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Come i social hanno cambiato la Formula 1: luci ed ombre di una rivoluzione epocale

  • di Matteo Poletti

14 gennaio 2023

Come i social hanno cambiato la Formula 1: luci ed ombre di una rivoluzione epocale
Uno sport rinato, dopo un periodo di grave perdita e preoccupazione, grazie all'intervento di una società americana che ha saputo investire, rischiare, puntare su social e televisione: la storia ispirazionale della nuova Formula 1

di Matteo Poletti

Nel 2015, mentre tanti sport stavano scoprendo il mondo social e crescendo grazie a quello, la Formula 1 era ancora rinchiusa in se stessa.
Per paura di togliere entrate ai diritti televisivi, che sono stati la priorità dagli anni '80, la FOM e Bernie Ecclestone continuavano ad ignorare il potenziale dei social media. Per di più, ogni tentativo di innovazione veniva severamente respinto e punito. È il caso di Stephane Samson, Group Brand Director di Lotus, che permise alla squadra di diventare una "fan-favourite" su Twitter grazie ai suoi post informali e divertenti. Non tutti, però, apprezzarono questo e Samson fu costretto a lasciare la squadra.

Lasciando da parte per un attimo la questione social, a metà anni 10 la Formula 1 stava perdendo sempre più appeal. Prendendo in considerazione anche solo l'Italia, a causa del passaggio dei diritti TV da Rai a Sky Sport (pay TV) e del cambio generazionale, nel 2016 gli appassionati under 25 erano solo il 14% del totale.
 

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LA RINASCITA

Nel 2017, però, inizia la risalita: Liberty Media Corporation, celebre società statunitense di telecomunicazioni, acquisisce la Formula 1 e pianifica una trasformazione del Circus a tutto tondo. L'obiettivo, ovviamente, è quello di conquistare maggior interesse da parte del pubblico più giovane ed espandersi nel mondo dei social media. Nel 2020 si vedono già i primi, enormi, risultati. Nonostante l'anno disastroso per tutto il pianeta, i canali social della F1 raggiungono numeri impressionanti. Le interazioni sono letteralmente due volte tanto rispetto all'anno precedente: nessun campionato sportivo ha avuto la stessa crescita.

Come è stato possibile tutto ciò? Con una maggiore presenza sui social e una più vasta gamma di contenuti: se prima ci si limitava a condividere i momenti salienti dei Gran Premi, ora si cerca di puntare l'attenzione sui "dietro le quinte", su momenti divertenti o ancora su un approfondimento maggiore delle gare. Il successo è stato reso possibile anche dall'arrivo di nuovi giovani piloti, che con i loro canali social hanno attratto ulteriori tifosi. Si pensi, ad esempio, al "Twitch Quartet" di Charles Leclerc, Alex Albon, George Russell e Lando Norris e ai loro live stream.

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IL CASO NETFLIX

Buona parte dei meriti, però, va data anche a Netflix. Da inizio 2019 ad oggi, la serie "Drive to Survive" ha attirato una miriade di nuovi fan e non sembra volersi fermare. Le puntate sono facili da seguire per chi si approccia allo sport per la prima volta: spiegando le regole principali e intervistando giornalisti, piloti e team principal, lo spettatore riesce velocemente a capire i meccanismi del Circus. D'altra parte, i tifosi di vecchia data si sono lamentati in più occasioni di come la serie alteri gli accadimenti in pista in modo da renderli più interessanti. Team radio tratti da una gara e riprodotti in un altro contesto, rivalità inesistenti nella vita reale...

Anche alcuni piloti e squadre non hanno sempre visto lo show di buon occhio. Ferrari e Mercedes si sono rifiutate di far parte della prima stagione, temendo che i contenuti extra di Netflix potessero minare la concentrazione dei membri del team. Anche Max Verstappen, sostenendo che "Drive to Survive" non dia un'immagine realistica della Formula 1, ha rifiutato di apparire nella quarta stagione, quella che narra la conquista del suo primo titolo. Stando alle ultime voci, però, tornerà nella quinta.

L'indubbio incremento di pubblico è un'ottima notizia per il mondo della F1 e per il business che si cela dietro. Un maggior numero di tifosi equivale a maggiori entrate di denaro, più pubblico ai Gran Premi e nuovi circuiti che vogliono entrare nel calendario. 

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NON È TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA

Siamo però sicuri che il nuovo pubblico non abbia difetti? Essendo così legato al mondo dei social, purtroppo, l'odio verso i piloti è esponenzialmente aumentato rispetto al passato. Certo, anche Schumacher o Vettel venivano fischiati quando vincevano ogni gara, ma non si è mai arrivati al punto di minacciare un pilota di morte, come accaduto a Latifi dopo il Gran Premio di Abu Dhabi del 2021.

Inoltre, ogni volta che due top driver si toccano in pista (vedi Verstappen e Hamilton) i social vengono intasati da discussioni e insulti all'uno e all'altro pilota, oltre che ai rispettivi tifosi. Per concludere, la Formula 1 ha sicuramente beneficiato dell'arrivo di nuovi tifosi; è sempre stato uno sport seguito in tutto il mondo, ma per la prima volta può far concorrenza al calcio in Europa o all'NBA negli Stati Uniti. Inoltre, nessun altro sport può aver vantato una crescità così importante negli ultimi anni.

Bisogna, d'altra parte, trovare un modo per fermare l'odio online; è brutto dire che prima i tifosi erano "pochi ma buoni", ma c'è sicuramente un fondo di verità. I piani alti del Circus, con le campagne "Drive It Out" ed "End Racism" hanno già messo le basi per un miglioramento futuro, ma le parole devono essere seguite da un'azione concreta.

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