Ci risiamo: KTM è di nuovo ferma. No, non c’entra niente la MotoGP, non c’entrano niente “i capricci” di Pedro Acosta, i risultati che non arrivano e Maverick Vinales che, invece, riesce a andare forte. La questione - dispiace dirlo – è più seria. Perché mentre Vinales ha i piedi a un passo dal podio, gli operai della casa austriaca li avranno entrambi di nuovo a casa. Quando? Dal primo maggio e fino alla fine di luglio, con la produzione di KTM che, come ha annunciato l’azienda stessa, si è di nuovo interrotta dopo il lungo stop dei mesi scorsi e dopo essere ricominciata da poco più di un mese.

Questa volta, almeno a sentire le dichiarazioni ufficiali del nuovo CEO di KTM, la colpa è dei “fornitori che non forniscono”. Gottfried Neumeister, però, ci ha tenuto a ribadire che è quasi un passaggio obbligatorio e che tutto era più o meno nell’aria. "Non possiamo biasimare i fornitori per non essersi impegnati a ordinare materiali aggiuntivi durante questo periodo di insolvenza – ha spiegato - Ora non ci resta che aspettare di ricevere il prossimo lotto di materiali".

In sostanza, la produzione si ferma – almeno nelle dichiarazioni ufficiali – non perché la crisi è sempre più nera, ma perché nei magazzini non ci sono più tutti i pezzi necessari a costruire le moto. Le difficoltà di approvvigionamento, chiaramente, sono il risultato del periodo di insolvenza dichiarato alla fine del 2024, che ha portato molti fornitori prima a interrompere le consegne e poi anche a interrompere la produzione delle parti generalmente ordinate da KTM. Con i 150 milioni di Bajaj che, evidentemente, non sono stati sufficienti.
Come se non bastasse, l’aumento di capitale di 350 milioni di Euro che avrebbe dovuto essere discusso nel consiglio di amministrazione del 26 aprile, non è stato approvato (si cercherà di racimolare fondi dando azioni in pegno) e c’è la necessità di reperire 600 milioni di euro entro il 23 maggio per evitare il fallimento, così come previsto dal piano di ristrutturazione approvato nei mesi scorsi dall’assemblea dei creditori. In questo contesto, Neumeister ha ribadito la promessa di mantenere un senso di responsabilità verso i dipendenti. Sì, gli stessi dipendenti che in queste settimane subiranno tagli salariali e orari di lavoro ridotti. Gli impiegati, stando a quanto riporta la stampa austriaca, passeranno a una settimana lavorativa di quattro giorni, mentre circa mille operai saranno messi in cassa integrazione e tremila lavoreranno con una riduzione salariale del 20% e un orario teorico di 30 ore settimanali. Fino a quando? Secondo il nuovo CEO di KTM solo fino a agosto, quando la produzione dovrebbe riprendere a pieno regime su quattro linee. Ma prima di agosto c’è maggio, anzi: il 23 maggio. Se l'azienda non riuscirà a garantire i 600 milioni promessi ai creditori, il futuro della casa motociclistica potrebbe essere in serio pericolo.
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