Arriva una bella curiosità direttamente dalle pagine del Corriere dello Sport. Non ci sono soltanto le imprese di Danilo Petrucci a prendersi la scena in queste prime tappe della Dakar, ma anche una bella storia che sta diventando l’emblema del superare i proprio limiti. Stiamo infatti parlando della coppia formata da Laia Sanz e Maurizio ‘Jerry’ Gerini, entrambi campioni su due ruote e decani della corsa più folle che esita. Lei è un mito delle moto con il palmares che parla decisamente da solo, 14 titoli mondiali e 10 europei nel trial, 6 invece nell’enduro. Lui invece, salvò la vita a un pilota in una delle sue 4 Dakar in sella alla sua Husqvarna. Per la prima volta la coppia ha deciso di accettare una nuova sfida e partecipare su quattro ruote alla guida del team Mini John Copper Works X Raid. “Era il momento di cambiare dopo l’ultima Dakar nella quale non mi sono divertita – ha raccontato la Sainz – Pensavo più al rischio che a correre forte, qui in Arabia è tutto più veloce e divertente. Ognuno sceglie la sua strada quando si sente di fare determinate scelte”.
Una spagnola e un italiano che, grazie anche alla stima reciproca, si sono ‘accordati’ prima sui social e poi con una rapida quanto fondamentale telefonata: “La colpa è tutta sua perché quando me l’ha detto avevo già un accordo con un altro team – scherza Gerini – In un paio di giorni mi sono reso conto di tutto questo. Sapevo che non mi sarebbe mai capitata un’occasione del genere anche se tagliare il cordone ombelicale con le moto è stato difficile”. Guai però a pensare che i due siano andati alla Dakar soltanto per fare una passeggiata. Infatti entrambi si trovano al 26esimo posto nella classifica generale subito dietro al team di Carlos Sainz, mentore peraltro della connazionale. Tra i due infatti c’è soltanto una ‘i’ di troppo e il pilota della Ferrari è stato colui che l’ha portata nel mondo delle auto decidendo di volerla accanto in occasione del campionato Extreme-E. E chissà adesso cosa penserà vedendola dietro in classifica, pronta a superarlo all’ultima curva… anzi, all’ultima duna.