Il 25 febbraio è arrivato e pure la notizia che tutti, ormai, davano per certa: il piano di ristrutturazione è stato approvato. S’è da poco conclusa l’assemblea durata oltre due ore in cui i creditori hanno accettato dall’aula del tribunale regionale di Ried im Innkreis di veder saldato, per ora, solo un 30% del credito vantato. Ma mentre la KTM tenta di rialzarsi, un’offerta inaspettata e controversa da parte di BMW potrebbe minare il suo futuro. Sempre ammesso che non si tratti di mera speculazione.
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La situazione finanziaria di KTM è quella che è, ma la notizia di oggi è un primo importante passo verso un futuro che fino a pochi mesi fa sembrava negato. Con un debito di oltre 2 miliardi di euro riconosciuto in tribunale e la necessità di raccogliere una somma di 681 milioni di euro entro il 23 maggio per soddisfare il 30% delle richieste dei creditori, il cammino è comunque ancora lungo e tortuoso. Il co-azionista Bajaj ha già messo sul piatto 50 milioni di euro, ma altri 100 milioni devono ancora essere reperiti entro la fine di marzo per poter riavviare subito la produzione. L’assemblea ha detto “ok”, preferendo l’ipotesi di un 30% entro maggio piuttosto che un 15% subito nel caso di fosse deciso di far fallire l’azienda, ma è stata chiara: non si può smettere di cercare investitori.
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Solo che nessun investitore è un benefattore. E ogni offerta può inevitabilmente portarsi dietro pericoli importanti. Ecco perché da un lato l’offerta di acquisizione che BMW avrebbe avanzato potrebbe sembrare un’ancora di salvezza, ma in realtà cela potenziali conseguenze devastanti per l’ Austria. Tanto che anche il Governo austriaco si sarebbe messo di traverso. Secondo quanto riportato dai giornali locali che hanno seguito quotidianamente le vicende di KTM, infatti, BMW vorrebbe spostare l’intera produzione fuori dall’Austria, trasferendo le attività in India, per quanto riguarda la realizzazione fisica dei prodotti, e in Germania per quanto riguarda design e progettazione. Traduzione? 4.500 posti di lavoro persi, fornitori locali senza più commesse e impatto devastante sull’economia di una nazione intera, con costi sociali per la disoccupazione potrebbero gravare pesantemente sui contribuenti austriaci (l’esborso stimato è di oltre 225 milioni di euro all’anno).
E la MotoGP? Ecco, i vantaggi, probabilmente, potrebbero concentrarsi tutti lì. Ma sarebbe abbastanza? Certo che no. Visto che comunque l’idea che BMW potrebbe aver partorito è quella di rilevare per intero anche tutto il settore racing di KTM e affacciarsi nel Motomondiale con mezzi e uomini che cambierebbero solo colori. Significherebbe riuscire a entrare in MotoGP con certezza e con almeno un anno di anticipo, per altro con una moto già pronta e senza dover sviluppare un prototipo che correrebbe per un solo anno, visto che da 2027 entrerà in vigore il nuovo regolamento. Una RC-16 con l’elica bavarese, quindi, almeno per il 2026 e con sopra Pedro Acosta (che però ha un contratto che gli permetterebbe di dire “no, grazie” in qualsiasi momento) e Toprak Razgatlioglu.
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