Li vedi spesso assieme a prendere decisioni, ad abbracciarsi. Sono il triumvirato della MotoGP: Gigi Dall’Igna, Direttore Generale di Ducati Corse, Paolo Ciabatti, Direttore Sportivo, e Davide Tardozzi, Team Manager. Criticati spesso, specialmente in passato, e applauditi oggi che Borgo Panigale è in cima al mondo. Ma cosa fa, esattamente, un team manager della MotoGP? A Davide lo hanno chiesto i colleghi di Speedweek e lui, piuttosto divertito, ha tentato di spiegarlo al meglio: “È mio compito garantire che la squadra sia ben gestita a livello organizzativo”, le parole di Tardozzi, 63 anni. “Parlo dei viaggi, ma anche di come tutti vivono all’interno della squadra. Quindi i meccanici, il rapporto tra i membri del team... In breve, è tutta una questione di atmosfera”.
Poi scende nei dettagli, facendo emergere un compito che richiede grande sensibilità e polso fermo: “L'atmosfera nel team è fondamentale perché il pilota è un animale. Sente l'odore di quello che sta succedendo. Un pilota guarda. A volte si siede sulla sua sedia e vedi i suoi occhi fissi sui meccanici al lavoro. Così vede chi parla con chi, chi è di buon umore, chi fa il muso lungo... Anche questo si ripercuote sulla prestazione. Non si tratta solo di salire sulla moto o di cambiare due clic sulla sospensione. L'ambiente mette il pilota in un certo stato d'animo e lui vuole ripagare gli sforzi di in chi lavora per lui. Questo è uno dei miei compiti come team manager. Mi occupo anche dei rapporti con IRTA, Dorna e i piloti, in particolare il rapporto con loro. Gli faccio capire che a volte devono fare certe cose anche se non ne hanno voglia. Cerco di essere un buon padre di famiglia perché la squadra è come una famiglia per me”.
Lui, come altri nella sua posizione, deve trovare il coraggio di parlare ai piloti senza mezzi termini. Ed è una cosa che, se hai fatto il pilota, ti può riuscire più facile, specialmente perché hai una credibilità diversa rispetto a chi non ha mai corso una gara: “Non dico mai quello che il pilota vuole sentire a meno che non ci troviamo in una situazione specifica in cui è meglio per il momento. E al pilota dico sempre la verità, in modo molto diretto. Poi per carità, quella resta una mia opinione. A volte invece, se così posso dire, impartisco un ordine. A volte dico cose del tipo: ‘è così e devi farlo in quel modo. Punto.' Non puoi sempre lasciare tutto nelle mani dei piloti, loro sono la punta dell'iceberg. Il pilota deve portarci a vincere, ma ci sono momenti in cui devi essere indirizzato".
Non manca, a questo punto, una riflessione sul carattere dei piloti, che saranno anche tutti diversi ma, in fin dei conti, sono accomunati da un grande egoismo: “È così, e bisogna gestire l'egoismo di un fuoriclasse. Devi capirlo e devi gestirlo. Non puoi pensare che un pilota non lo sia. Alcuni sono in modo diverso rispetto ad altri, ma sono tutti così. Poi non esiste una squadra perfetta. Devi cercare di trovare il miglior compromesso tra tutte le parti. Non esiste neanche la moto perfetta”.
Infine, Davide racconta anche dei suoi impegni durante la stagione invernale: “Lavoro sempre per la massima coesione possibile nella squadra. Durante la pausa invernale, potresti pensare che ci sono momenti in cui non ho niente da fare, ma trascorro del tempo con i ragazzi del team. Chiacchiero con loro, cerco di capire se hanno problemi. Mi interesso alle loro famiglie, voglio sapere se va tutto bene. Devo creare un clima di serenità, ecco perché mi interessa anche la loro vita privata. Perché i problemi a casa possono presentarsi al lavoro. Ad esempio, se qualcuno ha bisogno di aiuto perché il figlio o la moglie ha un problema medico, utilizziamo i contatti che abbiamo in Ducati. Cerchiamo di rendere la vita più facile a meccanici e ingegneri".