L’essenziale è invisibile agli occhi. E’ la più abusata e probabilmente pure la più strumentalizzata delle frasi della letteratura per ragazzi, però è esattamente la frase a cui viene da pensare dopo aver ascoltato le dichiarazioni di Fabio Di Giannantonio dopo il GP della Thailandia. Il pilota romano, ieri, aveva dovuto ritirarsi nel bel mezzo della Sprint perché la sua Ducati Desmosedici stava letteralmente per cuocerlo. E, oggi, per aggirare il problema è venuta in soccorso Dainese. Come? Con qualcosa di molto simile alla carta stagnola. “Eh sì – ha scherzato il Diggia con Sandro Donato Grosso di Sky – sembravo Iron Man, tutto ricoperto, ma abbiamo fatto un gran lavoro con i ragazzi di Dainese”. Quale lavoro? Rivestire le parti del corpo sottoposte al maggiore stress termico. “Ci siamo inventati un po’ di soluzioni anche originali, ma che hanno funzionato – ha proseguito Di Giannantonio – Contestualmente dovremo indagare su cosa è successo ieri, perché oggi la moto scottava comunque un po’ di meno”.
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Un decimo posto, quello conquistato dal pilota romano, che magari in situazioni diverse non sarebbe stato accolto come un gran successo, ma che a Buriram ha avuto un significato veramente importante, visto tutto quello con cui Di Giannantonio ha dovuto fare i conti nella pre season. “Io sono sempre un po’ scontento di mio – ha raccontato – però la verità è che qui abbiamo fatto tanto. Abbiamo fatto qualcosa di veramente grande, perché sono sei mesi che praticamente non mi alleno. Sono arrivato qui con zero test, con una moto nuova e con una spalla dolorante. Il potenziale era un po’ più alto, a un certo punto ho capito che avrei potuto lottare intorno alla sesta posizione, ma da metà gara in poi ero stremato fisicamente. Torno a casa da Buriram con una gran voglia di rimettermi subito a lavoro, voglio arrivare in Argentina e poi in Qatar nella mia condizione migliore, perché la moto è fantastica, la squadra è meravigliosa e possiamo veramente toglierci grosse soddisfazioni”.
Dell’aria che si respira nel box del team di Tavullia ha parlato anche un Franco Morbidelli che dopo Buriram sembra aver ritrovato l’espressione finalmente serena e carichissima del 2020, quando chiuse la stagione da vice campione del mondo. “Sono felice di lavorare” – ha detto sempre a Sky. Spiegando qualcosa che nelle corse non è una novità per nessuno, ma che ci si dimentica spesso di sottolineare: l’ambiente conta ai fini della performance. “Fosse per me – ha aggiunto – voleri in Argentina domani e risalirei in moto adesso. Il quarto posto di oggi mi rende felice, ma ammetto di aver fatto qualche errorino di troppo. Però va bene, perché partendo così indietro (a causa della penalità rimediata venerdì è scattato dalla nona casella) dovevo navigare a vista, non mi aspettavo molto da questa gara. La squadra mi ha convinto a usare la morbida e è stato un ottimo consiglio, ma ho comunque stressato tanto la gomma. Partendo più avanti ne avrei usata di meno, invece oggi quando sono arrivato dietro a Pecco ho fatto un errore alla curva 1 e ho riperso tutto quello che avevo guadagnato lottando duramente”.
Quarto, quindi, e con la consapevolezza che sarebbe potuta andare anche meglio senza qualche sbavatura che ha condizionato sia il fine settimana che la gara e con una moto che lo stesso Morbidelli ha definito fantastica: “Tra la mia moto e le ufficiali c’è veramente poca differenza. Diggia, Marc e Pecco hanno una versione più aggiornata, ma non c’è molta differenza perché eravamo tutti vicini e questo significa che possiamo fare bene davvero”. Come? Magari studiando i dati dei fratelli Marquez e, su tutti, quelli di Marc, che a Buriram ha potuto permettersi anche di chiudere il gas. “E’ stato impressionante – ha concluso Morbidelli - faceva il secondo settore veramente forte, abbiamo provato tutti a rincorrerlo tutto il weekend. Oggi a un certo punto l’ho visto rallentare e ho pensato che avesse un problema tecnico, invece poi ho capito che cercava la temperatura dietro al fratello. E’ stato un bell’aiuto: ridare la posizione a tuo fratello è meglio che darla ad un altro pilota. Tante cose sono a suo favore e sicuramente al primo posto c’è la sua velocità, cercheremo di dare il massimo e lavorare per arrivargli addosso il prima possibile”.