Fabio si volta e chiede a gran voce: “Dove devo andare? Non sono abituato, aiutatemi” - risate generali. È la prima volta che Di Giannantonio conquista il simbolico e dolce parc fermé della MotoGP, lo fa con un quarto posto che consegna a lui e a Gresini l’insegna di best indipendent team. Fabio piange al termine di quello che lui stesso ha definito un “garone”. Lo è stato, a tutti gli effetti: scattato dalla settima casella, il romano si è ritrovato intruppato nella mischia delle prime curve, finendo ai margini della top 10. Poi una rimonta tutta determinazione e fluidità; oggi Fabio, insieme alla sua Desmosedici GP22 azzurra e rossa, ha inscenato una coreografia perfetta, vellutata, apparentemente di facile esecuzione vista la scaltrezza nei sorpassi. Il 49 ha scavalcato - in successione – Mir, Nakagami, Aleix Espargaró, Binder, Bezzecchi e Miller. Negli ultimi dieci giri, con una quarta posizione ben salda nelle mani e con pista libera davanti, Di Giannantonio ha mostrato un ritmo disarmante sul piede dell’1’31”basso, rosicchiando tre secondi a Bagnaia e Vinales, chiudendo a sei secondi dalla testa della corsa.
Una prestazione solida, completa, impeccabile. A lanciare segnali da Mandalika non è una rondine che alimenta false speranze sulla primavera, ma è un Fabio Di Giannantonio che sta finalmente cogliendo i frutti di un percorso di crescita, iniziato da almeno dieci mesi, ma sempre più evidente. Settimo in qualifica, sesto in Sprint Race, quarto sull’asciutto in Gara, dopo un ottavo posto in condizioni full wet a Motegi. Se Fabio fosse un rookie, probabilmente, staremmo parlando di un pilota in rampa di lancio verso orizzonti felici. Invece ci troviamo ad incrociare le dita affinché uno come lui, sostituito da un certo Marc Marquez, trovi una sella per il 2024. Ma Fabio Di Giannontonio va considerato esordiente, perché l’anno scorso – quello del debutto, in cui ha dovuto remare tra le difficoltà di una squadra senza esperienza in MotoGP – è stato praticamente inutile, per sua stessa ammissione. Dopo questa domenica, tuttavia, il cielo per Fabio sembra schiarirsi; nel paddock si parla di un possibile approdo nel Team RNF Aprilia al posto di Miguel Oliviera, che pare stia limando gli accordi sulla durata del contratto offertogli dal Team Repsol Honda. Fabio, imbeccato da Sky, ne ha parlato così: “Aspettatevi di vedermi l’anno prossimo, con quale team vedremo, ci stiamo lavorando. Secondo me se continuo in questo modo faccio a fatica a stare a casa”.
Poi Fabio, arrivato in sala stampa per il media scrum, ha analizzato la sua gara, raccontando i retroscena delle sue emozioni: “Sono contentissimo, quasi orgoglioso forse. Allo spunto sono partito bene, ma con Marquez eravamo molto vicini e quindi ho dovuto chiudere un po’ il gas, mi si è impennata…ho sbagliato. Mi sono ritrovato quindicesimo al primo giro e ho detto ‘porca miseria, un disastro’. Invece mi sono concentrato, ho detto ‘va bene, 27 giri, gara lunga, ho un bel passo, concentrato, linee giuste, gas, corpo’. Cercavo veramente di sentire solo me e la moto, e cavolo ho preso un ritmo pazzesco, andavo veramente forte. Non rischiavo neanche così tanto quindi era molto buono. Questo mi dava anche un po’ più carica, poi vedevo che arrivavo e passavo, arrivavo e passavo. Sono riuscito anche a gestire bene la gomma davanti, che era un limite perché ho scelto la soft. Ma anche lì appena arrivavo sotto agli altri per evitare di scaldarla sorpassavo subito, è stato perfetto. Quindi secondo me, devo dire la verità, ho fatto davvero una super gara. Al parco chiuso è stato un momento un po’ mio, ovviamente davanti a tutti. Vedermi lì al parc fermé mi ha fatto effetto, perché è come un dolcetto, una boccata d’aria, un premio, mi serviva. Ho sputato un bel po’ di sangue negli ultimi tempi, perché ragazzi c’è veramente tanto lavoro dietro, mamma mia. Non è mai facile, comunque sia quando fai il massimo e il risultato non viene fuori, ma solo tu conosci le motivazioni, tutti dubitano di te. Devi comunque andare in pista, ma magari spingi, lavori e i risultati continuano a non venire. Sarebbe più facile mollare un po’, invece secondo me sono stato bravo io ed è stato bravo anche il mio staff che mi ha aiutato a rimanere sempre sul pezzo, concentrato, come un mulo, a crederci sempre".
Resta l’amaro in bocca per la storia Di Giannatontonio-Gresini (cominciata nel 2017 in Moto3) che, indipendentemente da tutto, terminerà a fine novembre nel paddock di Valencia. Fabio, in proposito, si è tolto qualche sassolino dalle scarpe: “Se è cannibale questa MotoGP? Ovviamente qui sei al massimo di questo sport, ci sono solo 22 posti e se tu non fai bene serve un altro che prova a fare meglio, da una parte lo capisco. Capisco un po’ meno, da parte di chi veramente sa certe cose, aver avuto così tanta fretta. Alla fine sono scelte, va bene così, io sto lavorando per me in primis, e poi dai per togliermi qualche sassolino, per far vedere a chi ha dubitato un po’ troppo di me che si sbagliava. È un po’ un peccato che questa soddisfazione sia arrivata solo adesso. Serviva un po’ di fiducia, di pazienza. È come aver costruito tutto, essere quasi arrivati e poi decidere di fermarsi. Invece tocca avere un po’ di fiducia, di pazienza, e si arriva bene e insieme. Sarebbe stata una bellissima storia visti i miei trascorsi con Gresini. Però pazienza, non si sa mai quello che può capitare nel futuro, chissà. Non voglio pensare troppo ai ‘se’ e ai ‘ma’, mi godo il momento, lavoro, lo sto facendo per me stesso. Come la vedo in Australia? È una pista fighissima, sono sempre andato mediamente forte anche se non ho mai raccolto grandi risultati tra cadute e contatti, ma ora mi aspetto di essere veloce. Più importante la pole al Mugello o il quarto posto di oggi? Il quarto posto qui, perché la pole al Mugello era stata romantica, ma oggi, come si dice in romano, è stata una gara bella cicciotta”.