Stelvio Boaretto, 59 anni, era un appassionato. Di vita e di sfide, ma anche di sport. E ci ha lasciati troppo presto in quello che è stato un weekend nero per il motociclismo. Stelvio correva la prima tappa della Coppa Italia Amatori al Mugello, il circuito su cui ogni pilota vorrebbe correre almeno per un giorno. Ed era un esperto, correva nella categoria 1000 Avanzata in sella ad una Yamaha R1 dopo aver passato alcune stagioni con BMW ed Aprilia. Poi l‘incidente alle Arrabbiate, il soccorso tempestivo ma inutile. Ad esprimere le sue condoglianze anche Giovanni Copioli, Presidente della FMI: "In questo drammatico momento mi unisco alla famiglia con cordoglio e partecipazione. Una fatalità ci ha privato di un appassionato vero ed ha funestato un Trofeo dove proprio la passione è protagonista".
Una vita alla ricerca dell’emozione
Stelvio Boaretto faceva il veterinario ad Albignasego, in provincia di Padova, iscritto all’Ordine dei Medici Veterinari dal 1993. Si era sposato con Michela Zaggia nel 2001, che l’aiutava nell’ambulatorio e lo seguiva nelle gare in pista, cosa che ha fatto anche in questa tragica domenica al Mugello. Lei appassionata di cavalli, lui di motori. Ma entrambi lavoravano con passione per curare gli animali che venivano portati all’Ambulatorio Ai Ferri, trattandoli sempre con affetto e professionalità anche fuori dall’orario di lavoro.
Stelvio, racconta Il Mattino di Padova, amava scalare le montagne. Lo ha fatto anche sulla catena dell’Himalaya, nel 2015, salendo gli 8.201 metri della Dea Turchese. “Non sono un alpinista - aveva detto al suo rientro dall’esperienza - ma un uomo di campagna che ama da sempre la montagna”. Ma non solo, perché da grande appassionato aveva cominciato ad arbitrare gli incontri di boxe dilettantistica. Gino Freo, maestro della Boxe Piovese, racconta di aver insistito molto per averlo con sé: “Avevo scorto subito in lui valori come l’onestà e la correttezza”.
A parlare di lui anche Rossella Clai, presidente del circolo Legambiente Pratiarcati “Era il mio veterinario di fiducia da oltre tredici anni e fin da subito ho trovato una sintonia nel suo modo di trattare gli animali con estrema professionalità, sempre presente, disponibile anche oltre l’orario di lavoro. I suoi suggerimenti si sono dimostrati in ogni occasione preziosi, utili. Una persona che amava il suo lavoro come poche se ne incontrano lungo la vita. Sono sicura che interpreto anche il pensiero di tanti se dico che lascerà un grande vuoto in tutta la nostra comunità”.
Un ricordo a cui si unisce anche la consigliera comunale e provinciale Barbara Cocco: “Lo ricordo gentile, simpatico, semplice, innamorato degli animali, specie i gatti. Sempre disponibile, attento, preciso. La battuta sempre pronta e il sorriso stampato in volto”.
Il ricordo degli amici e del MotoClub
“Stelvio, eri una persona speciale, impossibile non volerti bene - si legge sulla pagina del MotoClub Arsenico - Credo che i tuoi occhi in questa foto dicano quanto amavi questo sport. Manterrò questo sguardo impresso nel mio cuore per sempre. Ci mancherai infinitamente!! Ciao PILOTA".
Racconta di lui, al Corriere del Veneto, anche Andrea Rampin, pilota di 32 anni appassionato di boxe: “Per me era come un secondo padre. Proprio venerdì alla vigilia della gara mi aveva mandato un messaggio, ‘Mi impegnerò a correre bene anche per te. Perdiamo una persona d’oro, benvoluta da tutti, sia come veterinario, sia come sportivo. Era sempre stato appassionato di moto, sin da giovane gareggiava. Erano altri tempi, partiva da casa con la sua moto, arrivava nel circuito, correva e rientrava alla sera. Un amore folle che solo noi motociclisti possiamo capire - spiega Rampin - Era originario di Pontelongo ma viveva ad Albignasego dove gestiva lo studio veterinario insieme alla moglie Michela. Durante le gare era una figura di riferimento, un padre all’interno del gruppo. Prima delle prove libere ti tranquillizzava, durante le qualifiche ti dava una pacca sulla spalla, stemperava la tensione e sapeva consigliarti sempre bene”.
A ricordarlo con affetto, in un fiume di messaggi, anche Massimo Righetto, autore televisivo: “Lo avevo conosciuto in passato sia per la sua attività di veterinario, sia per la sua attività di pilota. Era una persona solare e dinamica, che trasmetteva un’idea di grande energia. Sono rimasto paralizzato dalla notizia e devo dire che sono sgomento per il fatto che non era certo un principiante, ma conosceva il mondo dei motori e delle due ruote a menadito. Evidentemente devo pensare che fosse arrivata la sua ora, perché altrimenti non si spiega una fatalità di questo tipo”.
Conosceva il rischio Stelvio, perché lo conosce ogni pilota, ma come ogni pilota amava correre. E se n'è andato troppo presto lasciandoci la magra consolazione che stesse facendo una delle cose più belle che si possono fare nella vita. La salma di Stelvio Boaretto rimarrà in Toscana fino a mercoledì 12 maggio e in seguito verrà portata in Veneto.